Storia di un Maestro e del terzo allievo
Un giorno non molto lontano, il saggio “Maestro del cuore” convocò tre
dei suoi allievi per fargli il dono più grande che un Maestro avesse mai fatto
fin dai tempi più remoti. Se anche il lettore troverà difficile comprendere
come il Maestro abbia potuto offrire per tre volte quell’immenso dono, lo
scrittore, fisicamente presente agli eventi, gli chiede di sospendere giudizi
di ordine scientifico e matematico e apprendere quanto segue con l’orecchio
assoluto dell’animo.
Il primo cuore
Il saggio Maestro del cuore convocò il suo primo allievo, il più
scrupoloso di tutti i suoi allievi e lo accolse dicendo:
- Ecco, con la tua scrupolosa disciplina ti sei meritato in dono il mio
cuore, prendilo! Tutto ciò che potevo insegnarti te l’ho insegnato, tutto ciò
che potevi apprendere lo hai appreso, ora ti offro ciò che ho di più prezioso,
senza il quale un Maestro non è più tale, è tuo, fa solo in modo che il suo
battito non cessi perché esso è infinito nelle giuste mani -
L’allievo accolse il dono con grandi cerimonie, ringraziò il Maestro più
e più volte, s’ inchinò, si prostrò e infine si congedò dal Maestro.
Una volta a casa l’allievo ordinò ai suoi servitori di trovare lo
scrigno più bello e lussuoso mai costruito dagli artigiani dei due mondi e, una
volta trovato, vi ripose il cuore del maestro ancora pulsante. Poi però, pensò
che non bastava, che qualcuno avrebbe potuto rubarlo, allora ordinò ai suoi
servitori di trovare la cassapanca più bella e preziosa costruita dagli
artigiani dei due mondi e lì vi ripose lo scrigno che custodiva il cuore ancora
pulsante. L’allievo scrupoloso ebbe cura di chiudere bene a chiave la
cassapanca e ripose la chiave in un posto che solo lui conosceva e in cui
nessuno avrebbe potuto trovarla. Passarono gli anni e l’allievo scrupoloso si
dimenticò del Maestro, venne la vecchiaia e si scordò dove aveva riposto la
chiave e il cuore del Maestro cessò di battere.
Il secondo cuore
Il saggio Maestro del cuore convocò il secondo allievo, il più capace di
tutti i suoi allievi e lo accolse dicendo:
- Ecco, con la tua capacità e il modo attivo con il quale tramandi i
miei insegnamenti, ti sei meritato in dono il mio cuore, prendilo! Tutto ciò
che potevo insegnarti te l’ho insegnato, tutto ciò che potevi apprendere lo hai
appreso, ora ti offro ciò che ho di più prezioso, senza il quale un Maestro non
è più tale, è tuo, fa solo in modo che il suo battito non cessi perché esso è
infinito nelle giuste mani -
L’allievo accolse il dono con immensa riconoscenza, ringraziò il Maestro
più e più volte, promise che avrebbe tramandato gli insegnamenti ricevuti a più
persone di quante il mondo intero avrebbe potuto contenere e infine si congedò
dal Maestro.
Una volta a casa l’allievo ordinò ai suoi servitori di trovare lo
scrigno più bello e lussuoso mai costruito dagli artigiani dei due mondi e, una
volta trovato, vi ripose il cuore del Maestro ancora pulsante, poi collocò lo
scrigno ben in vista nel punto più bello e luminoso di tutta la casa, convocò
più uomini di quanti la stessa casa avrebbe potuto contenere e mostrò il sacro
dono a tutti. Fece così per molto tempo, organizzò ricevimenti e feste regali e
mostrò il cuore nel suo scrigno a quante più persone poté. Poi però, arrivò la
povertà e non poté più permettersi ricevimenti e feste regali e la gente cessò
di frequentare la sua casa. Passarono gli anni e l’allievo capace si dimenticò
del Maestro, venne la vecchiaia e rifiutò di ricevere quelle poche persone che
venivano ancora per vedere lo scrigno in cui era custodito il cuore e il cuore
del Maestro cessò di battere.
Il terzo cuore
Il saggio Maestro del cuore convocò il terzo allievo, il più timido ma
sensibile di tutti i suoi allievi e lo accolse dicendo:
- Ecco, la tua timidezza ti ha penalizzato nel tramandare i miei
insegnamenti, ma il tuo animo sensibile ti ha ben predisposto a parlare di me
con chi più ne aveva bisogno! Tutto ciò che potevo insegnarti te l’ho
insegnato, tutto ciò che potevi apprendere lo hai appreso, ora ti offro ciò che
ho di più prezioso, senza il quale un Maestro non è più tale, è tuo, fa solo in
modo che il suo battito non cessi perché esso è infinito nelle giuste mani -
L’allievo prese il dono del Maestro fra le mani, lo visionò e si sciolse
in un mare di lacrime calde. Poi si asciugo con i gomiti gli occhi avendo cura
di non fare sobbalzare il cuore pulsante che aveva tra le mani, si ricompose e
con la voce vibrante e gli occhi puliti disse:
- Maestro, accetto il tuo dono che ora vedo tra le mie mani e posso
sentirne il peso, più pesante del mondo intero e più leggero di una piuma al
tempo stesso, ma te lo restituisco, perché questo dono, se anche non fra le mie
mani tu me lo hai fatto fin da quando mi hai preso come allievo. Ecco… perché
il battito non cessi deve stare nel tuo petto e io dovrò, vorrò, venire ad
ascoltarlo tutte le volte che verrò a trovarti. Qui troverò il tuo cuore -
Il maestro allora sorrise e interrogò l’allievo:
- E dimmi, dunque, quando io non ci sarò più? Quando il mio petto sarà
nascosto dalle radici degli alberi? Dove andrai allora per ascoltare il mio
cuore? -
- Maestro - rispose l’allievo - quando non ci sarai più, allora lo
ascolterò battere nel mio petto, perché fino ad allora avrò imparato da te come
fare -
Il Maestro abbracciò l’allievo e disse:
- Ho detto che avevi appreso tutto ciò che c’era da apprendere, ma vedi,
oggi tu mi hai insegnato che non è vero, è per questo che continuerai ad essere
mio allievo -
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