lunedì 30 maggio 2016

Da una lezione sul Tao del 2001

Vi era qualche cosa di informale e tuttavia completo
Che esisteva prima di Cielo e Terra:
Senza suono, senza sostanza,
Indipendente dal tutto, immutevole,
Onnipervadente, infallibile.
Si può pensarla come la madre
Di tutte le cose sotto il Cielo.
Il suo vero nome non lo so
«Tao» è il soprannome che le dò.
Lao-zi

Il Tao è una via di vita; letteralmente significa «Via» o sentiero: una pista nel viaggio attraverso la vita che si conforma alla topografia e alle carte del tempo della natura.
Il Tao considera l’uomo come una creatura vulnerabile entro il grande schema delle cose e suggerisce che la nostra migliore speranza di sopravvivere è di vivere in armonia con le grandi forze naturali che formano noi stessi al pari del nostro ambiente. 
Andare contro il Tao è come cercare di nuotare contro una forte corrente; prima o poi esauriremo le nostre energie, saremo costretti a fermarci, verremo spazzati via dalle correnti cosmiche del Tao.

Il Tao fece nascere l'Uno:
L'Uno fece nascere il Due,
Poi il Tre, poi il Diecimila...
Lao-zi


I taoisti non parlano di un essere supremo, ma di un supremo stato di essere: uno stato sublime, profondamente chiuso in ogni essere umano, che può essere raggiunto solo attraverso il massimo sforzo personale e l’autodisciplina.
Il Taoismo perciò si occupa anzitutto della vita sulla Terra.
Esso, inequivocabilmente, considera eguali la salute fisica e la salute mentale e insiste sul fatto che solo un corpo forte e sano può accogliere uno spirito forte e sano. E’ per questo motivo che il taoista si concentra così profondamente sulla salute e la longevità.
Secondo il Tao, noi raccogliamo ciò che seminiamo durante la nostra vita. 
Quindi il Tao provvede i semi della saggezza che ci occorrono per coltivare la salute e la longevità nel fertile giardino della vita, e coloro che lavorano il suolo del Tao con pratica quotidiana e autodisciplina raccoglieranno sicuramente questi deliziosi frutti.

Il Tao traccia un sentiero tra Cielo e Terra, 
ma l'uomo deve camminare su di esso con il proprio potere

venerdì 27 maggio 2016

Mettilo insieme agli altri

Un tale chiese un giorno ad un barcaiolo di portarlo a pescare.
Arrivati sul posto armò la canna e cominciò a pescare.
Non passò molto tempo che un bel pesce abboccò all’amo.
«Mettilo insieme agli altri» urlò raggiante, gettando il pesce al barcaiolo.



Questi si guardò attorno perplesso e, siccome il pescatore non aveva preso altri pesci, lo gettò nuovamente in mare… insieme agli altri pesci.

mercoledì 25 maggio 2016

La giusta azione - Post di Valentina Muto

Domenica è stato doloroso, per la mia compagna, per me, per il gruppo, credo tutti avessero voglia di armonia.
Ho compreso però quanto sia bello avere una persona che prende una posizione seppur scomoda, ma per il bene dell’altro.
Ho sempre ritenuto sbagliato il comportamento del genitore che dice sempre si, pur di non dire no, le conseguenze le ho vissute e le ho viste sui miei vecchi amici. Anche nella pedagogia viene spiegata l’importanza dell’autorevolezza del genitore.
La giusta azione, quando non accontenta il volere del bambino, non è compresa dallo stesso, il bambino risponde "sei cattivo papà".
Crescendo però impariamo quanto siano importanti certe decisioni che qualcun altro, suo malgrado, ha preso per noi.
Compiere la giusta azione può comportare non essere compresi, essere considerati cattivi, ingiusti, severi, è un grosso rischio, soprattutto per il Direttore di una scuola che rischia di inimicarsi gli allievi e perdere clienti. 


Non mi serviva questo episodio per sapere che non ti interessano i soldi ne la "fama" a prescindere. Però mi è servito questo episodio per comprendere la giusta azione, perché sarebbe stato più semplice operare questa scelta non pubblicamente, ma probabilmente era giusto per la mia compagna, forse per farla entrare in contatto con il suo dolore spegnendo la sua rabbia, almeno io ho colto questo, con altri compagni, in passato, ti sei comportato in modo diverso e comincio a capire che ogni azione ha una motivazione, un fine ultimo più grande. 
Al di la della tutela che avete per il gruppo.
Per me è un grande esempio di maturità, anche di sicurezza perché il rischio di essere non capiti e di ricevere odio è assicurato, ma la sicurezza in sé e il fare il bene dell'altro è anche una vera fiducia verso la persona, che oggidomani o tra un anno potrà comprendere cos'ha significato per lei, in termini di crescita. 
Come ha detto Sandra, questo è amore.

Perciò grazie dell'insegnamento, anche quando è duro.

lunedì 23 maggio 2016

3 Stadi per comprendere il Tao

Dalla storia dell’allievo e dei due Maestri: un Maestro “Della Spiaggia dell’Oca del Sud”, che aveva scelto l’eremitaggio; l’altro Maestro “Ingannatore del Pericolo”, che aveva scelto di stare nella vita, ma aveva fatto anche esperienza di eremitaggio (il fuori e il dentro): “Se sei luce, sei luce in qualsiasi posto”.
1°) Fare domande per avere delle risposte
Nel Tao ad un certo punto ci vuole una guida perché le cose che dice sono troppo facili e si potrebbero interpretare con faciloneria, senza coglierne lo splendore del profondo. L’esperienza è l’elemento attivo durante la quale colui che cammina a fianco del Maestro scopre, illumina e valorizza se stesso. Sono due le discipline in cui il Maestro possiede umiltà e c’è demitizzazione di se stesso: taoista e zen buddista perché non sono fedi. La vita è una serie di montagne da affrontare; arriviamo in cima, poi scendiamo, ma quando siamo giù c’è un’altra montagna. Essere un seguace del modello di vita taoista significa coltivare la tranquillità di aspettare il tempo necessario per arrivare perché, se non avremo ansia, arriveremo senz’altro. “Io comunque persevero” e nasce il sorriso dentro di noi (non la rabbia). “L’esercito vittorioso è quello che non ha mai combattuto” dice Lao-zi. Taoista è colui che si fa penetrare da tutto, non è mai con la lancia di Don Chisciotte a combattere contro i mulini a vento, perché in questo modo siamo lontani dal cogliere la verità e molto vicini invece alla nostra propria verità, il che ci impedisce di cogliere la verità nel modo più oggettivo possibile. Solamente cogliendo la realtà il più possibile oggettiva, potremo agire per il meglio. Il forte può accogliere, il debole picchia; se non c’è tranquillità in noi, scatteremo reattivi. Scopriremo quanto taoisti siamo già nella realtà, perché il modello di vita taoista è dentro di noi, latente, ed è tanto forte che non ha bisogno di combattere. E’ il bambino felice che è dentro di noi: “Io ce la posso fare e non mollo”. Infatti la battaglia è il primo stadio dell’allievo, cioè quando l’allievo fa domande: “Acquisisci il sapere e poi puoi abbandonarlo”. Dobbiamo fare domande e avere le risposte del Maestro dell’Oca del Sud per arrivare all’Inganno. Quando capiamo l’inganno della mente, ne usciamo da soli.


2°) Applicarsi in modo esclusivo su quella cosa
3°) Riportarla nel contesto.
Per rendere un po’ meno difficile il cambiamento si può estrapolare la singola cosa, isolarla dal contesto ed operare il cambiamento. Poi riportarla nel contesto generale, altrimenti si rischia di diventare fanatici. “Lo splendore del profondo è la bellezza del piccolo”. Le domande di Ricerca Interiore rappresentano il primo stadio. Chiedere è un atto di umiltà. La ricerca spirituale è tutta basata sull’umiltà dei “Non so”. La nostra mente narcisistica di auto considerazione, ci fa pensare di essere già illuminati e che ci basti solo qualche watt in più.


Questa è la grande illusione della nostra mente e il messaggio di tanti falsi Maestri

domenica 22 maggio 2016

Due ragazze con inventiva, capacità e iniziativa



Ciao Pino!
Siamo in giro con la nostra bancarella, grazie per averci fatto incontrare!

Eleonora e Rossana

venerdì 20 maggio 2016

I Tre Cuori - Un racconto di Veronica D'Onofrio

Storia di un Maestro e del terzo allievo
Un giorno non molto lontano, il saggio “Maestro del cuore” convocò tre dei suoi allievi per fargli il dono più grande che un Maestro avesse mai fatto fin dai tempi più remoti. Se anche il lettore troverà difficile comprendere come il Maestro abbia potuto offrire per tre volte quell’immenso dono, lo scrittore, fisicamente presente agli eventi, gli chiede di sospendere giudizi di ordine scientifico e matematico e apprendere quanto segue con l’orecchio assoluto dell’animo.

Il primo cuore
Il saggio Maestro del cuore convocò il suo primo allievo, il più scrupoloso di tutti i suoi allievi e lo accolse dicendo:
- Ecco, con la tua scrupolosa disciplina ti sei meritato in dono il mio cuore, prendilo! Tutto ciò che potevo insegnarti te l’ho insegnato, tutto ciò che potevi apprendere lo hai appreso, ora ti offro ciò che ho di più prezioso, senza il quale un Maestro non è più tale, è tuo, fa solo in modo che il suo battito non cessi perché esso è infinito nelle giuste mani -
L’allievo accolse il dono con grandi cerimonie, ringraziò il Maestro più e più volte, s’ inchinò, si prostrò e infine si congedò dal Maestro.
Una volta a casa l’allievo ordinò ai suoi servitori di trovare lo scrigno più bello e lussuoso mai costruito dagli artigiani dei due mondi e, una volta trovato, vi ripose il cuore del maestro ancora pulsante. Poi però, pensò che non bastava, che qualcuno avrebbe potuto rubarlo, allora ordinò ai suoi servitori di trovare la cassapanca più bella e preziosa costruita dagli artigiani dei due mondi e lì vi ripose lo scrigno che custodiva il cuore ancora pulsante. L’allievo scrupoloso ebbe cura di chiudere bene a chiave la cassapanca e ripose la chiave in un posto che solo lui conosceva e in cui nessuno avrebbe potuto trovarla. Passarono gli anni e l’allievo scrupoloso si dimenticò del Maestro, venne la vecchiaia e si scordò dove aveva riposto la chiave e il cuore del Maestro cessò di battere.


Il secondo cuore
Il saggio Maestro del cuore convocò il secondo allievo, il più capace di tutti i suoi allievi e lo accolse dicendo:
- Ecco, con la tua capacità e il modo attivo con il quale tramandi i miei insegnamenti, ti sei meritato in dono il mio cuore, prendilo! Tutto ciò che potevo insegnarti te l’ho insegnato, tutto ciò che potevi apprendere lo hai appreso, ora ti offro ciò che ho di più prezioso, senza il quale un Maestro non è più tale, è tuo, fa solo in modo che il suo battito non cessi perché esso è infinito nelle giuste mani -
L’allievo accolse il dono con immensa riconoscenza, ringraziò il Maestro più e più volte, promise che avrebbe tramandato gli insegnamenti ricevuti a più persone di quante il mondo intero avrebbe potuto contenere e infine si congedò dal Maestro.
Una volta a casa l’allievo ordinò ai suoi servitori di trovare lo scrigno più bello e lussuoso mai costruito dagli artigiani dei due mondi e, una volta trovato, vi ripose il cuore del Maestro ancora pulsante, poi collocò lo scrigno ben in vista nel punto più bello e luminoso di tutta la casa, convocò più uomini di quanti la stessa casa avrebbe potuto contenere e mostrò il sacro dono a tutti. Fece così per molto tempo, organizzò ricevimenti e feste regali e mostrò il cuore nel suo scrigno a quante più persone poté. Poi però, arrivò la povertà e non poté più permettersi ricevimenti e feste regali e la gente cessò di frequentare la sua casa. Passarono gli anni e l’allievo capace si dimenticò del Maestro, venne la vecchiaia e rifiutò di ricevere quelle poche persone che venivano ancora per vedere lo scrigno in cui era custodito il cuore e il cuore del Maestro cessò di battere.
Il terzo cuore
Il saggio Maestro del cuore convocò il terzo allievo, il più timido ma sensibile di tutti i suoi allievi e lo accolse dicendo:
- Ecco, la tua timidezza ti ha penalizzato nel tramandare i miei insegnamenti, ma il tuo animo sensibile ti ha ben predisposto a parlare di me con chi più ne aveva bisogno! Tutto ciò che potevo insegnarti te l’ho insegnato, tutto ciò che potevi apprendere lo hai appreso, ora ti offro ciò che ho di più prezioso, senza il quale un Maestro non è più tale, è tuo, fa solo in modo che il suo battito non cessi perché esso è infinito nelle giuste mani -
L’allievo prese il dono del Maestro fra le mani, lo visionò e si sciolse in un mare di lacrime calde. Poi si asciugo con i gomiti gli occhi avendo cura di non fare sobbalzare il cuore pulsante che aveva tra le mani, si ricompose e con la voce vibrante e gli occhi puliti disse:
- Maestro, accetto il tuo dono che ora vedo tra le mie mani e posso sentirne il peso, più pesante del mondo intero e più leggero di una piuma al tempo stesso, ma te lo restituisco, perché questo dono, se anche non fra le mie mani tu me lo hai fatto fin da quando mi hai preso come allievo. Ecco… perché il battito non cessi deve stare nel tuo petto e io dovrò, vorrò, venire ad ascoltarlo tutte le volte che verrò a trovarti. Qui troverò il tuo cuore -
Il maestro allora sorrise e interrogò l’allievo:
- E dimmi, dunque, quando io non ci sarò più? Quando il mio petto sarà nascosto dalle radici degli alberi? Dove andrai allora per ascoltare il mio cuore? -
- Maestro - rispose l’allievo - quando non ci sarai più, allora lo ascolterò battere nel mio petto, perché fino ad allora avrò imparato da te come fare -
Il Maestro abbracciò l’allievo e disse:
- Ho detto che avevi appreso tutto ciò che c’era da apprendere, ma vedi, oggi tu mi hai insegnato che non è vero, è per questo che continuerai ad essere mio allievo -