L’esploratore era tornato
dalla sua gente, e tutto il paese era ansioso di sapere tutto del Rio delle Amazzoni.
Ma come poteva egli esprimere con
le parole i sentimenti che avevano invaso il suo cuore nel vedere fiori di
strabiliante bellezza e nell'udire i suoni della foresta di notte?
Come comunicare ciò che aveva
provato nel suo cuore nell'avvertire il pericolo delle belve o nel condurre la
sua canoa per le acque infide del fiume?
Per quanto provasse a trovare le espressioni giuste, proprio non sapeva esprimere le emozioni incredibili che aveva provato lungo i mesi di esplorazione.
Allora disse: «Andate a vedere voi
stessi. Niente può sostituire il rischio personale e l'esperienza personale».
Tuttavia, pressato dalle richieste della molte persone che volevano anche loro partire per il Rio delle Amazzoni, per guidarli,
tracciò una mappa del fiume.
Essi presero la mappa e, dopo averlo lungamente ringraziato, l’incorniciarono e l’appesero
in municipio.
Tutti ne fecero delle copie
personali.
E chiunque aveva una copia si
considerava un esperto del Rio delle Amazzoni: non conosceva forse ogni svolta
e curva del fiume, e quant'era largo e profondo, e dov'erano le rapide e dove
le cascate?
L'esploratore visse per tutta
la vita nel rimpianto di aver tracciato quella mappa.
Sarebbe stato meglio se non
avesse disegnato nulla.
Si dice che Buddha rifiutasse
fermamente di lasciarsi indurre a parlare di Dio.
Conosceva probabilmente i
rischi di tracciare mappe per potenziali studiosi.
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