Religione e spiritualità sono due cose completamente differenti, a volte addirittura agli antipodi. La prima differenza che balza immediatamente agli occhi tra spiritualità e religione è che “spiritualità” è un concetto unico ed universale mentre “religione” ha innumerevoli espressioni e credo e presuppone il concetto di fede. Etimologicamente, la parola fede è definibile come l’adesione a un messaggio o un annuncio fondati sull’accettazione di una realtà invisibile, la quale non risulta cioè immediatamente evidente, e viene quindi accolta come vera nonostante l’oscurità che l’avvolge. La fede consiste pertanto nel ritenere possibile quel che ancora non si è sperimentato o non si conosce personalmente.
La ricerca spirituale, invece, è un’esigenza che molti di noi hanno sentito nascere dentro, in modo sempre più impellente, per uscire dal messaggio della nostra società che afferma che la felicità è esclusivamente possedere, per abbracciare invece il concetto che la felicità è essere: essere inseriti nella natura che ci circonda, essere inseriti nello stupore del sorgere e tramontare del sole, dell’onda del mare che volge senza posa, dei colori dei fiori primaverili, dei colori accesi dell’autunno, dell’abbagliante biancore dell’inverno. Spiritualità è cercare di onorare la vita creando armonia, prima dentro di noi che negli altri, eliminare le lamentele, la rabbia, l’odio, l’invidia in modo che l’atmosfera, il “campo” intorno a noi possa far volgere al sorriso, alla gratitudine, all’amore.
Questa è l’ecologia di cui ha bisogno oggi questo nostro povero pianeta martoriato dalle guerre, dall’egoismo e dall’indifferenza verso gli altri e verso il pianeta stesso. Il pensiero taoista ci ha dato, già migliaia di anni fa, un esempio da seguire valido per ogni epoca ed ogni età, un esempio semplice e, proprio per la sua semplicità, purtroppo difficile da considerare valido per la stragrande maggioranza delle persone del nostro tempo.
Infatti non ci sono, nella visione taoista, né asceti, né anacoreti, ma sempre e solo uomini, che sono nella vita e operano nella loro quotidianità secondo le loro capacità.
E’ in questo modo di concepire la vita attraverso l’atto quotidiano e non nel dogma, che il taoismo può rappresentare per noi occidentali non una curiosità, ma una grande apertura mentale.
In questo il taoismo è scienza e come tale apre porte sempre diverse da ciò che costituisce il nostro sapere, arricchendo la nostra personalità.
Allora in noi sorgerà impellente il desiderio di agire e inizieremo a pensare che scegliere il lavoro giusto, svolgerlo con passione per produrre qualcosa di valido per noi e gli altri è probabilmente il modo migliore di stare in contatto con il nostro lato spirituale.
Basta questa semplice consapevolezza per cambiarci la vita!
Se, come dicono i taoisti, una scintilla di Shen universale si incarna in ognuno di noi al momento del concepimento, allora il compito di ogni essere umano, il nostro compito, deve essere continuamente quello del Cercatore che attraversa la vita tentando di inserirsi stabilmente nella sua Via, coltivando la sua scintilla di Shen e permettendo agli altri di fare lo stesso.
Allora, e solo allora, tutta l’umanità comprenderà che la nostra futura sopravvivenza e realizzazione è quella di cercare di promuovere l’idea che tutte le Vie devono diventare un’unica Via che tenda alla pace e alla serenità.
Perciò alla fase del fare deve corrispondere necessariamente una fase dell’essere se vogliamo dare il respiro e il colore della spiritualità alle nostre azioni quotidiane.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.