Negli ultimi miei cinquant’anni di ricerca spirituale ho incontrato tante persone che come me cercavano la loro Via, ma spesso ho notato che esisteva in loro una grande confusione dialettica e semantica sulla parola spiritualità, spiritualità che veniva spesso confusa con la parola religione.
Religione e spiritualità sono due cose completamente differenti, a volte addirittura agli antipodi. La prima differenza che balza immediatamente agli occhi tra spiritualità e religione è che “spiritualità” è un concetto unico ed universale mentre “religione” ha innumerevoli espressioni e credo. Oggi, purtroppo, vediamo spesso che la religione viene usata anche per le così dette “pulizie etniche” che non contemplano certamente la spiritualità; per contro un essere molto spirituale può non aderire a nessuna fede in particolare. Però, quando noi ci poniamo domande esistenziali sul mistero e il significato della vita, immancabilmente le varie culture religiose ci rispondono che dobbiamo credere, che dobbiamo avere fede in ciò che propongono.
Etimologicamente, la parola fede è definibile come l’adesione a un messaggio o un annuncio fondati sull’accettazione di una realtà invisibile, la quale non risulta cioè immediatamente evidente, e viene quindi accolta come vera nonostante l’oscurità che l’avvolge. La fede consiste pertanto nel ritenere possibile quel che ancora non si è sperimentato o non si conosce personalmente.
Rispetto alla spiritualità, fondata sulla certezza consapevole della propria esperienza evolutiva, la fede prende quindi dagli altri, ovvero dal di fuori, i propri contenuti, come avviene ad esempio nelle religioni rivelate che attingono le loro dottrine da una data rivelazione. Questo concetto di fede ci sta accompagnando da millenni, perché l’uomo ha sempre cercato fuori ed oltre di sé le risposte a domande che hanno come unica risposta un qualcosa che giustifichi e trascenda il processo di causa ed effetto, di vita e di morte. Infatti la religione professa un “credere” in una teoria preconfezionata, mentre la spiritualità presuppone soltanto ed esclusivamente una ricerca interiore, non ha domande a cui dare risposte, preghiere a cui affidarsi, riti a cui aggrapparsi.
La ricerca spirituale è un’esigenza che molti di noi hanno sentito nascere dentro, in modo sempre più impellente, per uscire dal messaggio della nostra società che la felicità è esclusivamente possedere, per abbracciare invece il concetto che la felicità è essere: essere inseriti nella natura che ci circonda, essere inseriti nello stupore del sorgere e tramontare del sole, dell’onda del mare che volge senza posa, dei colori dei fiori primaverili, dei colori accesi dell’autunno, dell’abbagliante biancore dell’inverno. Spiritualità è cercare di onorare la vita creando armonia, prima dentro di noi che negli altri, eliminare le lamentele, la rabbia, l’odio, l’invidia in modo che l’atmosfera, il “campo” intorno a noi possa far volgere al sorriso, alla gratitudine, all’amore. Questa è l’ecologia di cui ha bisogno oggi questo nostro povero pianeta martoriato dalle guerre, dall’egoismo e dall’indifferenza verso gli altri e verso il pianeta stesso. Il pensiero daoista ci ha dato, già migliaia di anni fa, un esempio da seguire valido per ogni epoca ed ogni età, un esempio semplice e, proprio per la sua semplicità, purtroppo difficile da considerare valido per la stragrande maggioranza delle persone del nostro tempo.
Ideogramma di ‘De’
la Virtù del Dao
L’ideogramma ci dice che l’uomo può camminare (carattere di sinistra) seguendo la giusta via (carattere in alto) solo ascoltando il suo cuore che concepisce il piano della spiritualità e si adegua ad essa
Abbandoniamo allora il concetto di religione, che ci divide, che ci fa diversi, che a volte ci fa nemici ed abbracciamo la spiritualità che, connettendoci con noi stessi e con la nostra meravigliosa fragilità umana, ci unisce anche agli altri, e con tutto ciò che ci circonda, con rispetto, con consapevolezza, con gioia, senza bisogno di rituali, di preghiere, di amuleti, di fantasie. Quando smetteremo di pensare che possiamo risolvere le cose solo pregando e coltiveremo la spiritualità, quel sentimento di appartenenza con tutti e tutto, essa ci spingerà inevitabilmente a voler dare anche noi il nostro contributo e la nostra gratitudine verso la vita, verso il mondo e verso l’intero creato.
Ideogramma di Ci - Compassione
Quando il nostro cuore (carattere in basso) è libero da legami d’interessi (rappresentati da fili di seta (carattere mediano) allora il nostro agire in aiuto agli altri è autentico
Allora in noi sorgerà impellente il desiderio di agire e inizieremo a pensare che scegliere il lavoro giusto, svolgerlo con passione per produrre qualcosa di valido per noi e gli altri è probabilmente il modo migliore di stare in contatto con il nostro lato spirituale.
Basta questa semplice consapevolezza per cambiarci la vita!
Se, come dicono i daoisti, una scintilla di Shen universale si incarna in ognuno di noi al momento del concepimento, allora il compito di ogni essere umano, il nostro compito, deve essere continuamente quello del cercatore che attraversa la vita tentando di inserirsi stabilmente nella sua Via, coltivando la sua scintilla di Shen e permettendo agli altri di fare lo stesso. Allora, e solo allora, tutta l’umanità comprenderà che la nostra futura sopravvivenza e realizzazione è quella di cercare di promuovere l’idea che tutte le Vie devono diventare un’unica Via che tenda alla pace e alla serenità.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.