venerdì 17 giugno 2016

Da una lezione di Tao del 2011 – Post di Claudia Tartara

Operare con consapevolezza genera nell’uomo lo stato dell’essere che si chiama calore umano Per cambiare qualcosa bisogna prima accettarla; per portare alla luce l’ombra bisogna prima accettare l’ombra. La Consapevolezza, la Volontà con altri strumenti consentiranno di giungere al compimento che mi consente di vedere chiaramente le cose, ovvero di essere radicata in una realtà meno relativa di quella in cui sono ora. La consapevolezza del fare mi consente di arrivare alla conoscenza consapevole delle azioni. Il percorso interiore cerca prima l’umanità che è in noi, l’amore verso se stessi, e solo dopo che amo me stessa posso amare gli altri. 
Nell’ideogramma del Tao il Cielo mi indica una Via che posso percorrere, dove è possibile assimilare un equilibrio che mi permette di abbracciare la Via dell’Acqua. La Via dell’Acqua è la via dell’Umiltà. Lo stato dell’essere che dovrebbe raggiungere l’uomo è avere un centro forte e al contempo essere morbidi e accoglienti.


Quando Pino ha detto che l’acqua ha una struttura forte al suo centro, la corrente, ed è morbida ai lati per aderire, sono rimasta ad occhi sbarrati a pensare, a meditare quelle parole che come una freccia avevano colpito il mio cuore e mi avevano circondato la testa come un nastro. Ho riletto parti di Energetica Cinese e ho iniziato a pormi un sacco di interrogativi sulla ‘struttura’, mentre la parola ‘acqua’ continuava a girare dentro di me come un turbine… la morbidezza e la forza della sua morbidezza… Dopo mesi di scolastica e di percorso ho cominciato a guardare diversamente il diagramma. La mia terra era al centro. Ho imparato lentamente ad accogliermi, a prendere in braccio il bambino che è in me, ad amarlo e a portarlo fuori per consentirgli di crescere. Ho capito che io voglio essere l’autrice del mio divenire, per essere un adulto consapevole delle mie intenzioni e delle mie scelte. Ho iniziato ad analizzare e soprattutto a comprendere le difficoltà che mi impedivano di comunicare e finalmente, lentamente, ho cominciato a togliere la maschera e a lasciar vedere il mio cuore e i miei occhi. Ho portato un po’ di luce nel mio cieco e sulle mie ombre e con serenità ho comunicato le mie scoperte-conquiste. E’ stato veramente un grande passo ritrovarmi a parlare di me in un gruppo, senza quel terrore che mi avrebbe serrato la gola fino a qualche giorno prima, guardando negli occhi le persone del gruppo, cogliendo i loro interrogativi sul volto e perdendomi con lo sguardo all’orizzonte quando toccavo il mio cuore.

Finalmente avevo vinto la mia mente giudicatrice che definiva ogni mio pensiero scontato e inutile da comunicare proprio perché ovvio. Era il semplice che avevo perso. E’ il semplice che tento di far uscire consapevolmente dal mio cuore! E’ quel semplice che può uscire e con l’umiltà e il calore umano del mio cuore può tornare agli altri.

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