Questa mattina, dopo avere ascoltato il mio collega Enzo che,
commosso, condivideva in gruppo l’emozione suscitata in lui dalla lettura delle
pagine iniziali dell’ultimo libro di Pino Ferroni “L’ennesimo commentario al
Daodejing” e dopo aver fatto altrettanto anch’io, eccomi qui a condividere con
voi il mio “emozionato” pensiero.
La storia “L’Esploratore” che Pino Ferroni riporta e ricorda
nelle prime pagine del libro, mi ha immediatamente riportato ai primi tempi in
cui lo conobbi e anche io intrapresi un percorso, una via.
Da allora sono trascorsi vari anni e una decina di suoi
libri sotto i miei occhi.
In questo ultimo libro riconosco il maestro taoista e l’uomo
Pino, diventati oramai Uno grazie all’alchimia compiuta nel tempo, dal tempo e
da un uomo che ha saputo cogliere in ogni aspetto dell’esistenza un’occasione
per fare ritorno a se stesso, alla sua interiorità, alla sua Essenza.
La sua umanità, unita all’entusiasmo e alla semplicità nel
parlarci delle sue comprensioni riguardo al testo di Lao-zi, mi ricorda che
quando avevo vent’anni pensavo che vivere pienamente la vita significasse aver
fatto tante cose in breve tempo, mentre ora semplicemente VIVO.
Trovo appropriato citare, proprio oggi che ci ha portato il
vino fragolino da lui prodotto per la prima volta, ciò che scrive a pagina 83
del suo libro: “L’interiorità è come il vino: più lo curi, dandogli il tempo di
esprimere la sua fragranza, e più diventa speciale e di valore.”
Credo che, con questo libro, Pino Ferroni abbia condiviso il
suo vino con tutti noi.
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