giovedì 26 giugno 2014

La raccolta delle patate

Articolo di Patrizia Vetri


Detto così, il titolo evoca immensi appezzamenti di terreno in cui sono all’opera, nella calura, schiere di extra comunitari sotto pagati tra il via vai dei trattori che caricano casse pesantissime piene del prezioso tubero. Prezioso perché, da quando Cristoforo Colombo (o chi per lui) ce lo ha portato come dono dalle Americhe, lo abbiamo adottato come ortaggio base di quasi tutte le cucine europee per la sua versatilità e le sue qualità organolettiche.
In pratica, dal gran ‘gourmet’ alla cucina casalinga, tutti fanno largo uso di patate.
Anche noi.
Però vorrei subito correggere l’immagine che ho evocato all’inizio di questo articolo.
Infatti, per la nostra raccolta, è stata sufficiente un’oretta di lavoro in due (Pino ed io), nel fresco della rugiada del mattino. Questo non solo per l’esiguità dell’appezzamento, ma anche per la miracolosa invenzione di Pino, che da tre anni abbiamo adottato con successo per la semina delle patate.
In verità, sembra l’uovo di colombo (ancora lui!), però non so in quanto lo conoscono. Si tratta di questo: il nostro terreno è più simile ad un bel blocco sapone Marsiglia che a terra vera. Cioè l’argilla di cui è composto non permette la sopravvivenza di alcuna pianta che produca alcunché di sotterraneo. Patate, carote, cipolle, ecc. sembrerebbero dunque proibite nel nostro orto se non fosse per l’idea luminosa germogliata nella fertile di Pino: seminiamo le patate nella paglia. Cioè: al momento opportuno stratifichiamo sul terreno un bel po’ di paglia, nella quale vengono poi inserite le patate da seme. 
Fatto.
Dopo qualche mese ‘voilà’. La patata ‘madre’, come la chiamiamo noi, si deteriora per dare vita a tante patatine figlie che poi noi deprediamo estraendole facilmente con una forca dalla paglia in cui sono adagiate come in una culla. Sono patatine più serene delle altre in quanto non hanno dovuto stressarsi facendosi strada a fatica nella terra. Sono patatine un po’ viziate, poco provate dalla vita, sono lì belle tonde e gialline che aspettano solo noi. Unico problema: dobbiamo raccoglierle piccolette dal momento che abbiamo dei concorrenti. E’ una gara contro il tempo. Infatti anche topi, talpe, larve, ecc. apprezzano di trovare le patatine belle pronte senza dover scavare. Così, se aspettiamo molto, troviamo i tuberi già intaccati da piccoli morsi di ogni tipo.
Beh, del resto in questa placida campagna padana c’erano prima loro, i topo, le talpe, le larve, ecc. e gli invasori siamo noi. Non c’è che una soluzione: l’anno prossimo semineremo più patate, così ce ne sarà per tutti.



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.