- Un ritaglio di terra così piccolo e in posizione così scomoda da non interessare a nessuno, possibilmente invaso da erbacce secolari e disseminato di grossi sassi.
- Un pezzetto di recinzione e pochi pali, perché la verdura fresca, si sa, fa gola a molti, uomini e bestie.
- Una rete da letto con le molle quasi intatte, da fissare a uno dei pali con dei vecchi legacci perché l’orto, ovviamente, si deve poter aprire e poi richiudere, con leggero clic-clac di chiave infilata in un vecchio lucchetto e lieve spinta della mano (se non l’avessi capito, avrai così fabbricato il cancello).
- Un bidone di ferro arrugginito segato a metà con grande perizia, in modo da ottenere due grosse vasche in cui seminare sapido prezzemolo e prezioso basilico, due piantarelle che, si sa, non amano mescolarsi agli altri ortaggi nel campo aperto. Preferiscono, infatti, colonizzare da soli contenitori grandi, oppure piccoli, purché loro personali. E se scontenti prezzemolo e basilico, il bagnetto e il pesto, come li fai?
- Un secondo bidone, o magari due, da lasciare intatti e scoperti ad accogliere ogni goccia di quell’acqua preziosa che manda talvolta il cielo. Quell’acqua va poi religiosamente attinta, con un mestolo, ramaiolo o pentolino, badando a non infrangere troppo la superficie per non sciuparla, e sparsa parcamente sugli ortaggi, in ogni caso di necessità.
- Qualche cartoccio di semi concessi da un amico, orticoltore da più tempo di te. Però, attenzione! Con le diavolerie che ti inventano al giorno d’oggi, potresti incappare in qualche “ibrido sterile”, che sarebbero selezioni speciali di ortaggi, buoni come gli altri, se non di più, ma purtroppo non in grado di riprodursi. Meglio affidarsi quindi, per un più certo risultato, alle bustine colorate comperate al Consorzio, contenenti pochi semi, ma con ben chiara sopra, in fotografia, l’immagine del prodotto che si va ad ottenere, preciso come sarà, in varietà e colori.
- Qualche tubero di dalia o bulbo di iris, per fare contente le donne quando i fiori variopinti spunteranno tra i pomodori. E poi, al cimitero, ai vecchi che ci hanno preceduto, qualche mazzetto di tanto in tanto, bisogna pure portarlo!
- Un bel fascio di canne, lasciate maturate per un po’ di mesi all’acqua e al sole. Con queste farai tutori per le piante rampicanti, fagioli o fagiolini, per esempio, legandoli incrociati in alto. Attento: per i pomodori li farai più corti, ma userai i più robusti, per sostenere tutto quel ben di Dio quando diventeranno grossi e sugosi.
Basta così.
Se poi hai qualche gallina, bada a isolarla bene dall’orto mediante recinzione accessoria, perché le galline sono devastatrici, raspano e beccano ogni cosa, senza un minimo di rispetto. Così facendo, loro ti forniranno pollina, che è il concime più prezioso che esista e tu potrai nutrirle con scarti ed avanzi dell’orto stesso.
Dimenticavo: ti servirà anche un sasso liscio e piatto, collocato all’ombra di un’acacia e, se puoi, un cane.
Per fare come me, che sul sasso sto seduto e accarezzo la testa del cane, ascoltando il brusio delle insalatine che crescono.
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