mercoledì 9 luglio 2014

L'albero di Patrizia Vetri


I’m Following a Tree.
(Cioè, per quei pochi che, come me, non sanno l’inglese: sto seguendo un albero).
Cominciamo dall’inizio: per quanto personalmente faccia fatica ad ammetterlo, non tutto l’Internet viene per nuocere. Cioè? Cioè mio figlio mi ha segnalato un’iniziativa anglosassone trovata sul web che mi ha subito affascinato. Si tratta di scegliersi un albero e di seguirlo nel corso dei mesi e delle stagioni, visitandolo periodicamente, fotografandolo e descrivendo brevemente il suo aspetto e le sue trasformazioni nel tempo. Ovviamente, si può condividere sul web questa esperienza, che sembra affascinante.
Già, gli alberi. Millenari amici dell’uomo, fornitori di riparo, ombra, cibo, utensili ma anche assistenza spirituale. Infatti, il loro periodico morire e rinascere ha fatto dedurre, agli antichi, la possibilità della vita dopo la morte, ha dato la speranza del ritorno e fatto comprendere che quel riposo che noi definiamo eterno non è in realtà un atto definitivo ma un giusto periodo di latenza durante il quale si prepara una nuova vita futura.
Alberi, con le radici nella terra e le braccia tese verso il cielo, immagini dell’uomo stesso e del suo desiderio di elevazione, quanti miti, storie, fiabe hanno alimentato! Quante metamorfosi da uomo/donna ad albero a significare e rappresentare le emozioni che ci percorrono continuamente e che gli antichi conoscevano meglio della moderna psicologia! Da Filemone e Bauci, trasformati in quercia e tiglio piantati nello stesso prato per rimanere vicini anche dopo la morte, come lo erano stati in vita, a Dafne trasformata in alloro da Apollo, a Side diventata melograno e Filira, madre del centauro Chirone trasformata in tiglio. 



Indipendentemente dalle leggende, chi non ha provato solenne reverenza, gioia pura e senso di protezione trovandosi ad accarezzare una corteccia rugosa, ad ammirare una chioma folta tra cui filtra la luce del sole?
(O chi non ha sognato o costruito da bambino una casetta sull’albero, un ritorno alla civiltà arboricola? - nota di Pino).
Bene, le parole da dire sarebbero mille, ma vogliamo passare subito all’esperienza. Così siamo andati, Pino ed io a sceglierci un albero. Non vi dico in seguito a quali vicissitudini e ripensamenti, la scelta è caduta su un enorme platano che si trova nella Reggia di Colorno. E’ un vecchio gigante, probabilmente piantato proprio al tempo della Duchessa di Parma Maria Luigia. Si riconosce tra gli altri perché il suo fusto enorme è praticamente ridotto ad un sottile strato a forma di semicerchio che regge tutto il poderoso impalco dei rami, E’ cavo per diversi metri di altezza ed entrandovi ci si trova in una caverna oscura, rischiarata in alto dal verde delle foglie, Fuori, il mondo è una fettina di esistenza comune che quasi non ci riguarda più. Le radici si aggrappano alla terra come poderose zampe di leone decise a trattenere legato alla vita questo essere enorme. 



Tra di esse troviamo un nido caduto, un groviglio di rametti, foglie e terra, che il vento forse ha scosso via dai rami dopo che era stato abbandonato dai suoi aerei abitanti. Lo abbiamo portato con noi tenendolo delicatamente fra le mani per non sciuparlo. Profuma di muschio e di erba secca.



Per oggi lasciamo il nostro gigantesco amico in compagnia dei suoi simili che stendono le braccia verso di lui, come a chiedere o a dare protezione. Torneremo a trovarlo nei solstizi e negli equinozi per raccontarvi le sue trasformazioni. Nel frattempo, perché non scegliete anche voi un albero da seguire, per amarlo e farvi amare?

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