Operare con consapevolezza genera nell’uomo lo stato
dell’essere che si chiama calore umano Per cambiare qualcosa bisogna prima
accettarla; per portare alla luce l’ombra bisogna prima accettare l’ombra. La
Consapevolezza, la Volontà con altri strumenti consentiranno di giungere al
compimento che mi consente di vedere chiaramente le cose, ovvero di essere
radicata in una realtà meno relativa di quella in cui sono ora. La
consapevolezza del fare mi consente di arrivare alla conoscenza consapevole
delle azioni. Il percorso interiore cerca prima l’umanità che è in noi,
l’amore verso se stessi, e solo dopo che amo me stessa posso amare gli altri.
Nell’ideogramma
del Tao il Cielo mi indica una Via che posso percorrere, dove è possibile
assimilare un equilibrio che mi permette di abbracciare la Via dell’Acqua. La
Via dell’Acqua è la via dell’Umiltà. Lo stato dell’essere che dovrebbe
raggiungere l’uomo è avere un centro forte e al contempo essere morbidi e
accoglienti.
Quando Pino ha detto che l’acqua ha una struttura forte al
suo centro, la corrente, ed è morbida ai lati per aderire, sono rimasta ad
occhi sbarrati a pensare, a meditare quelle parole che come una freccia avevano
colpito il mio cuore e mi avevano circondato la testa come un nastro. Ho
riletto parti di Energetica Cinese e ho iniziato a pormi un sacco di
interrogativi sulla ‘struttura’, mentre la parola ‘acqua’ continuava a girare
dentro di me come un turbine… la morbidezza e la forza della sua morbidezza… Dopo
mesi di scolastica e di percorso ho cominciato a guardare diversamente il
diagramma. La mia terra era al centro. Ho imparato lentamente ad accogliermi, a
prendere in braccio il bambino che è in me, ad amarlo e a portarlo fuori per
consentirgli di crescere. Ho capito che io voglio essere l’autrice del mio
divenire, per essere un adulto consapevole delle mie intenzioni e delle mie
scelte. Ho iniziato ad analizzare e soprattutto a comprendere le difficoltà che
mi impedivano di comunicare e finalmente, lentamente, ho cominciato a togliere
la maschera e a lasciar vedere il mio cuore e i miei occhi. Ho portato un po’
di luce nel mio cieco e sulle mie ombre e con serenità ho comunicato le mie
scoperte-conquiste. E’ stato veramente un grande passo ritrovarmi a parlare di
me in un gruppo, senza quel terrore che mi avrebbe serrato la gola fino a
qualche giorno prima, guardando negli occhi le persone del gruppo, cogliendo i
loro interrogativi sul volto e perdendomi con lo sguardo all’orizzonte quando toccavo
il mio cuore.
Finalmente avevo vinto la mia mente
giudicatrice che definiva ogni mio pensiero scontato e inutile da comunicare
proprio perché ovvio. Era il semplice che avevo perso. E’ il semplice che tento
di far uscire consapevolmente dal mio cuore! E’ quel semplice che può uscire e
con l’umiltà e il calore umano del mio cuore può tornare agli altri.
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