«Esiste una simultaneità di essere
e non-essere, un Principio perennemente attuale, indefinibile, senza nome,
calmo e nascosto, solitario e privo di mutamento, increato, realtà immobile
non-agente, emittente di un Principio animatore, scaturigine primordiale di
Cielo e Terra, Essenza Misteriosa che l’uomo ha chiamato Tao, grandezza che ci
si sforza di comprendere, Principio agente eterno e inesauribile, anteriore a
Shang-Di, il Signore del Cielo. Generatore di Tutto-Sotto-il-Cielo, Femmina
Misteriosa umile e cedevole come l’acqua ed eterna, inesauribile madre delle
cento specie e delle diecimila creature. Umiltà e semplicità di chi ha un Nome
che ha radice nel Senza Nome: questi due hanno la stessa estrazione anche se di
nome diverso ed insieme sono detti mistero, mistero del mistero, porta che si
apre sull’ultimo arcano». (Daodejing di Lao-zi)
Dal mio libro “Energetica cinese”:
«Probabilmente, già dalla
preistoria, gli uomini di medicina cinese avevano visto il corpo umano (e tutto
il creato, visibile e non visibile) soltanto come una delle tante
manifestazioni dell’Energia Vitale Primigenia e non esclusivamente come una
struttura molecolare. E’ importante cominciare a comprendere il pensiero cinese
partendo da questo fondamentale concetto: tutto, nell’Universo, è energia; la
materia è soltanto uno degli aspetti (più condensati) di essa. Partendo da
questo postulato, materia ed energia sono soltanto una distinzione duale,
creata principalmente dai sensi dell’uomo, di un’unica energia che è
comunemente chiamata, dai cinesi, Soffio (Qi) e che, nel Vivente, si manifesta
come Energia Vitale. Queste due apparenti manifestazioni sono consequenziali e
nello stesso tempo contrapposte, legate da un inarrestabile, continuo, processo
dinamico di flusso e di trasformazione l’una nell’altra. Io penso però che non
sia possibile comprendere veramente il pensiero cinese se non si esaminano gli
ideogrammi delle varie fasi di questo dinamismo binario, i trigrammi, i
diagrammi Ho Tu e Lo Shu, ecc., schemi delle varie espressioni energetiche che
si incontrano in Natura e nell’Uomo, differenziazioni dialettiche di
quell’unica Energia di Vita, emanazione diretta dello Shen».
Il Tao che si può nominare non è il
Tao Eterno... Tutto va in frantumi; abbiamo appena aperto il Daodejing, siamo
soltanto alla prima riga, e già tutte le nostre certezze sono messe
tragicamente in discussione, annientate: «Il Tao che si può nominare non è
l’Eterno Tao». Se non è nominabile, se non possiamo dargli un nome, come
possiamo pensarlo, come possiamo definirlo? Senza-Nome va al di là della
possibilità della mente di concepirlo, anche solamente di pensarlo. Un Koan
irrisolvibile.
Infatti il Tao si rivela come una rappresentazione simbolica del mondo e, sul piano umano, come una percezione, una comprensione diretta della vita. Entrare nel Tao è un’esperienza intuitiva in quanto cancella ogni distinzione tra l’oggetto e il soggetto, tra l’Io e il non-Io.
Infatti il Tao si rivela come una rappresentazione simbolica del mondo e, sul piano umano, come una percezione, una comprensione diretta della vita. Entrare nel Tao è un’esperienza intuitiva in quanto cancella ogni distinzione tra l’oggetto e il soggetto, tra l’Io e il non-Io.
Attraverso il linguaggio possiamo
apprendere in via lineare. Il Maestro occidentale fa sì che ogni giorno
l’allievo acquisisca qualcosa. Il Maestro taoista non si preoccupa di
trasmettere all’allievo un sapere, ma di insegnarli ad essere, spezzando la
logica delle relazioni fra le parti e delle parti col tutto.
Dice una massima taoista:
«Il buon allievo ogni giorno perde qualcosa».
In occidente pensiamo che con il
linguaggio si possa esprimere tutto, basta rispettare la triade
soggetto-verbo-complemento oggetto, dove il soggetto è il fulcro della frase.
Il taoista invece è alle prese ogni giorno con il concetto: «Come posso
esprimere l’inesprimibile?». A questo stadio la costruzione lineare del
pensiero non definisce più nulla.
E’ vero, come dice F. Capra, che è
più facile cogliere la rappresentazione della realtà che non la realtà stessa.
Dal mio libro: “L’Ennesimo
Commentario al Daodejing”:
«Il linguaggio lineare dialoga con
la nostra mente, poi con il nostro cuore; il linguaggio intuitivo dialoga
immediatamente con il nostro cuore e successivamente diventa consapevolezza,
viene acquisito dalla coscienza. Una
delle fondamentali caratteristiche e capacità dell’Uomo è quello del saper dare
un nome ad ogni cosa e, in effetti, i nomi sono utili strumenti per definire e
sistematizzare il mondo delle cose, cose che nascono proprio grazie al fatto
che ad esse è stato dato un nome. Non possiamo percepire l’universo nella sua
realtà ultima perché lo abbiamo ridotto ad un universo di cose ‘nominate’.
Infatti le cose emergono alla consapevolezza solo nell’atto in cui le
nominiamo. Ma se non possiamo dare un nome al tao come possiamo acquisirlo
consapevolmente, come possiamo sistematizzarlo nella nostra mente? Noi viviamo in un mondo ‘nominato’, il
Senza-Nome è l’indifferenziato, l’unità primordiale, inconcepibile dalla mente
razionale. Può essere solo intuito, percepito, ma certamente non definito. In
ultima analisi, il Senza-Nome è la somma delle percezioni di ogni essere umano,
milioni di pensieri che non alterano la sua realtà ultima e indifferenziata. Un
Vuoto che tutto contiene senza scalfirne l’omogeneità. Il Senza-nome si colloca
perciò al di là dell’universo dei nomi, è l’esistenza che trascende la capacità
di definizione delle parole».
Riprendendo quanto già scritto
sopra:
«… Umiltà e semplicità di chi ha un Nome che ha radice nel Senza
Nome: questi due hanno la stessa estrazione anche se di nome diverso ed insieme
sono detti mistero, mistero del mistero, porta che si apre sull’ultimo arcano».
Perciò possiamo affermare, senza peraltro
risolvere il mistero, che il tao con il nome e quello senza nome sono complementari
e solo grazie al Tao col nome che possiamo cercare di comprendere il Tao senza
nome. Perché solo vivendo nel mondo della percezione, delle manifestazioni,
delle cose possiamo cogliere profondamente l’ineffabile Mistero dell’Origine
che non ha origine e che non è Origine.
Lao-zi sembra dirci: «Vivi nel mondo,
ma non essere limitato dal mondo».
La Porta di tutti i Misteri è
riuscire a tenere insieme queste due realtà, aprendoci alla comprensione del
Cuore nel Cuore.
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