giovedì 3 luglio 2014

La "Spiaggina" da Meditazione di Patrizia Vetri



La “Spiaggina” da Meditazione
di Patrizia Vetri

La “spiaggina” da meditazione non è un luogo ameno in riva al mare dove ritirarsi a pensare. Adesso vi spiego cos’è.
Premessa: da un po’ di tempo frequento un gruppo che potrei definire ‘di meditazione’. Si sta in terra tutto il tempo e mentre i più giovani e abituati si accontentano di stendere sul pavimento una sottile stuoia o qualche cuscinetto, le persone della mia età (e non abituate) soffrono penosamente assestandosi su cuscinoni, materassini, pouf e altri arnesi che però non sono mai all’altezza della situazione.
Il Maestro dice spesso «Se c’è un diritto che avete è quello di stare comodi» invitando noi ‘vecchietti’ ad accomodarci sulle sedie. Talvolta lo faccio, sentendomi però un po’ emarginata. Così l’idea luminosa nasce quando avvisto in un grande magazzino una “spiaggina”, leggi una di quelle seggioline di plastica che taluni usano per sedere in riva al mare. Si è quasi al livello terra, ma la schiena dispone di un comodo schienale. La acquisto subito (€ 12,00!)
però è un po’ squallida. Come si fa a  stare davanti al Maestro su una “spiaggina” di plastica verde? Devo fare qualcosa! 
Detto, fatto!
Metro da sarta alla mano, con Pino che mi accompagna con il compito di calcolatrice vivente e consulente sulla reale fattibilità del progetto, creiamo un modello su misura di materassino carino, ma soprattutto comodo e, perché no, elegante, da realizzare subito. Due pezzi di imbottitura, una vecchia tenda obsoleta ma ancora piena di colori, che trasformo in una fodera, addirittura dotata di tascona posteriore. Essa mi servirà per infilare i mille oggettini (golfino, fazzoletto, monete, quaderno, penna, bottiglietta dell’acqua, ecc.) che non so mai dove mettere e che spesso mi rovo a dover recuperare tra le gambe degli altri partecipanti e il gioco è fatto. Il materassino accessoriato nasce ed è un piacere vederlo, tanto che mi è venuta voglia di parlarvene e di mostrarvelo. Ne sono molto orgogliosa e sono appagata di aver completato quel ciclo di creatività che tanta gioia e autostima dà all’uomo e che è composto di quattro fasi:
1) Sentire un bisogno
2) Progettare una soluzione (magari in compagnia)
3) Realizzare il progetto
4) Utilizzare ciò che si è realizzato
E’ questo il ciclo che ci ha permesso di evolvere e che oggi è forse un po’ dimenticato. Infatti i bisogni vengono sedati ancor prima di insorgere e non c’è nessuna necessità di progettare né realizzare nulla, dal momento che il mercato ci fornisce già pronte tutte le soluzioni. Io sono stata fortunata: all’oggetto a me necessario non aveva ancora pensato nessuno, forse perché il ‘trend’ di vecchia signora artritica, ma vogliosa di continuare a vivere piacevolmente. non è di grande interesse per l’industria.
Meglio così: la mia “spiaggina” bella e comoda è qui e la potete copiare quando volete. Non c’è copyright.


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