sabato 24 giugno 2017

Ancora da "Il Tessitore di Perle di Giada" di Rita Caprioglio

“E’ sempre esistito dentro di me il senso del meraviglioso sia qui nella pianura padana in cui vivo da più di trent’anni, sia sul mare della mia Liguria: è il momento dell’alba, quando la luce si affaccia tenera all’orizzonte schiarendo le ombre della notte e i colori sono ancora mescolati, ma si preparano a dividersi nel rosa dell’orizzonte, nel blu sfumato del cielo, nello scuro dei profili degli alberi, nel giallo-oro delle nuvole sfiorate dai primi raggi del sole. 
E’ il momento in cui la bellezza delle infinite scenografie del nostro pianeta riempie gli occhi di colore e la mia anima si svela come se anch’essa si differenziasse dalle tenebre e io fossi sempre stato lì, a cercare di coglierla dentro e fuori di me".
I colori ci sono donati dalla Natura da sempre, ma tocca a noi coltivarli, farli brillare, diffonderli dentro di noi. E’ questo il compito più alto che ci è stato dato, indipendentemente dalla religione che professiamo o dalla scelta di non professarne alcuna.
La spiritualità è innata nell’Uomo ed è solamente esplorandola che l’uomo può raggiungere uno stato di benessere che null’altro gli può procurare. Strumenti ne sono il sorriso e l’atteggiamento aperto e sereno.
Allora l’anima dell’uomo si riversa in ciò che vive intorno a lui, cosicché egli diventa uno con tutto ciò che cresce, con ciò che germoglia e sboccia: fiorisce insieme al fiore, germoglia con la pianta, fruttifica con l’albero”.


Commento di Rita
“L’Universo è come un corpo la cui testa sta in cielo e i piedi sulla terra. Così come il corpo umano vive in virtù dell’anima, per questo corpo il cielo è la testa e gli astri sono i sensi. L’occhio, l’orecchio, la lingua hanno vita, vedono, odono, parlano, sentono grazie all’anima. La capacità di vedere, la luminosità, la vita, le facoltà percettive, tutto proviene dall’anima. Ci si accorge dell’anima attraverso la mediazione di tutte queste capacità percettive. Quando l’anima abbandona il corpo, la bellezza, il fascino e lo splendore non abitano più in esso: è evidente che tutta la bellezza si manifestava attraverso il corpo, ma apparteneva all’anima”.

Tratto da “Cinque meditazioni sulla bellezza” di François Cheng.

https://iltessitorediperledigiada.blogspot.it/

venerdì 16 giugno 2017

Da "Il tessitore di perle di giada" di Rita Caprioglio

L’ Arresto (la Quiete, il Monte), Kenn, Esagramma 52 dell’Yijing

“L’immagine di questo segno è il monte, il figlio minore di Cielo e Terra. Il principio maschile sta in alto, poiché per sua natura tende verso l’alto; il principio femminile in basso, poiché la direzione del suo movimento è verso il basso. Vi è dunque la quiete, poiché il movimento è arrivato alla sua fine normale. Il Libro dei Mutamenti sostiene che la quiete è solamente uno stato di polarità che ha sempre il movimento come suo complemento.
La vera quiete significa arrestarsi quando è giunto il momento dell’arresto e procedere quando è giunto il tempo di procedere. In tal modo quiete e movimento sono in accordo con le esigenze del tempo e allora c’è luce nella vita”.
Da “I King, Il libro dei Mutamenti” di Richard Wilhelm

Avendo paura di finire le cose, tendiamo a cristallizzare le situazioni nel tentativo di renderle immutevoli, nell’errata percezione che il “fluire” significhi “perdere” e che qualsiasi cambiamento ci possa causare una perdita. Vi è perdita se pensiamo che in una determinata situazione ci sia guadagno, ma in realtà quando c’è trasformazione non c’è né perdita né guadagno, ma solamente una situazione nuova da vivere per intero. Per paura di vivere tendiamo a diluire le situazioni, nel tentativo di non consumarle.
Ma tutto è solo trasformazione.
Più siamo creativi, più sappiamo trasformare, terminare per ricostruire. Le cose non finiscono perché si sono esaurite, ma perché il Creativo le ha portate a Compimento. Non è il Creativo che dissipa l’energia, ma il cattivo utilizzo dell’energia, la depressione, il pensare senza agire. Quando consumiamo l’energia senza far seguire al pensiero un’azione, il Creativo non finisce e il Ricettivo non ha nulla da continuare. L’energia creativa fa terminare le cose, l’energia ricettiva le fa durare.
Gli Hun sono la nostra capacità di immaginare, sognare, progettare; i Po sono la nostra capacità di portare a compimento con l’utilizzo dei cinque sensi, con ciò che abbiamo. In questo modo i Po danno giusto radicamento agli Hun e gli Hun rendono sottili i Po.
Solo Hun, cavalchiamo il vento, solamente Po viviamo di materialismo; se vogliamo cavalcare il Cielo rimanendo ancorati alla realtà della Terra, dobbiamo unire gli Hun e i Po.

“Il bruco chiuso nel suo bozzolo vive il dramma della trasformazione. Trasformazione che l’uomo chiama farfalla”.

Da una lezione del 1999 di Pino