venerdì 5 febbraio 2016

Storia taoista

Si narra che la dama Li-li, donna di leggeri costumi, dopo esser stata violentemente insolentita dal conte di Hui-p'eng per la sua condizione di cortigiana, decise un giorno di cambiare vita.
Domandò dunque ad una delle sue ancelle di recarsi da Zhuang-zi per esporgli accuratamente la sua triste situazione e supplicarlo di volerla ricevere in udienza per impartirle insegnamenti utili a mettere in pratica il suo virtuoso proposito.
Il Maestro, interpellato dall'ancella della dama Li-li, si rifiutò ed essa ne rimase profondamente amareggiata. Dopo qualche giorno, tuttavia, la dama Li-li ricevette un rotolo scritto con calligrafia irreprensibile di Zhuang-zi. Nel rotolo era narrata una fiaba:
«Ai tempi del santo re Wenn, una tigre stabilì di non cacciare più selvaggina (come è costume ordinario per le tigri) desiderando per contro diventare erbivora al pari d'un mansueto agnellino. L'agnello, pensava, è animale mite ed assai amato dagli uomini. Le tigri, invece, incutono timore a tutti e per questo motivo chiunque reclama con convinzione il proprio diritto di dar loro una caccia spietata. La signora tigre andò quindi da T'ien Ti, signore della Terra e del Cielo, e gli espose diligentemente i suoi desideri ed i suoi (virtuosi) progetti, supplicando la Sua altissima divinità di provvedere di conseguenza.


Da quell'istante, ogni selvaggina smise di farsi acciuffare dalla signora tigre, che, dopo poco tempo, provò una fame così devastante da doversi gettare con inaudita avidità su un mucchietto di fieno per riempirsi le fauci. Ma il suo autentico desiderio era di carne, ed il fieno le pareva cibo orribilmente insapore ed impossibile.
La tigre fece allora ritorno alla presenza del signore T'ien Ti ed umilmente lo pregò di restituirla alla sua precedente condizione, ciò che il sovrano della Terra e del Cielo fece con divina gioia e pronta risoluzione.
Sfamata che si fu, la signora tigre desiderò assaggiare un ciuffetto d'erba verde il cui colore le era apparso all'improvviso delizioso a vedersi ed invitante per il palato. Ella trovò l'insalatina talmente squisita che da allora non ne volle più saperne di cibarsi di carne.
Poco le importava che gli uomini continuassero a temerla per la sua mole imponente e per la sua dentatura irta di schegge taglienti.
Il sapore delle erbette fragranti era così straordinario che non avvertiva più il minimo bisogno di cibarsi d'altro, poiché in esso era tutto il profumo del Regno degli Immortali».

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