Il grande interesse che la medicina moderna sta
manifestando nei confronti della medicina cinese induce a indagare in modo più
approfondito il patrimonio culturale dal quale essa deriva. L’Università Orientale di
Napoli, fino a poco fa indifferente, oggi apre le porte all’introduzione
dell’insegnamento di Medicina Cinese nelle facoltà mediche, grazie anche ai
recenti accordi tra Italia e Cina. Napoli, forte di un antico rapporto con la
Cina, che affonda le sue radici nell’istituzione, nel 1724 ad opera del
sacerdote missionario Matteo Ripa, del Collegio dei Cinesi, nucleo originario
del nostro Ateneo “l’Orientale”, può vantare di aver conosciuto la cultura
cinese del corpo e della salute prima di altre nazioni europee, quale la
Francia che oggi la consacra.
L’Orientale, già da due anni,
sta offrendo seminari di approfondimento della medicina cinese nell’ambito
dell’insegnamento di Storia della Medicina.
Soprattutto speriamo di aver contribuito a
riaccendere nei giovani l’interesse alla ricerca con l’assegnazione di tesi sui
testi medici negli ambiti disciplinari propri della sinologia. E di traduzione
ed interpretazione dei testi ce n’è davvero tanto bisogno, visto che neanche
l’1% del patrimonio di opere disponibili, cioè delle circa 1.000 edite, è stato
tradotto integralmente in lingue occidentali.
Del resto è a tutti noto che
la traduzione dei termini medici cinesi in lingue europee rappresenta un
ostacolo per la piena comprensione di concetti spesso molto distanti dalla
visione occidentale.
Questa ritrovata centralità
del sapere medico per l’Orientale, che ha la Scuola di sinologia più importante
d’Europa, può contribuire a riaffermare che la scienza medica cinese non è
altro che l’applicazione di quelle griglie interpretative da sempre utilizzate
per spiegare tutta la realtà fenomenica, come ci testimoniano i grandi della
Storia della Medicina, da Ippocrate a Galeno, ad Avicenna ed allo stesso
Leonardo, ricollegandosi alla perenne ricerca di armonia tra macrocosmo e microcosmo.
I concetti di
soffio vitale, unità e dualità, movimento e trasformazione rappresentano
principi e riferimenti universali, naturali per comprendere anche il
funzionamento degli organismi viventi.
E mentre
l’Occidente guarda ad Oriente, le trasformazioni economiche e l’accelerazione
dell’ultimo ventennio hanno orientato ad Ovest molte scelte cinesi in ogni
campo. Per ora il naturalismo e la tradizione sembrano sopravvivere nel DNA di
ogni cinese che storicamente ha dato sempre un grande valore alle problematiche
della salute.
Per questo l’auspicio è di
lavorare perché l’immenso patrimonio della Medicina Tradizionale Cinese non vada
perduto.
Luigia Melillo, prof. di
Storia della Medicina e di Bioetica, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università
di Napoli “l’Orientale”
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