La natura essenziale dell’essere umano originario non ha né perversioni né corruzioni, ma, dopo una lunga immersione nelle cose, cambia facilmente; così ci si dimentica delle radici e ci si conforma alle apparenze. La natura essenziale dell’acqua ama la chiarezza, ma la terra la inquina. La natura essenziale dell’uomo ama la pace, ma i desideri abituali la danneggiano.
Soltanto i saggi possono lasciare le cose e ritornare a sé. Pertanto i saggi non usano la conoscenza per sfruttare le cose e non lasciano che i desideri distruggano la loro armonia. Quando sono felici non diventano agitati e quando sono tristi non sono angosciati senza speranza. Perciò non sono in pericolo nemmeno nei posti alti; sono sicuri e stabili.
Fare progetti seguendo buone idee è qualcosa che anche l’ignorante può apprezzare; compiere un’azione nobile seguendo le virtù dei saggi è qualcosa che anche l’inesperto può ammirare.
Ma mentre coloro che apprezzano sono molti, coloro che applicano sono pochi; mentre coloro che ammirano sono numerosi, coloro che mettono in pratica sono rari. Il motivo è che i più si afferrano alle cose e si legano al mondo...
La chiara serenità è la realizzazione della virtù. La flessibilità è la funzione della Via. La vuota calma è l’antenata di tutti gli esseri».
Ho voluto oggi, considerando quanto sta succedendo nel mondo, trascrivere questa piccolissima parte del “Tongxuan zhenjing” per comprendere quale via a ritroso avrebbe dovuto compiere la civiltà cinese all’epoca dei così detti “Stati combattenti” (453-221 a.C.) e quale via a ritroso dovremmo compiere noi, esseri del terzo millenio, per ritrovare la pace e l’armonia nella nostra vita di tutti i giorni e per il futuro dei nostri figli.
Cito brevemente un commento al libro da parte di Thomas Cleary:
«...I daoisti antichi impiegavano frugalità e moderazione non solo sul consumo dei beni materiali, ma in quello dell’energia vitale. La loro frugalità materiale era, oltre che una misura economica ed un gesto politico, il desiderio di non sprecare l’energia mentale in cose superficiali. Quindi questo atteggiamento poteva estendersi ad ogni tipo di attenzione, che è la focalizzazione o l’accumulazione dell’energia della coscienza. Se le stravaganze e gli eccessi venivano considerati distruttivi per l’individuo, erano considerati molto più dannosi per la società e per la natura. Si pensava che l’avidità fosse la causa principale dell’impoverimento e della distruzione dell’ambiente e dei suoi abitanti, nonché della frenesia della gente...”
Più attuale di così!
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