domenica 30 novembre 2014

Aspettando il Solstizio d'Inverno


Secondo l’Islam, il 23 Novembre 2014 ha avuto inizio il mese di Safar. E’ il mese più intenso dell’anno, quello più difficile nel quale le prove aumentano, ma aumenta anche il sostegno divino per superarle con successo.
Sono molte le leggende intorno a questo mese; nella tradizione popolare è considerato nefasto, mentre dal punto di vista spirituale può offrire momenti di grandi aperture. Comunque non si sbaglia mai a cercare di stare ritirati, concentrati e a limitare i movimenti di ogni genere…
La tradizione sconsiglia viaggi, matrimoni, interventi chirurgici  rimandabili. Tuttavia si può viag-giare a breve raggio anche se di solito è meglio evitare viaggi a lungo raggio. Grandi matrimoni storici sono avvenuti proprio durante Safar.
L’ultimo mercoledì del mese di Safar (il 17 Dicembre di quest’anno), sarà il giorno più difficile del mese, alcuni dicono dell’intero anno. In questo giorno è decisamente sconsigliato uscire di casa ed è bene evitare i movimenti anche dentro casa. L’ideale sarebbe rimanere a letto tutto il giorno, dicono alcuni.

Per contro il calendario cinese  (1100-220 a.C.) poggia sulla combinazione di due cicli: un ciclo di “10 Tronchi Celesti” (tiangan) formato dalle Cinque Stagioni (primavera, estate, tarda estate, autunno e inverno nella loro dimensione energetica Yin-Yang) e uno di “12 Rami Terrestri” (dizhi) cioè i dodici mesi dell’anno. Hai è il mese che va dal 19 novembre al 18 dicembre ed è considerato il 12° mese. Hai perciò rappresenta l’aspetto più Yang dell’inverno. Nella tradizione popolare Hai era considerato il periodo dell’anno più pericoloso: il trapianto delle piante e le semine potevano essere compromessi dalle gelate o dall’eccesso di neve. Per contro nelle pratiche di Alchimia Spirituale taoiste Hai era il mese dell’introspezione e del riposo per raggiungere la consapevolezza delle cose, la coltivazione della luce interiore prima che la luce esteriore ritornasse con il solstizio d’inverno. Ad Hai seguirà Zi, il 1° mese dell’anno, abbinato al 1° Tronco Celeste Jia (seme racchiuso nella terra). L’ideogramma di Zi rappresenta una casa nella quale una famiglia raccolta intorno al focolare beve, canta e mangia il maiale (animale totem di Hai) ringraziando di essere sopravvissuti all’inverno.
Commento di Patrizia Vetri:
E’ straordinario (ed in un certo senso consolante) che due culture così diverse e lontane, sia geograficamente che cronologicamente (mentre l’Islam si sviluppò a patire dal 500 d.C. circa, il Taoismo si fa risalire al 700 a.C.) concordino in questa visione particolare dell’energia. 
Occorre considerare che le popolazioni antiche vivevano in completo contatto e dipendenza dalla Natura e ne conoscevano e sapevano utilizzare i segreti e le opportunità che essa forniva loro.
Pertanto provavano verso di essa una intensa reverenza e forti sentimenti di gratitudine nonchè di timore.
Mi viene il pensiero che la nascita di Gesù Cristo, di cui storicamente ignoriamo la data precisa, sia stata collocata proprio nei dintorni del Solstizio d’Inverno per esorcizzare le paure che il periodo “buio” dell’anno causava ai nostri avi. Infatti una Luce così potente non poteva fare altro che fugare i timori fino a quel momento vissuti ed aprire un nuovo ciclo di vita e di sviluppo.

Solstizio d’inverno

Nei commentari di Zhou si legge:
“Partendo da sotto, il Luminoso ritorna. Quando il Luminoso cresce, ritorno significa ri-venire”
Nei commentari viene altresì detto: 
“Il Luminoso ritorna al numero sette, il settimo mese dopo il solstizio d’estate”
Questo significa che il Ritorno aveva una collocazione spazio-temporale e il Ritorno della Luce era collocato nel solstizio d’inverno e il 22 dicembre era, nell’antica Cina, un giorno rituale di riposo, di meditazione perciò non solamente l’attesa della luce esteriore, ma anche la ricerca della luce interiore. Infatti, in questo antico commentario si legge:
“La luce si manifesta dalle tenebre, 
la consapevolezza dalla non conoscenza. 
Così Ritorno è differente dal ritornare delle cose esteriori. 
Ritorno è la Via per la conoscenza di se stessi”
Lao-zi: “Io torno e ritorno dove gli altri sono stati una volta e sono andati oltre”
Se sei abbagliato dalla luce esteriore continui a seguire gli abbaglianti inganni del mondano e cerchi di evitare il buio che inevitabilmente ti porterebbe ad incontrarti con il tuo sé profondo ferito.
Partire dal buio è diventare capaci di percepire l’aumento della luce, 
di cogliere nei pochi secondi che essa aumenta giorno per giorno
 la grandezza del piccolo, 
che ci porta al vero splendore 

lunedì 24 novembre 2014

Lezione di Pino sul guerriero (23 marzo 2005) di Rita Caprioglio


L’Archetipo del Guerriero

Il vero Guerriero si manifesta dentro di noi quando non lottiamo per lottare, ma quando possediamo la saggezza e il coraggio di sapere quando e per cosa vale la pena lottare.
Nella Meditazione taoista il guerriero non è alla ricerca di un risultato, ma vuole raggiungere se stesso, per cui sviluppa la determinazione.
Il Guerriero in energetica cinese è assimilato al Pioniere, all’elemento Legno.
Le sue caratteristiche sono la continua metamorfosi, il saper simbolicamente tramutare il fiore in frutto, il frutto in seme.
Non ha paura della metamorfosi.
Un pioniere cerca di scoprire nuovi orizzonti, seguire nuove strade. Rappresenta l’adattabilità, l’elasticità, l’essere abile, avere idee, concetti.
Ha un forte senso dell’indipendenza perché deve rompere i concetti conformistici del pensiero corrente.
Desidera superare continuamente i limiti a cui è arrivato.
E’ un ricercatore.
Un pioniere non dà mai per scontato che ciò che ha ideato sia un prodotto finito, ma sempre migliorabile.
Cerca sempre di sondare l’inesplorato per se stesso, non per il riconoscimento.
Che cosa può muovere dentro di noi l’eterno pioniere?
La curiosità, lo stupore, cioè il sapersi continuamente stupire difronte alle piccole cose.
Il pioniere muove un’energia veramente forte, che in energetica cinese è rappresentata dall’esagramma Tuono.

Sintesi di una lezione attuale di Alchimia Spirituale daoista


Le tavole del Daodejing sono tratte dalla traduzione di Julio Evola - Edizioni Mediterranee

11) L’utilità del non-essere
Trenta raggi convergono nel mozzo 
Ma è il vuoto del mozzo l’essenziale della ruota. 
I vasi son fatti di argilla 
Ma è il vuoto interno che fa l’essenza del vaso.
Mura con finestre e porte formano una casa 
Ma è il vuoto di essi che ne fa l’essenza. 
In genere: l’essere serve come mezzo utile 
Nel non-essere [nel vuoto] sta l’essenza.
Qui Lao-zi spiega in modo splendido il concetto daoista di ‘vuoto’. In noi occidentali la parola vuoto evoca la ‘mancanza di’, mentre nel concetto daoista rappresenta la ‘possibilità di’. Dal mozzo, al vaso, alla casa, al ventre della madre, alla Valle, all’Universo: tutto ha la possibilità di esistere e di trovare una collocazione grazie ad uno spazio vuoto. Il vuoto nella mente di pensieri discorsivi,  è l’essenza dell’Alchimia Spirituale daoista. Il Su Wen, riferendosi al vuoto nella fisiologia umana dice: «Gli organi Tsang sono pieni, ma non possono mai essere saturati; gli intestini Fu sono vuoti, ma non possono mai essere completamente svuotati»
Il pieno contiene il vuoto, il vuoto contiene il pieno
 «I piedi dell’uomo occupano solo un piccolo spazio della Terra, ma è grazie allo spazio che ‘non’ occupano (il vuoto) che l’uomo può camminare sulla Terra immensa»
Questa frase è stata quella che mi ha fatto approfondire prima e seguire poi il Dao. Ho pensato che se i Maestri daoisti usavano la negazione per affermare, allora essi erano fuori di dubbio menti eccezionali e, soprattutto, disancorati dal comune senso del pensare. 
Perciò avevano tutto un mondo di cose da farci vedere fuori dalla logica corrente della nostra cultura razionale e frazionata.
Ci sono molti modi individuali di spezzare la nostra mentalità razionale. L’Alchimia Spirituale, per esempio, è uno strumento meraviglioso per aiutarci a sentire la beatitudine che si accompagna al connettersi col nostro vuoto interno, il luogo dove sperimentate la Via del Dao. 
Bisogna che ci impegniamo a diventare più coscienti del «luogo senza luogo» dentro di noi, dove tutti i nostri pensieri scorrono verso l’esterno. Dobbiamo trovate il modo di entrare nello spazio dentro di noi che è pulito, puro e in armonia con l’amore.
La differenza tra i santi e il resto di noi non è che loro hanno credenze amorevoli e pure e noi no; piuttosto, loro operano esclusivamente in base alla loro essenza, laddove la Via del Dao scorre invisibile attraverso il loro essere fisico. Questo è lo scopo principale dell’Alchimia Spirituale daoista: il rimanere in silenzio, invitando la nostra essenza a rivelarsi e lasciandoci vivere il vuoto.

48) Dimenticare il sapere
Lo studio porta sempre più lontano,
La Via, seguita, porta sempre più indietro,
Sempre più indietro 
Sino al non-agire originario.
Il non-agire e il non-volere fanno cedere ogni porta.
E’ attenendosi costantemente al non-agire 
che ci si assicura la sovranità. 
Non la si ottiene appena ci si dà all’agire. 
L’azione conforme non volitiva (wu-wei) e il vuoto d’intenti edonistici apre la porta alla comprensione del meraviglioso modo di vivere che ci propone la Via.
Abituiamoci a scoprire la gioia nel mondo naturale piuttosto che cercare la nostra realizzazione nel possesso dei beni. In sostanza Lao-zi dice che la vera realtà non cambia perché non ha forma. Quindi più lasciamo che le cose si svolgono in modo naturale più vivremo in armonia con il Dao. Dobbiamo godere dei fiori, delle nuvole, dei tramonti, dei temporali, delle stelle, delle montagne e di tutte le persone che incontriamo. Dobbiamo essere con il mondo, dentro di esso e adorarlo, ma senza il bisogno di possederlo. Questa è la via della pace. Questa è la Via del Dao. 
Da più di cinquecento anni, Kabir è considerato uno dei poeti più illustri dell’India. Una delle sue osservazioni più famose riassume il quarantottesimo capitolo del Daodejing:
Il pesce che in acqua soffre la sete ha bisogno di un serio aiuto professionale


venerdì 21 novembre 2014

6 ottobre 2006 - Introduzione di Pino all’Alchimia Spirituale Taoista di Sidrea Besacchi


Le Meditazioni di consapevolezza possono essere considerate come lo strumento che ci dà la visione di ciò che sarebbe necessario fare: il comportamento
la Meditazione taoista può essere considerata come lo strumento che ci dice come e che cosa si deve fare: l’azione
L’Alchimia Spirituale taoista se da una parte ti dà gli strumenti per agire in “modo conforme”, dall’altra ti inserisce nello spirito d’animo di questo modo conforme.
 
A volte mi chiedono: 
«Può un Consulente in Discipline Bio-Naturali che applichi il concetto di Shen non praticare l’Alchimia spirituale taoista?» 
E’ una domanda che ogni anno mi sento fare dai vecchi Consulenti, domanda alla quale io non ho mai risposto perché il senso di professionalità di un Consulente è nel suo libero arbitrio ed ognuno è libero di conseguire i suoi perfezionamenti e successi personali abbracciando le vie che più ritiene confacenti. Posso solo dire che se vogliamo che lo Shen non sia solamente una valida tecnica che distingue la nostra bioenergetica umanistica® da qualsiasi altra bioenergetica, ma che permei il nostro pensiero, il nostro modo di essere, di vivere e di pensare, allora rispondo che non si può prescindere dal seguire l’insegnamento dell’Alchimia Spirituale taoista.
Però io conosco degli psicologi e dei psicoterapeuti che non reputano necessaria la supervisione, al pari conosco dei bioenergetici che non reputano necessario seguire un percorso meditativo di consapevolezza sul comportamento e sull’azione.

Quando Jacques Locan dice che l’incontro amoroso fra uomo e donna è impossibile perché l’uno non conosce veramente ciò che sente l’altro, esprime un suo punto di vista e un suo particolare stato dell’essere nel rapporto amoroso. 
Per le discipline meditative il rapporto amoroso, non solo fra uomo e donna, ma a qualsiasi livello, è uno scambio tra essere ed essere, tra anima e anima. 
Il vero incontro è quello annidato nel contesto buddhista di compassione e nel concetto taoista di Soffio, stato d’animo che ci porta al di là di noi stessi, nel luogo dove ci possiamo raggiungere con l’ascolto, l’attesa, la condivisione e finalmente riconoscerci e incontrarci. 
L’essere qui, questa sera, voi ed io, è, sotto molteplici punti di vista, un incontro amoroso teso ad acquisire reciproca conoscenza dall’incontro verbale, visivo, energetico ed emotivo che continuamente intercorre fra di noi e ci lega pur mantenendo inalterate le nostre reciproche individualità. 
L’incontro amoroso non deve essere vissuto come un perenne corpo a corpo, come inteso dalla maggior parte delle persone, ma un continuo andare e venire dalla parte migliore di noi alla parte migliore dell’altro. 
Ed, insieme, elevarlo ad una percezione che contenga dentro di sé la solidità della Terra e l’apertura celeste ed infinita del Cielo, istanti vissuti in un continuum relazionale anche in assenza di reale presenza visiva dell’altro.

Lo Zen ci insegna che nessuno può possedere realmente il tempo e questa frustrazione ci porta a considerarlo a volte un nemico, a volte uno schiavo, altre volte lo giudichiamo in modo neutro e distaccato, altre volte è nostro arbitro o maestro, spesso è per noi, e sotto un certo punto di vista lo è davvero, un grande, infinito mistero che si colloca al di là dello spazio e di Dio. 
Ma se è assolutamente vero che non possiamo possedere il tempo, noi possiamo possedere l’istante e in amore questa è la cosa più importante da imparare. 
Le tecniche di crescita personale incitano a rimanere nel presente, nell’ic et nunc della situazione per poter godere dei piaceri che questo istante di tempo, che questo continuum di istanti ci offre, ma questo è consumismo. 
Invece se l’istante raccoglie tutto quello che abbiamo vissuto e sognato, se raccoglie tutto il passato e tutto il futuro verso cui tendiamo ed il desiderio che ci portiamo dentro, allora l’istante diviene il vero momento meditativo, la trascendenza del divenire. 
Dobbiamo comprendere che la parola “presente” rimane vuota di significati se non contiene la sequenza di istanti che è l’unica realtà che possiamo realmente possedere e imparare a percepirla, ad accoglierla e a viverla ci permette di permanere nell’incontro amoroso all’infinito. 
E questa è l’unica eternità a cui abbiamo accesso! 
Detto Zen:
Quando la tua strada arriva ad una biforcazione, imboccala

venerdì 14 novembre 2014

Tre discorsi sul 'Guerriero interiore'


Per attuare il “Ritorno”, serve l’umiltà e senza sottomissione a noi stessi non ci può essere umiltà. Tutta la pratica taoista serve per arrivare a questo traguardo; quando l’acqua raggiunge la china, scorre poi di per sé
Il Guerriero serve per trovare in noi la forza di perseverare. Il primo, grande risultato che ci dà la meditazione è quello di imparare ad avere pazienza; il meditante è paziente, impara ad avere rispetto di se stesso, dei propri tempi e di conseguenza rispetterà i tempi delle altre persone. Dobbiamo credere che ce la possiamo fare; non c’è nessun credo, ma ci vuole una grande fede.
Nell’esercizio reichiano denominato “La sottomissione” si è visto come la maggior parte dei partecipanti eseguono, al posto della Sottomissione, un movimento autistico come primo movimento. Nel momento in cui adottiamo questo movimento, cercando di fare qualcosa che possa “andare bene”,  ci chiudiamo alla possibilità di essere Veri e Autentici. Raggiungere l’umiltà coincide con il poter essere spontanei; nel momento in cui accettiamo totalmente le nostre luci e le nostre ombre, non abbiamo più niente da dimostrare e possiamo essere Spontanei.
E’ capire la struttura della gabbia che ci rende liberi, non il progettare di uscire dalla gabbia.

Il vero Guerriero si manifesta dentro di noi quando non lottiamo tanto per lottare, ma lottiamo quando possediamo la saggezza e il coraggio di sapere quando e dove vale la pena di lottare.
Il Guerriero in energetica cinese è assimilato all’archetipo del  Pioniere e all’elemento Legno; la sua caratteristica è la continua metamorfosi, il tramutare il fiore in frutto e il frutto in seme. Non ha paura delle metamorfosi. Un pioniere cerca di scoprire nuovi orizzonti, di seguire nuove strade. Rappresenta l’adattabilità, l’elasticità, come pure l’essere abile, avere idee e concetti. Possiede un forte senso dell’indipendenza in quanto deve rompere i concetti conformistici del pensiero corrente. E’ un ricercatore che desidera continuamente superare i limiti a cui è giunto. E’ una persona che cerca sempre di sondare l’inesplorato e lo fa per se stesso, non per un riconoscimento esterno. Per essere dei Pionieri non dobbiamo mai dare per scontato che quello che abbiamo ideato sia un prodotto finito, ma essere consapevoli che è sempre migliorabile. 
Cos’è che può muovere dentro di noi l’eterno pioniere?
o La curiosità
o Lo stupore, la capacità di saperci continuamente stupire davanti alle piccole cose.
Il pioniere muove un’energia veramente impressionante, energia di “Tuono”.


La Disciplina taoista è utile per ricordarci di applicare e realizzare nel quotidiano ciò che abbiamo compreso, altrimenti diventa un vuoto gioco dialettico. Autocontrollo, autoattenzione, autoconsapevolezza di ciò che stiamo facendo per poterlo trasformare nell’azione conforme. Non ci può essere disciplina interiore se non c’e disciplina esteriore ed ecco il Guerriero che ci viene in aiuto al fine di sviluppare un’attenta e continua autopercezione per continuare a migliorarci, comprendere i flussi energetici ed armonizzarci in essi. Nella nostra cultura la cosa più difficile da fare è quella di non far prendere freddo ai denti o meglio, solitamente li teniamo al caldo quando potrebbero prendere fresco e viceversa. Potremmo “rischiare” di prendere freddo ai denti per fare domande di chiarimento e metterci in relazione con gli altri e potremmo farne sicuramente a meno per lamentarci con i vicini invece di chiarirci con la persona direttamente interessata. Qual’è il più terribile colpo di freddo che possiamo prendere ai denti? Quando facciamo “il serpente”.
L’Alchimia Spirituale taoista ci può essere utile per uscire dalla malattia cronica della nostra società e ritornare ad essere sani. L’Alchimia Spirituale taoista ci può essere ulteriormente utile per imparare a dare spazio agli avvenimenti affinché possano seguire la via verso il naturale compimento e solo a questo punto intervenire per apportare, se necessario, qualche modifica.
Lo stesso spazio che ci concederemo per riflettere invece di dare all’altra persona, immediatamente, una risposta istintiva. Possiamo imparare a vedere la realtà dell’accadimento e non vederlo secondo la nostra ottica proiettiva di quel momento.
Quando non capiamo il comportamento di una persona, perché non chiediamo invece di dedurre?
Il traguardo della Disciplina interiore:
ci permette di scegliere
ci dà struttura 
ci dà serenità
ci salva dalle proiezioni
ci porta alla condizione sbarra di ferro nel cotone
e lo raggiungiamo quando il nostro comportamento nella vita è in linea con i nostri intenti più profondi, quando realizziamo i nostri valori.
Questa disciplina, con i suoi enunciati e la nostra quotidiana applicazione degli stessi, ci insegna a non tradire noi stessi. Contemporaneamente, ci insegna anche a guardarci allo specchio e dire: Oggi ho tradito me stesso.
Può essere faticoso per noi perché tendiamo a considerare tutte le gabbie come prigioni, ma ci sono anche gabbie utili e necessarie.
Un incontro di Alchimia Spirituale Taoista a volte è divertente ed ecco i fiori o i frutti, altre volte è giocoso ed ecco i rami, alcune impegnative ed ecco il tronco, talune difficile, ecco le radici.


E' dalle radici che dipende la sanità o la malattia (nostra e dell’albero)


Le diverse componenti dello Shen di Rita Caprioglio


(continua dall'articolo precedente)
Il termine Shen identifica un concetto globale, costituito al suo interno da varie componenti. Shen è parte delle cinque sostanze e al tempo stesso, pur essenso Uno, si esprime nei cinque organi.
A custodire lo Shen è il Cuore, Imperatore ed emblema dell’Uno originale che riunisce in armonia il corpo intero, ma tale unità si articola attraverso la specificità di ciascuno dei cinque organi: il Cuore tesaurizza gli Spiriti Shen, il polmone conserva i Po, il fegato gli Hun, la milza il proposito Yi, il rene il volere Zhi.
Ciascuna istanza rappresenta ed è correlata a un organo, a una specifica qualità di energia e movimento, a una sfumatura dell’essere che è al tempo stesso pensiero, azione ed emozione.
In tal senso lo Shen è uno, ma condensa in sé le altre istanze correlate ai cinque organi e le governa come un unicum, similmente all’esercito imperiale che era uno ma composto da guerrieri provenienti da diverse regioni o Stati dell’antica Cina, retti ciascuno dal proprio governatore, duca o re.

Lo Shen in relazione ai Cinque Organi
Con l’imporsi della teoria dei Cinque Elementi, lo sguardo venne spostato sui singoli organi, potenze vitali che si esprimono però in funzione del cuore, dunque di un volere unico. Ogni organo ha il suo proprio volere, la sua natura, la sua tendenza e interagisce con le cose della vita presentando poi al Cuore la propria elaborazione, frutto delle proprie caratteristiche e dell’attività funzionale che lo contraddistingue.
Il Cuore alla fine tutto riceve e valuta: ciò che accoglie troverà dimora in esso, costituirà il suo Shen e imprimerà una direzione alla vita intera.
- All’interno dei Cinque Elementi, alla Milza si associano Yi e Si, il proposito e il pensiero che da esso scaturisce. La Milza produce un vapore che, estratto dai cibi, sale a nutrire il Cuore dove viene trasformato in sangue. E’ attraverso il sangue che la Milza presenta al Cuore tutto ciò che ha estratto dalla memoria, dai ricordi, dalla sua cosciente elaborazione dei pensieri. E’ possibile dire che Yi è lo Shen della milza.
- Al Rene è affidato lo Zhi, determinazione e persistenza dell’intenzione che ben si adatta alle sue qualità di solidità e tesaurizzazione. La prima determinazione di ogni vita è il voler vivere, attributo dello Zhi che si associa spontaneamente al Rene, organo in cui è preservato il Jing, da cui prendono forma ogni cosa e ogni energia, potenzialità di cambiamento e trasformazione, proprietà che ancora una volta lo accomunano al volere. Per tali motivi, Zhi è lo Shen del Rene.
- Il Fegato è correlato agli Hun, la cui naturale e intensa caratteristica diffusiva ben si associa alla funzione di quest’organo che ama la dispersione. La tendenza dello Hun ad elevarsi trova corrispondenza nel decorso del meridiano di Fegato, che dal basso va verso l’alto sino a raggiungere VG 20, Bai Hui, il punto più elevato del corpo dove convoglia lo Yang dell’organismo.
Il Fegato è un organo legato al Qi e allo Yang e per mantenere il suo equilibrio funzionale ha bisogno di essere riempito da una grande quantità di sangue: di questo si giovano gli Hun che, immateriali e dotati di una spinta diffusiva che potrebbe portarli lontani dal corpo, trovano alloggiamento proprio nel sangue di fegato che dona loro radicamento e stabilità. L’identità tra Hun e Fegato sarà tale da attribuire all’organo le capacità proprie degli Hun come immaginazione, fantasia, intuizione, etc. Gli Hun rappresentano dunque lo Shen del Fegato.
- Il Polmone, legato funzionalmente ai liquidi e alla discesa, è associato ai Po, spiriti che con l’organo condividono relazioni e tendenze. Il Polmone è un organo vuoto, capace per questo di ricevere aria e Qi: tale condizione serve ai Po che, legati alla materia, si giovano del rapporto con il Qi per contrastare la loro tendenza ad infossarsi. Al Polmone saranno attribuite le funzioni proprie dei Po, tra cui il mantenimento della vita istintiva che avviene attraverso la respirazione e la circolazione (il Polmone aiuta il Cuore nel far circolare il sangue). Per questo i Po sono lo Shen del Polmone.
- Al Cuore viene correlato lo Shen in sé. Insieme, Cuore e Shen governano il corpo e ne indirizzano il Qi, convogliano cioè energia e risorse dell’organismo al servizio del volere del Cuore, qualunque esso sia. L’uomo è formato dall’incontro delle energie di Cielo e Terra: dall’uno riceve gli Spiriti Shen , dall’altra le essenze Jing. E’ la luce degli spiriti, Shenming, che consentirà all’uomo l’elaborazione di un’intelligenza e uno sviluppo spirituale altrimenti non possibili ad altre creature che possiedono un diverso Jingshen. Se l’uomo saprà seguire questa luce interiore potrà compiere il proprio naturale destino, Ming, divenire egli stesso uno Spirito.

E’ su tali elementi che poggia la teoria taoista dell’immortalità, che verrà coincidendo sempre più con questa identificazione dell’uomo con il suo essere spirito.
Il cammino dell’uomo consiste dunque nell’abbandonare passioni e desideri, nel non nutrire il proprio ego che a poco a poco si sgretolerà e svanirà per lasciare posto, in questo cammino di identificazione con il principio stesso della vita, a una progressiva purificazione sino ad ottenere un corpo di luce.
Pertanto, secondo i taoisti, occorre semplicemente fare il vuoto, “non fare”, “wuwei”, per aprire dentro di sé uno spazio dove tali spiriti possano lavorare ed esistere pienamente, in modo da dirigere ordinatamente i flussi di Qi e sangue nel corpo, così come dirigono la natura.
L’immortalità dello spirito diventa così al tempo stesso benessere e longevità del corpo, poiché durante la vita fisica dell’uomo corpo e spirito prosperano e convivono.
Per i taoisti era però necessario procedere liberandosi da passioni e desideri, poiché lo Shen della persona è sostanzialmente definito da ciò che è presente nel suo Cuore e dunque anche da ciò che responsabilmente vi si pone all’interno.
Shen è dunque in definitiva ciò che abita il Cuore dell’uomo, che è al tempo stesso la luce interiore proveniente dagli Spiriti del Cielo ma anche ciò che l’uomo sceglie di porre nel suo Cuore durante la vita.
Ciascuno può assecondare gli spiriti originali del cielo o contrastarli, ma questo avrà inevitabilmente conseguenze sulla sua salute e sul suo destino.