martedì 30 giugno 2015

3 Stadi per comprendere il Tao - Lezione 27 febbraio 2000:


Dalla storia dell’allievo e dei due Maestri: un Maestro “Della Spiaggia  dell’Oca del Sud”, che aveva scelto l’eremitaggio; l’altro Maestro “Ingannatore del Pericolo”, che aveva scelto di stare nella vita, ma aveva fatto anche esperienza di eremitaggio (il fuori e il dentro): “Se sei luce, sei luce in qualsiasi posto”.

1°) Fare domande per avere delle risposte
Nel Tao ad un certo punto ci vuole una guida perché le cose che dice sono troppo facili e si potrebbero interpretare con faciloneria, senza coglierne lo splendore del profondo. L’esperienza è l’elemento attivo durante la quale colui che cammina a fianco del Maestro scopre, illumina e valorizza se stesso. Sono due le discipline in cui il Maestro possiede umiltà e c’è demitizzazione di se stesso: taoista e zen buddista perché non sono fedi.
La vita è una serie di montagne da affrontare; arriviamo in cima, poi scendiamo, ma quando siamo giù c’è un’altra montagna. Essere un seguace del modello di vita taoista significa coltivare la tranquillità di aspettare il tempo necessario per arrivare perché, se non avremo ansia, arriveremo senz’altro. “Io comunque persevero” e nasce il sorriso dentro di noi (non la rabbia). “L’esercito vittorioso è quello che non ha mai combattuto” dice Lao-zi.
Taoista è colui che si fa penetrare da tutto, non è mai con la lancia di Don Chisciotte a combattere contro i mulini a vento, perché in questo modo siamo lontani dal cogliere la verità e molto vicini invece alla nostra propria verità, il che ci impedisce di cogliere la verità nel modo più oggettivo possibile. Solamente cogliendo la realtà il più possibile oggettiva, potremo agire per il meglio. Il forte può accogliere, il debole picchia; se non c’è tranquillità in noi, scatteremo reattivi.
Scopriremo quanto taoisti siamo già nella realtà, perché il modello di vita taoista è dentro di noi, latente, ed è tanto forte che non ha bisogno di combattere. 
E’ il bambino felice che è dentro di noi: “Io ce la posso fare e non mollo”. Infatti la battaglia è il primo stadio dell’allievo, cioè quando l’allievo fa domande: “Acquisisci il sapere e poi puoi abbandonarlo”.
Dobbiamo fare domande e avere le risposte del Maestro dell’Oca del Sud per arrivare all’Inganno. Quando capiamo l’inganno della mente, ne usciamo da soli.
2°) Applicarsi in modo esclusivo su quella cosa.
3°) Riportarla nel contesto.
Per rendere un po’ meno difficile il cambiamento si può estrapolare la singola cosa, isolarla dal contesto ed operare il cambiamento. Poi riportarla nel contesto generale, altrimenti si rischia di diventare fanatici.
Lo splendore del profondo è la bellezza del piccolo
Le domande di Ricerca Interiore rappresentano il primo stadio. Chiedere è un atto di umiltà. 
La ricerca spirituale è tutta basata sull’umiltà dei “Non so”.
La nostra mente narcisistica di autoconsiderazione, ci fa pensare di essere già illuminati e che ci basti solo qualche watt in più.
Questa è la grande illusione della nostra mente 
e il messaggio di tanti falsi Maestri

venerdì 26 giugno 2015

Lezione del 05.03.2004 dagli appunti di Rita Caprioglio


La Disciplina taoista è utile per ricordarci di applicare e realizzare nel quotidiano ciò che abbiamo compreso, altrimenti diventa un vuoto gioco dialettico. Autocontrollo, attenzione, consapevolezza di ciò che stiamo facendo per poterlo trasformare nell’azione conforme. 
Non ci può essere disciplina interiore se non c’e disciplina esteriore ed ecco il Guerriero che ci viene in aiuto al fine di sviluppare un’attenta e continua autopercezione per continuare a migliorarci, comprendere i flussi energetici ed armonizzarci in essi. Nella nostra cultura la cosa più difficile da fare è quella di non far prendere freddo ai denti o meglio, solitamente li teniamo al caldo quando potrebbero prendere fresco e viceversa. Potremmo “rischiare” di prendere freddo ai denti per fare domande di chiarimento e metterci in relazione con gli altri e potremmo farne sicuramente a meno per lamentarci con i vicini invece di chiarirci con la persona direttamente interessata. 
Il Tao ci può essere utile per uscire dalla malattia cronica della nostra società e ritornare ad essere sani. Il Tao ci può essere ulteriormente utile per imparare a dare spazio agli avvenimenti affinché possano seguire la via verso il naturale compimento e solo a questo punto intervenire per apportare, se necessario, qualche modifica. Lo stesso spazio che ci concederemo per riflettere invece di dare all’altra persona, immediatamente, una risposta istintiva. Possiamo così imparare a vedere la realtà dell’accadimento e non vederlo secondo la nostra ottica proiettiva di quel momento.
Quando non capiamo il comportamento di una persona, perché non chiediamo invece di dedurre?
Il traguardo della Disciplina interiore:
- ci permette di scegliere
- ci dà struttura 
- ci dà serenità
- ci salva dalle proiezioni
- ci porta alla condizione “sbarra di ferro nel cotone”
e lo raggiungiamo quando il nostro comportamento nella vita è in linea con i nostri intenti più profondi, quando realizziamo i nostri valori.
Questa disciplina, con i suoi enunciati e la nostra quotidiana applicazione degli stessi, ci insegna a non tradire noi stessi. Contemporaneamente, ci insegna anche a guardarci allo specchio e dire: “Oggi ho tradito me stesso”.
Può essere faticoso per noi perché tendiamo a considerare tutte le gabbie come prigioni, ma ci sono anche gabbie utili e necessarie.
Un incontro di Tao a volte è divertente ed ecco i fiori o i frutti, altre volte è giocoso ed ecco i rami, alcune impegnative ed ecco il tronco, talune difficili, ecco le radici. 
E’ dalle radici che dipende la sanità o la malattia (nostra e dell’albero) 

venerdì 19 giugno 2015

Frammento di una lezione sullo Shen - settembre 2007


Maestro: come definireste Shen secondo voi? 
Risposta:
presenza, empatia, essenza, vibrazione, contatto, gioia, stupore, un tocco, la risata di un bambino, un’emozione, l’arcobaleno, un bacio, condivisione, ascolto, compassione, un fiocco di neve, la quotidianità, un sorriso, un fiore, una nuvola, un frammento, un raggio di sole, un’alba chiara, un soffio, la risacca del mare, un piatto di minestra, due occhi sereni, un dente da latte che cade, un ruscello rumoroso, un paesaggio innevato, una calda emozione, un lieve bacio, una parola non detta, una rondine, accoglienza, energia, attenzione, compartecipazione, azione conforme, relazione, incontro, vita, amore distaccato.
Maestro: queste sono parole della mente, pensate, cercate, razionalizzate.
Shen è quell’energia che ha fatto germogliare un seme e l’ha fatto diventare pianta; quell’energia che ha mosso l’artista a dipingere quella pianta.
Shen è coltivare dentro di noi la poesia delle cose.
Lo Shen ha due porte, gli occhi e il cuore.
La musica ci può commuovere, ma ha una regola, che è quella di seguire le note.
Con la voce e la vibrazione della voce lo puoi trasmettere ed entra direttamente nel cuore, senza passare attraverso l’esame logico della mente.
Coltivare la poesia delle cose influenza i nostri “Hun”. 
Gli Hun, così come i Po, contengono, nell’ideogramma che li descrive, il radicale di Gui, che significa anime materiali, mentre Shen presenta nel suo ideogramma il radicale di Xin, cuore.
Come è possibile che lo Shen nobiliti i Gui? 
Perché Shen, per essere autentico, deve essere radicato nella realtà, nel corpo. 
Maestro: cos’è l’Amonia per voi?
Risposta:
una stretta di mano, socialità amichevole, un saluto sempre, abbandono corporeo, amare gli amici, rispettare i colleghi, accettare l’altro da sé, condividere gli spazi, comprendere le ragioni altrui, non opporre resistenza, una risata in compagnia, trovarsi per ritrovarsi, aprire la mente, parlare con il cuore, equilibrio, musica, un suono dopo il silenzio, una passeggiata nelle natura, una danza.
Maestro: 
l’Armonia passa attraverso la mente, lo Shen passa attraverso il cuore. Lo Shen è una cosa che va percepita quotidianamente, ma è uno stato dell’essere; l’Armonia è una cosa che va costruita quotidianamente, ma è un’azione, qualcosa da fare, la si può apprendere dalla pratica.
Shen è andare continuamente a cercare dentro, l’Armonia è portare questo dentro fuori. 



venerdì 12 giugno 2015

Da una lezione di Simbologia e Numerologia post di Valentina Muto


“Dal vuoto ha origine il manifesto” dallo 0, il TAO, ha origine l’1, l’Acqua.
Appena ho sentito questo concetto ho pensato alla potenziale vita umana.
Ciò che è pronto ad accogliere una potenziale vita è il ventre della donna, l’utero, che rimane vuoto fino a che non arriva il manifesto, la sua forma è quella di un bacino pronto appunto a riempirsi, perchè “solo ciò che è vuoto può essere riempito”.(CIT)
Trovo straordinario come le leggi del Tao e la sua simbologia possano essere riferite ad ogni cosmo, macro o micro che sia. 
“L’Uno genera il Due” e così in un corpo solo ci sono due cuori che pulsano, in un solo corpo ci sono due vite.
Un paio di anni fa ero stata ad un festival della filosofia, il tema era l’Amore e avevo assistito alla conferenza del  filosofo Umberto Galimberti.
Costui sosteneva che nell’epoca attuale c’è troppo individualismo e con le sue argomentazioni credo volesse riportare l’attenzione sull’importanza della relazione. Diceva che l’uno è figlio del due e che la relazione viene prima dell’individuo, nasciamo dal due, un corpo doppio che genera un individuo.
Citò Platone che diceva che in origine noi esseri umani fossimo due corpi in uno e che gli dei ci avessero poi divisi in due e da allora nessuna metà è completa se non trova la sua gemella.
Queste considerazioni mi avevano un po’ confusa perché mi pareva che Galimberti raggiungesse l’uno con la somma di una scissione, fino a quel momento avevo sempre creduto che si partisse dall’uno, dal sé, per poi entrare in un rapporto e quella conferenza mi scompigliò, già che in amore e nelle relazioni non ero afferratissima( sarebbe forse opportuno coniugare il verbo al presente). 
Oggi nuovamente mi trovo a ripensare a quella conferenza ma questa volta non sono confusa, sono più che sicura del mio amore per la Cina antica. Ricordo che ad una lezione del mio primo anno Pino spiegava che in occidente si scinde tutto, le frasi sono un insieme di parti, il cibo si taglia per mangiarne pezzo per pezzo ma “la somma delle singole parti non riconduce all’intero”. 
Non sono due corpi che ne generano uno ma è da un corpo che se ne genera un altro.
L’uno genera il due, per essere individui sani e felici pare che abbiamo bisogno di relazionarci, di contatto, di affettività, ma per relazionarci deve esistere l’individuo, per cui “tutto è Qi, non può esistere l’uno senza l’altro, si alimentano a vicenda”. (CIT)

mercoledì 10 giugno 2015

Dalla lezione “L’allievo del Tao” post di Mariagrazia Stringhini

Questa lezione-perla di Pino, dal respiro ampio e profondo, mi sta particolarmente a cuore: è pervasa dal senso di quotidianità e concretezza (quante volte compaiono le parole ‘quotidiano’, ‘quotidianità’ e ‘ogni giorno’!), e contiene implicito il messaggio delle infinite possibilità che ogni essere umano possiede per iniziare a cogliere il vero senso della vita (spiritualità), partendo semplicemente da dov’è, da ciò che fa e da quali emozioni e sentimenti vive nel proprio quotidiano, per iniziare a vivere pienamente ogni giorno con calore, entusiasmo, determinazione e poesia. 
Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta non è conquistare nuovi territori (o nuovi status, aggiungo io), ma è possedere nuovi occhi”.
E’ la nostra vita il nostro vero viaggio di scoperta, la linea spazio-tempo che può diventare meravigliosa e creativa se solo iniziamo a guardare a noi stessi, a ciò che ci accade e alle relazioni che quotidianamente intessiamo, con spirito nuovo, critico e responsabile. 
Crescere è iniziare a prendere la propria vita nelle proprie mani con amore, è accogliere ciò che c’è e non opporsi, arrabbiarsi o lamentarsi per ciò che non c’è o per ciò che non ci piace; crescere è imparare a camminare nel mondo a testa alta, con la luce negli occhi, con la scintilla della gioia di vivere e non più con il dolore o la rabbia del bambino ferito e offeso. 
Poi c’è il maturare: riuscire ad andare oltre il soddisfare i propri bisogni, tanto da voler prendere anche la responsabilità della crescita di altre persone, e imparare che nutrire la loro crescita nutre anche la nostra. E Tao indica la Via per crescere, maturare ed evolvere nella consapevolezza della realtà, imparando a viverla quotidianamente al meglio nel rispetto della Natura, a cui anche l’essere umano appartiene, cercando di sviluppare armonia dentro e intorno a sé.
 E in pratica come si fa? Da dove si inizia?
Per me l’inizio è stato chiedere aiuto e sostegno: un atto di coraggio e di fiducia. Poi ho iniziato a prendere la responsabilità della mia salute con l’attenzione ‘di cosa e di come’ nutrirmi, e non solo di cibo, ma scegliendo con sempre maggior consapevolezza anche cosa e come guardare, ascoltare, dire, fare, leggere, studiare, pensare, vivere. 
La qualità della nostra vita, dopo la giovinezza, dipende soprattutto dalle nostre scelte nell’agire, dal saperne valutare e affrontare le conseguenze e da quanto e come coltiviamo il nostro mondo interiore, prendendoci la responsabilità delle emozioni e dei sentimenti che momento per momento viviamo, senza dire: “la tal situazione” o “la tal persona mi fa arrabbiare, confondere, chiudere, ecc.”.
Seguendo e applicando l’insegnamento alchemico del Tao (dalle lezioni di EnerTao di Pino e Rita) con impegno e costanza (nel quotidiano), si apprende la consapevolezza di agire e di comunicare, si apprende ad essere, ad amare e ad accogliere con gratitudine la Vita Reale (Zheng-ren), con le sue innumerevoli manifestazioni, sfaccettature e difficoltà.
                                                      Mariagrazia Stringhini



lunedì 8 giugno 2015

Via Lattea da “Nell’eterno, l’amore” di Francois Cheng - post di Rita Caprioglio


Dalle persiane aperte, Dao-sheng scorge la Via Lattea che diffonde nel cielo onde di luce siderea. 
Chi non si sente annientato o perduto difronte a tale immensità? 
Se pur per un breve istante riusciamo a fissare lo sguardo e a osservare con attenzione quella distesa splendente, scopriamo, ai suoi margini, una ad una le stelle isolate. Ciascuna splende di luce propria, senza pretese né freni. 
Ciascuna splende facendo segno alle altre, che brillano come lei, tessendo tra loro legami indefettibili. 
Astro ad astro, cuore a cuore! Queste stelle sono forse diverse dagli esseri umani sulla terra? 
O forse sono gli umani che prendono esempio da loro? 
Dao-sheng pratica la divinazione da lungo tempo. Conosce l’intima relazione tra le Ventotto Case Celesti e il destino degli uomini, ma si rende conto che fino a quel momento la sua conoscenza proveniva esclusivamente da un sapere astratto. 
Ora, nel mistero notturno, è profondamente colpito da ciò che si rivela: quel movimento circolare che rinnova senza sosta la fiamma universale. 
Dao-sheng osserva il profondo cambiamento che è avvenuto in lui. 
Preso da una nostalgia irrefrenabile, ha girato il mondo fino al giorno in cui ha compreso che all’origine di quella nostalgia c’era un richiamo che, di fatto, era alla base della sua stessa vita. 
Rispondendo a quel richiamo, ora ha deciso di restare immobile, albero radicato nel suolo del cuore, che dispiega rami e ramoscelli per accogliere pazientemente i doni dispensati dall’amore:
luce, brezza, rugiada, salubri temporali e pioggia benefica…