Mi raccontava Patrizia
che l’anno scorso, in uno dei periodici incontri con un gruppo di bambini di
dieci/dodici anni, ha chiesto che cosa pensavano che fosse l’anima.
Ne ha avuto le
risposte più precise che le sia mai capitato di sentire:
- «E’ la parte migliore
di noi»
- «E’ il posto dove
stanno le emozioni»
- «E’ Dio dentro di noi»
Possono esistere
definizioni migliori? L’Anima infatti è tutto questo. Non dovrebbe di
conseguenza essere la parte di noi a cui teniamo di più, quella di cui dovremmo
avere maggior cura, quella che dovremmo coccolare e accudire quotidianamente
con la migliore dedizione?
La spiritualità è
innata nell’Uomo ed è solo esplorandola che l’uomo può raggiungere uno stato di
benessere che null’altro gli può procurare.
Strumenti ne sono il
sorriso e l’atteggiamento aperto e sereno.
Essi non devono essere
la conseguenza, ma la causa della nostra felicità.
Un team di scienziati
finlandesi dell’Aalto University ha localizzato
cosa sentiamo nel nostro organismo in base alle diverse emozioni. Il risultato
dello studio, (ancora in corso di approfondimento) appena pubblicato sulla
rivista scientifica americana Pnas, è una vera e propria mappa dove
ad ognuna delle principali emozioni biologi e neuro-scienziati hanno associato i
distretti corporei che ne vengono colpiti. La ricerca è il frutto di un’analisi
condotta su oltre 700 persone di diverse nazionalità, in particolare
finlandese, svedese e taiwanese, che sono state indotte a provare svariate
emozioni (con l’impiego di racconti, filmati e immagini) e invitate poi a
riportare ciò che sentivano su una grafica dell’organismo, dove appunto
localizzare le zone coinvolte distinguendo tra quelle che sentivano attivate da
quelle che sembravano invece spegnersi. Gli scienziati hanno anche realizzato
che non vi sono sostanziali differenze tra le percezioni degli individui di
origine europea rispetto a quelle degli asiatici.
E questo incentiva
l’ipotesi sull’origine biologica delle emozioni e sulla loro indipendenza dal
linguaggio e dagli schemi di apprendimento.
Anche nel linguaggio
comune si usano termini come: rosso di rabbia, anima candida, verde
d’invidia, anima nera, scuro come il carbone.
Interpretarla è
semplice: quando un’emozione schiaccia il tasto on di una
determinata regione del corpo, essa è rappresentata da un colore caldo, il
rosso o il giallo, al crescere dell’intensità; quando invece ci
fa sentire spente o inibite alcune zone, ecco che queste
saranno tradotte in colori freddi, come il blu e l’azzurro.
Se anche il corpo si
colora, facciamo allora colorare la nostra anima riempiendo sempre i nostri
occhi di luce!
Anche un’emozione, che sembra più forte
di noi, è una nuvola che passa. Noi però siamo il cielo.
Thich Nhat Hanh
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