Lao-zi, Daodejing:
«L’Universo tutto è rappresentato in un granello di sabbia. Basta soltanto
saperlo cogliere».
Cosa facciamo invece noi generalmente?
Siamo così intenti a cercare di riempire il nostro vuoto
interiore che corriamo come meteore di qua e di là, così affamati di vedere e
fare cose nuove che la maggior parte di esse ci sfugge, lasciandoci a pancia
vuota. Facciamo un esempio pratico. Prendete come riferimento una qualsiasi
vostra giornata. Che cosa fate appena svegli? La maggior parte delle persone
pensa al lavoro che le aspetta o a come riempire la giornata che sta per
iniziare. I più attenti, quelli che hanno del percorso meditativo alle spalle,
guardano almeno fuori della finestra per guardare che tempo fa. Siamo appena
svegli ed abbiamo già perduto un’infinità di occasioni.
Il primo pensiero che dovrebbe sorgere nella nostra mente
appena apriamo gli occhi è un pensiero di ringraziamento alla Vita che un
giorno ci ha animato e che adesso ci concede ancora un giorno da percorrere. La
seconda azione dovrebbe essere quella di affacciarci alla finestra e fermarci
un attimo per vivere il senso di questo ulteriore mattino, il suo profumo, la
sua aria, la sua temperatura. E in questi elementi ritrovare tutte le nostre
mattine, la nostra vita già vissuta, ricca di particolari, di ricordi, di
emozioni, di realizzazioni, di insuccessi e di vittorie, di momenti di tensione
e di pace, di azione e di quiete.
Ci siamo svegliati da appena cinque minuti ed
abbiamo già gli occhi pieni di luce e il cuore traboccante di sensazioni.
Questo è veramente quello che si dice: «Iniziare bene la giornata».
Esaminiamo ora il nostro comportamento per strada, mentre ci
rechiamo al lavoro. Da casa al nostro posto di lavoro incontriamo generalmente
decine, centinaia di persone, visi e sguardi che si incrociano con il nostro,
ma dei quali non ce ne rimane alcun ricordo, non rimane nulla a noi di loro, né
a loro di noi. In realtà ci siamo sbirciati senza guardarci, ci siamo
incrociati senza incontrarci, siamo scivolati via perdendo l’occasione di
aumentare la nostra esperienza cercando di capire nel viso degli altri la loro
giornata, la loro notte, i loro sogni, le loro aspirazioni, i loro problemi, le
loro miserie, le loro grandezza, il loro dolore e la loro felicità.
Ombre che
scivolano via in mezzo ad altre ombre e basta, ombre noi stessi, senza nessuna
consapevolezza di questo scorrere, di questo incrociarsi, del senso di questa
vita.
Passare e ripassare significa imparare a vivere e rivisitare
in modo creativo i gesti ripetitivi del quotidiano affinché diventino sempre
nuovi, significa spegnere il pilota automatico e cominciare a vedere, fare,
essere; significa ritrovare ogni giorno una motivazione alla ricerca, alla sperimentazione.
Vivere le esperienze del quotidiano in modo positivo significa saperle
rivisitarle con spirito creativo per modificarle, perfezionarle, accelerarle o
rallentarle con la mente concentrate nell’azione che stiamo compiendo, ancorata
nel qui ed ora e non persa in pensieri del passato o del futuro.
Ogni cosa ha il suo tempo
Questo è valido per ogni istante della nostra vita:
continuiamo, con tenacia e perseveranza, a viverli, visitarli e rivisitarli,
saziamoci di essi, viviamoli corporeamente, non solo a livello mentale, perché
il pensiero umano è atemporale, è nel corpo che possiamo trovare la certezza
della realtà e la realtà dell’uomo è fatta delle piccole cose del quotidiano.
Passiamo, tanto per cominciare, qualche
minuto al giorno in questa meditazione, vivendo pienamente e creativamente
la cosa che stiamo facendo in quel momento, qualsiasi essa sia, anche quella
che giudichiamo la più insignificante. Sentiremo immediatamente una nuova
sensazione sorgere in noi, una sensazione fatta di novità, di felicità, una
consapevolezza di cambiamento esaltante. Ci accorgeremo che riusciamo ad
assaporare ciò che stiamo facendo e, contemporaneamente, a pensare a quello che
dobbiamo fare subito dopo, ma, per arrivare a questo, dobbiamo rivisitare lo
stesso gesto decine, centinaia, migliaia di volte finché non sarà più
ripetitivo, non più fonte di noia e di stress, ma sempre nuovo, sempre
incredibilmente creativo.
Quel semplice gesto, comportamento, azione, ogni
semplice gesto, ci può far capire che siamo ‘organismi vivi’, organismi che non passano più attraverso la vita
senza coglierla realmente, ma esseri umani consapevoli del presente e
dell’importanza della nostra vita e della vita della Natura tutta.
Il cambiamento inizia qui, l’autorealizzazione ha queste basi
Queste mie parole non sono parole illuminate, frasi celebri,
importanti, che cambieranno la storia dell’uomo, a me basta farvi vedere delle
possibilità, piccole luci di consapevolezza, di speranza e di azione. Certo
questo non mi porterà folle di discepoli perché io parlo del semplice ed il
semplice non esalta, non incanta; parlo della realtà quotidiana e non trovi
sostenitori che ti seguano realmente: dicono «Bello», ma poi continuano nella
solita routine. Però, se volete veramente riprendere possesso della vostra vita
e di tutte le stupende cose che essa può offrirvi, questo è il primo, vero, unico passo.
Certo, nella nostra cultura,
è molto difficile essere perché tutti gli stimoli, le spinte consumistiche, i
messaggi che ci bombardano da quando siamo nati ci spingono a sognare il mondo
dell’avere come il moderno paradiso terrestre. Ogni giorno cercano di
convincerci che i simboli di status rappresentano la nostra realtà, la nostra
realizzazione e, perché no, sono loro che compongono il nostro Sé oggettivo. E
finché penseremo che noi siamo la somma delle nostre automobili, dei nostri
vestiti e dei nostri soldi ci allontaneremo sempre più dal nostro centro, la
nostra vera ricchezza. Non voglio dire con questo che il mondo degli oggetti
non sia utile; dico soltanto che non deve diventare lo scopo unico della nostra
vita.
La ricerca interiore percorre una via verticale, come quella delle
miniere di pietre preziose: dalla periferia al centro; la ricerca dell’avere
segue una linea orizzontale, come quella dei tunnel autostradali: dal centro
alla periferia, all’esterno da noi.
L’esperienza non può essere compensata dal
semplice pensiero, l’esperienza è applicarsi continuamente nel quotidiano. La
mente serve per comprendere le motivazioni all’azione, il corpo per compiere
l’azione.
Soltanto questa continua reciprocità, al di là di ogni dicotomia,
porterà ad un’estensione della coscienza che è l’unica via per arrivare alla
nostra realizzazione e del nostro divino.