11) L’utilità del non-essere
Trenta raggi convergono nel mozzo
Ma è il vuoto del mozzo l’essenziale
della ruota.
I vasi son fatti di argilla
Ma è il vuoto interno che fa l’essenza
del vaso.
Mura con finestre e porte formano una
casa
Ma è il vuoto di essi che ne fa
l’essenza.
In genere: l’essere serve come mezzo
utile
Nel non-essere [nel vuoto] sta l’essenza.
Qui Lao-zi spiega in modo
splendido il concetto daoista di ‘vuoto’. In noi occidentali la parola vuoto evoca la ‘mancanza di’, mentre nel concetto daoista rappresenta
la ‘possibilità di’. Dal mozzo, al vaso, alla casa, al
ventre della madre, alla Valle, all’Universo: tutto ha la possibilità di
esistere e di trovare una collocazione grazie ad uno spazio vuoto. Il vuoto nella mente di pensieri
discorsivi, è l’essenza dell’Alchimia
Spirituale daoista.
Il Su Wen, riferendosi al vuoto nella fisiologia umana dice: «Gli organi Tsang sono pieni, ma non
possono mai essere saturati; gli intestini Fu sono vuoti, ma non possono mai
essere completamente svuotati».
Il pieno contiene il
vuoto, il vuoto contiene il pieno
«I
piedi dell’uomo occupano solo un piccolo spazio della Terra,
ma è grazie allo spazio che ‘non’ occupano (il
vuoto)
che l’uomo può camminare
sulla Terra immensa».
Questa frase è
stata quella che mi ha fatto approfondire prima e seguire poi il Dao. Ho
pensato che se i Maestri daoisti usavano la negazione per affermare, allora
essi erano fuori di dubbio menti eccezionali e, soprattutto, disancorati dal
comune senso del pensare.
Perciò avevano
tutto un mondo di cose da farci vedere fuori dalla logica corrente della nostra
cultura razionale e frazionata.
Ci sono molti modi
individuali di spezzare la nostra mentalità razionale. L’Alchimia Spirituale,
per esempio, è uno strumento meraviglioso per aiutarci a sentire la beatitudine
che si accompagna al connettersi col nostro vuoto interno, il luogo dove
sperimentate la Via del Dao.
Bisogna che ci impegniamo
a diventare più coscienti del «luogo senza luogo» dentro di noi, dove tutti i
nostri pensieri scorrono verso l’esterno. Dobbiamo trovate il modo di entrare
nello spazio dentro di noi che è pulito, puro e in armonia con l’amore.
La differenza tra i santi
e il resto di noi non è che loro hanno credenze amorevoli e pure e noi no;
piuttosto, loro operano esclusivamente in base alla loro essenza, laddove la
Via del Dao scorre invisibile attraverso il loro essere fisico. Questo è lo
scopo principale dell’Alchimia Spirituale daoista: il rimanere in silenzio,
invitando la nostra essenza a rivelarsi e lasciandoci vivere il vuoto.
48) Dimenticare il sapere
Lo studio porta sempre più lontano,
La Via, seguita, porta sempre più
indietro,
Sempre più indietro
Sino al non-agire originario.
Il non-agire e il non-volere fanno cedere
ogni porta.
E’ attenendosi costantemente al non-agire
che ci si assicura la sovranità.
Non la si ottiene appena ci si dà
all’agire.
L’azione conforme non
volitiva (wu-wei) e il vuoto d’intenti edonistici apre la porta alla
comprensione del meraviglioso modo di vivere che ci propone la Via.
Abituiamoci a
scoprire la gioia nel mondo naturale piuttosto che cercare la nostra
realizzazione nel possesso dei beni. In sostanza Lao-zi dice che la vera realtà non cambia perché non ha forma.
Quindi più lasciamo che le cose si svolgono in modo naturale più vivremo in
armonia con il Dao. Dobbiamo godere dei fiori, delle nuvole, dei tramonti, dei
temporali, delle stelle, delle montagne e di tutte le persone che incontriamo.
Dobbiamo essere con il mondo, dentro di esso e adorarlo, ma senza il bisogno di
possederlo. Questa è la via della pace. Questa è la Via del Dao.
Da più di
cinquecento anni, Kabir è considerato uno dei poeti più illustri dell’India.
Una delle sue osservazioni più famose riassume il quarantottesimo capitolo del
Daodejing:
Il pesce che in acqua
soffre la sete ha bisogno di un serio
aiuto professionale
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