Perché l’essere umano fa così fatica ad
abbandonarsi?
Nella nostra
cultura l’abbandonarsi viene vissuto come perdere il controllo, essere alla
mercé dell’altro ed è per questo motivo che i popoli occidentali hanno
strutturato sempre più una rigidità comportamentale efficace a contenere il
desiderio di abbandonarsi, rendendolo un modesto tentativo di lasciarsi un poco
andare. Perché, per noi occidentali, la rigidità ha assunto il significato
(oltre che di capacità di controllare le emozioni) di forza, mentre in realtà,
come ci insegnano le arti marziali, la rigidità è sinonimo di debolezza, di
insicurezza e di fragilità. Chi è ‘radicato’ non offre presa, non può essere facilmente scalzato. Però, essere
radicati significa vivere il presente ed essere consapevoli del proprio mondo
emozionale e comprendere che tutti i miti di rigidità, che ci hanno ammannito
come modello di forza, sono serviti soltanto ad alienarci sempre più dalla
realtà e dalla capacità di provare emozioni, innescando il distruttivo processo
dell’ansia cronica.
L’abbandonarsi è
un’esperienza, non ci sono tecniche che insegnino il vero abbandono perché,
anche se negli esercizi ci abbandoniamo, apparentemente,
all’altro, in realtà noi dovremmo abbandonarci a noi stessi, mettendo alla
prova la nostra capacità di abbandonare le nostre resistenze, le nostre paure
per iniziare veramente la ricerca della pace interiore e della felicità.
Ecco
perché vi dico che l’abbandonarsi non è fatto di sofismi mentali, ma deve
essere necessariamente un’esperienza e che se non lo proviamo non possiamo
comprenderlo.
Dopo tanti anni
di lavoro su me stesso, io continuo ancora oggi a sperimentare nuove e più
profonde forme di abbandono ed ho da tempo compreso che quest’esperienza, come
tutte le altre esperienze dell’uomo, non ha veramente mai fine. Però, per
procedere, è necessario partire da qualche punto: la nostra prima esperienza di
abbandono.
Perché, per estendere lo stato di coscienza, non sono sufficienti i
pensieri o le parole: bisogna necessariamente passare attraverso l’esperienza
diretta e la consapevolezza di essa. L’abbandonarsi è un’esperienza personale
che si raggiunge per prove ed errori.
Come ci insegna l’esperienza, l’abbandonarsi viene spesso
vissuto come cadere, cadere verso il basso, cadere nel buio, sprofondare
dentro, scivolare all’indietro, perdere dagli orifizi, perdere l’interiore,
essere dominati, non sapere dove si va a finire, ecc.
Spesso l’abbandonarsi viene vissuto
come morte
Ecco perché,
prima di parlare dell’abbandonarsi è meglio parlare della nostra paura
inveterata di essere abbandonati che ci ha accompagnato, ci accompagna e ci
accompagnerà per il resto della vita se non ne diventiamo consapevoli e non
iniziamo la trasformazione.
Perché, se non avessimo paura di essere
abbandonati, a che cosa servirebbe questo viscerale bisogno di avere sempre
tutto sotto controllo?
La paura di essere abbandonati non si riflette solo su
determinati nostri modi di comportarci, ma si ripercuote su tutta l’unità
psicofisica dell’essere umano. «L’ho lasciata/o prima che lei/lui mi lasciasse»
non è un discorso così raro a giorni nostri, soprattutto nelle generazioni al
di sotto dei trent’anni.
Eleonora Luzi: movimento e armonia
Certe donne con
ventri scavati e tesi (è di moda!), certi uomini tutti di un pezzo, certe
schiene larghe che si muovono come monoblocchi di marmo, certi diaframmi
cronicamente contratti, certe respirazioni brevi e rapide che diventano
affannose appena sono sottoposte a modesti sforzi, indicano che abbiamo
strutturato una rigida difesa per vincere l’angoscia ed una delle angosce più
spaventose per l’essere umano è quella di non essere amato, di non essere
accettato e perciò di correre il rischio di essere abbandonato. E tutto questo
si è instaurato dentro di noi sin dall’infanzia perché dipende strettamente dal
rapporto figli-genitori.
Generalizzando, possiamo dire che quando mobilitiamo
il ventre contratto dell’uomo, egli entra in contatto con le sue emozioni;
quando mobilitiamo un diaframma contratto di una donna, essa entra in contatto
con il calore del suo ventre e della sua sessualità.
Ancora una
considerazione: quando parlo di acquisire la capacità di abbandonarsi, non
intendo assolutamente essere bravi nelle tecniche di rilassamento. Una persona
può essere perfettamente rilassata senza peraltro abbandonarsi, perché
l’abbandonarsi è un fatto esclusivamente interiore, mentre il rilassamento può
essere una situazione prevalentemente fisica.
Abbandonarsi è perciò una realtà psico-corporea
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