Fra
due mesi inizierà un nuovo anno scolastico e per l'occasione ho deciso di
trascrivere, sintetizzandoli, i miei appunti su di una lezione di Pino Ferroni,
appunti che risalgono a quando completavo il mio iter formativo di Conduttore
di Gruppi di Crescita Personale & Professionale facendo tirocinio in un
primo anno di Naturopatia Umanistica® & Bioenergetic-shen Treatment® presso
la Scuola di Formazione Professionale Kairos s.r.l. di Parma.
«Quelli
fra di voi che fanno la nostra Scuola
di Naturopatia Umanistica®, quella di Bioenergetic-shen
Treatment® e di Tocco Shen sanno quanti studi dovete fare non per
essere miracolati (inquantochè i miracoli non li sappiamo fare), non per
perseguire illusioni, ma per fare un serio lavoro atto aumentare le vostre
capacità percettive, per estendere la vostra coscienza e le vostre capacità di
ascolto empatico per poter essere di aiuto agli altri. Accogliere
significa abbandonare le nostre inveterate scuse di diffidenza, di reattività e
di rigidità ed aprirsi, farsi penetrare ad altre possibilità; distaccarsi
significa cercare la realtà oggettiva e, senza opporsi ad essa, arrendersi ad
essa per poterla migliorare o modificare con l’azione conforme, con un’azione
adeguata e proporzionata all’evento. Quando parlo di arrendersi, non parlo di
passività o, peggio, del farsi prevaricare dagli altri, ma di arrendersi a noi
stessi, di accettare, con la profonda umiltà che contraddistingue i veri
ricercatori, di dover continuamente cambiare i nostri assunti, le nostre
‘certezze’, anche se questo è un percorso a volte faticoso, a volte doloroso.
Sapere non è conoscere!
Questa
antica massima non deve mai essere dimenticata, anzi, deve diventare la
compagna della vostra vita perché la conoscenza non la si acquista con lo
studio o la speculazione mentale, ma solo, ed unicamente, entrando
direttamente, personalmente nell’esperienza, accettando tutte le possibili
implicazioni che il coinvolgimento personale può produrre.
E’
ovvio a questo punto, che per l’uomo essere distaccato ed accogliere significa
abbandonare tutti i comportamenti stereotipati e codificati, significa abbandonare
il falso dare e il falso prendere, che sono i modi classici dell’innamoramento
dietro i quali nascondiamo la nostra necessità di vedere soddisfatti i nostri
bisogni, per quel sentimento totale ed illuminante che è l’amore vero (...)
Accogliere significa essere essere aperti a considerare la possibilità di ogni
cosa, significa aver imparato ad attenuare l’ego, vincere l’attaccamento,
andare oltre la sublimazione e il narcisismo operando il distacco dai nostri
bisogni e dalle nostre abitudini comportamentali.
Lao-zi: «Solo chi accoglie dentro di sé tutto
ciò che è sotto questo Cielo, può diventare il Signore del mondo».
Vedete
come tutto si ricollega, come tutto ruota in circolo? Accedere al ricettivo;
essere distaccati dai bisogni e dalle aspettative; accogliere senza opporsi;
abbandonarsi all’esperienza personale: tutto ci riporta all’amore. Credetemi: è
solo una questione d’amore (...) Per fare questo bisogna entrare nel
pensiero positivo, nella percezione creativa, nella flessibilità e relatività
delle cose, dei fatti e delle persone che continuamente interagiscono
(inter-sono) con noi e noi con loro (...) Quando parlo del distacco, del non
voler possedere, del non aver aspettative spesso, chi mi ascolta, pensa che io
parli in modo ascetico, che intenda dire di rinunciare a tutto e di andare a
fare gli eremiti in qualche sperduta landa della Terra.
Scrive
Italo Calvino ne “Le città invisibili”: "...non sono le parole che comandano al
discorso, ma l’orecchio di colui che le ascolta”.
(...)
Perciò
dobbiamo cominciare a vedere in modo positivo tutti i fatti della vita, a
coglierne il senso vero ed anche, perché no, a cercare di migliorarli, non
distruggendo ogni volta tutto per ripartire da zero, ma partendo
dall’avvenimento stesso sul quale vogliamo intervenire, partendo da ciò che
egli già ci ha dato e dalle cose buone che esso indubbiamente contiene. La
notte più buia della nostra vita contiene comunque una certa quantità di luce.
Cogliere soltanto il buio non ci fa essere reali; cogliere la luce che il buio
contiene ci permette di intuire la strada lungo la quale muoverci con una certa
sicurezza, in attesa dell’alba (...)
Operare
il distacco significa non essere schiavi delle cose e delle persone, degli
status e dei condizionamenti sociali; il non attaccamento significa soltanto
che stiamo vivendo a contatto con i nostri sentimenti, con la nostra essenza
interiore, il nostro Shen; con la consapevolezza che la bellezza della vita è
un nostro fatto interiore che possiamo cogliere solo noi e che non dipende dal
mondo dell’avere o da altre persone, ma soltanto dal nostro mondo dell’essere,
di percepire e di percepirci...»
Blog di Rita Caprioglio
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