Noi siamo tutti quanti qui, voi ed io,
per fare un percorso verticale, un percorso verso l’interiore, verso il nostro
centro, ma continuamente ci troviamo portati alla periferia, all’orizzontale,
dalle nostre inconsce resistenze, paure ed angosce e questo avviene quando
abbandoniamo il mondo percettivo della mente creativa per entrare in quello
razionale della mente discorsiva. Allora, nell’orizzontalità, tutto ciò che noi
viviamo, tutto ciò che facciamo, è condizionato, subordinato direi, a
situazioni e comportamenti che poniamo al di fuori di noi e che addebitiamo, in
senso positivo, ma, più spesso, in senso negativo ad altre persone.
Il percorso
verticale invece ci porta alla consapevolezza che tutto parte da noi e che solo
noi, nel bene e nel male, siamo gli artefici della nostra vita, dei nostri
pensieri, delle nostre emozioni e sentimenti e che siamo noi stessi a creare
l’ambiente in cui viviamo e siamo sempre noi i creatori del nostro globale e
personale ecosistema sociale, relazionale ed affettivo.
Il percorso verticale è
diretto ed immediato; il percorso orizzontale è contorto e non porta da nessuna
parte. Però, da tempi immemorabili, l’uomo ha abbandonato la verticalità ed ha
abbracciato l’orizzontalità anche se non sappiamo quali siano state le vere
motivazioni di questo cambiamento. Inequivocabilmente, questa è la nostra
realtà quotidiana anche se da sempre, nei millenni, ci sono stati degli uomini
illuminati che ci hanno indicato la giusta via e questo ha permesso all’umanità
di non perdere la coscienza, ha fatto sì che la Via rimanesse impressa in
qualche angolo del nostro animo, pronta a rivelarsi a noi nello stesso istante
che ne sentiamo la necessità, che sentiamo la necessità di cambiare qualcosa
nella nostra vita perché essa si sta dimostrando vuota di stimoli veri e di
entusiasmo.
Iniziamo, qui, oggi, un’inversione di
tendenza e smettiamo di cercare la Via dove realmente non è (anche se c’è,
perché tutto è nella Via, anche la sua negazione) cioè nelle cose e nei fatti,
nelle codificazioni e nelle fedi e cominciamo a percepirlo, a ‘sentirlo’, nella
sua massima e, forse, unica manifestazione: nell’amore, in questa
manifestazione di altissima energia che permette all’uomo di entrare veramente
in contatto con essa.
Perché il Tao è amore incondizionato e
impersonale e basta.
L’amore abbraccia tutto e tutto
trascende, l’amore accoglie tutto e a tutto partecipa, l’amore contiene le
polarità energetiche del maschile e del femminile, del divino e del demoniaco,
del bene e del male, del bello e del non-bello.
Quello che vi sto dicendo io adesso lo
stanno dicendo da millenni gli illuminati ed i Buddha, i profeti ed i santi,
per questo è nato Cristo e questo è ciò che ha realizzato San Francesco.
Ciononostante continuiamo ciecamente a
cercarlo da tutte le parti, escluso che nell’amore: la sua luce.
L’amore non abita nelle chiese, nei
monasteri e nei templi, ma in ogni essere umano e in ogni manifestazione della
Natura e del Creato come scintilla che tutto vivifica, nutre, porta a
compimento e trascende: lo
Shen Celeste.
Ma, oggi, anche l’amore è diventato una
cosa commerciale, un esercizio di ragioneria, un bilancio a profitti e perdite,
una partita doppia dare/avere, un semplice gioco di contropartite valide a
soddisfare i nostri bisogni, uno scambio dove la moneta che usiamo è il bisogno
di conferma, di accettazione, di riconoscimento e di sicurezza. Questi
meccanismi sono le prime cose che dobbiamo spazzare via dal nostro cuore, dal
nostro modo di vedere il mondo degli affetti e delle relazioni.
L’amore è
semplicemente dare quello che in quel momento si ha disposizione, si è in grado
di dare, senza sforzarsi, senza pensare se è sufficiente, se l’altro sarà
soddisfatto, che cosa si aspetta da voi e in che modo vi ricambierà. Quando
ricevete amore abbandonatevi ad esso, lasciatelo penetrare dentro di voi senza
porvi altri pensieri che non sia quello di prendere a piene mani e di gioirne
e, se abbandonerete le vostre aspettative e tutte le altre, infinite,
masturbazioni mentali, vi accorgerete della ricchezza inestimabile che si
nasconde dietro ogni piccolo gesto, dietro una semplice parola.
Dare con
semplicità e ricevere con abbandono significa utilizzare la mente creativa ed arricchirsi
sempre, sia nel dare, sia nel ricevere e solo l’atteggiamento positivo e
l’annullamento dei giochi mentali possono non farvi perdere l’ennesima
occasione per entrare nel mondo percettivo e di cogliere la realtà esistenziale
del qui ed ora.
La luce che rischiara il nostro interiore
è l’amore, questa divina capacità di rinnovarsi continuamente nel confronto con
gli altri, di imparare ogni volta a morire ai nostri bisogni egoistici e
aggressivi per rinascere, un istante dopo, con la comprensione e l’accettazione
dei bisogni degli altri.
Questo è il percorso verticale che porta all’amore,
alla comprensione di che cos’è l’amore e, conseguentemente, alla capacità di
viverlo pienamente. L’amore non è un prodotto della mente, non contiene il
meccanismo dell’opporsi e del resistere. L’amore è un prodotto di tutto il
nostro essere, corpo-mente-spirito, che ci chiede una semplice, unica cosa: la
resa incondizionata a noi stessi, alla nostra capacità di farsi penetrare, di
essere disposti a cambiare continuamente il nostro modo assuntivo, di provare
la pienezza del vuoto.
Essere vuoti e pieni contemporaneamente sembra un
paradosso, invece è solo un’esperienza, un vissuto. E’ una strada che sembra
non finire mai, che non ti dice a che punto sei del percorso, che non ha
riscontri razionali, eppure, un giorno, improvvisamente ed inaspettatamente,
arrivi all’ultimo esercizio, alla conoscenza, alla consapevolezza: sei con una
persona è quella persona è te stesso. Allora l’Io e l’Altro non esistono più,
sono una persona sola e, contemporaneamente, due individualità distinte ed
autonome che non si oppongono più l’una all’altra, ma si integrano in un tutto
unico, al di là di ogni individualismo e di ogni dicotomia.
Genericamente, la
sensazione che si prova, che tutti provano,
è di stupore, il meraviglioso stupore dell’essere interi, sempre e
comunque, uno e diecimila, diecimila ed uno e si comprende infine che non
esistono più il dare e il ricevere, il fare e il non fare, il dovere e il
volere, l’uno e il due; che non esistono e non sono mai esistiti.
Quel giorno comprenderete che non
sarete mai più soli e che in realtà non lo siete mai stati.