Il gallo canta e il cane abbaia: ecco ciò
che tutti sanno. Ma neppure una grande intelligenza conosce quale sia stata l'evoluzione
di questi suoni, né può prevedere la loro futura evoluzione.
Però le analisi delle cause e dei fini inducono
a pensare che la piccolezza suprema sfugga a qualsiasi paragone e che la
grandezza suprema non possa essere circoscritta.
La comparsa della vita non può essere
evitata, la venuta della morte non può essere respinta. Vita e morte sono ciò
che più ci toccano da vicino, ma noi non ne comprendiamo la ragione.
In verità, queste due opposte tesi sono
soltanto ipotesi che servono per esprimere il dubbio giacché, risalendo
all'origine del mondo, io incontro l'infinito; cercandone la fine, incontro
ugualmente l'infinito. Questi due infiniti che oltrepassano l'ambito della
parola riposano sullo stesso principio che governa gli esseri.
La tesi che vi sia un Creatore del mondo e
la tesi contraria non sono che parole la cui portata si limita all'ambito degli
esseri.
Il Tao non simboleggia l'esistenza, ma
l'esistenza non lo nega assolutamente. Allo stesso modo il nome del Tao non è
che un'ipotesi gratuita, poiché la tesi che vi sia un autore del mondo e la
tesi contraria non considerano che il minuscolo mondo degli esseri.
A entrambe le ipotesi sfugge il Grande
Principio. Se la parola bastasse, basterebbe parlare del Tao tutto il giorno
per raggiungerlo, ma se la parola non basta, anche parlandone tutto il giorno
non usciremo mai dall'ambito degli esseri. Questa visione suprema del Tao e
degli esseri né il silenzio né la parola possono sostenerla poiché trascende
sia la parola, sia il silenzio. Essa si situa al di là di ogni discorso
dell'uomo.
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