lunedì 18 maggio 2015

Scendere verso il cielo di Sara Tancredi


Questo scritto nasce dall’incontro tra l’esperienza del percorso personale di Sensibilizzazione Emozionale® e le mie conoscenze pregresse in ambito psicologico e psicoterapeutico.
Devo ammettere che dopo anni di studi, grazie al massaggio Shen unito a pratiche di Mindfulness, ovvero di consapevolezza, sto finalmente comprendendo quello che Anzieu, psicoanalista francese, descriveva con il concetto di “Io pelle”. E’ una sensazione strana quella di percepire che la mente risiede nel corpo e, credetemi, fare la psicologa non aiuta!
Spesso nella società in cui viviamo, nella cultura in cui viviamo, nel ruolo che ricopriamo, siamo abituati ad identificarci così tanto con il pensiero! Facciamo lunghi discorsi e lunghissimi dibattiti per cercare di capire razionalmente il punto di vista nostro e altrui, per cercare riconoscimenti da parte delle persone che vivono intorno a noi. Questo perché per primi siamo noi a non riconoscere noi stessi.
“Io pelle” si riferisce al senso di sé di un individuo, al percepirsi corporalmente e psicologicamente come individualizzato, separato dal mondo esterno ma degno di essere accettato e amato, con una costanza interna e una memoria che garantiscano la continuità nel tempo e nello spazio.
Secondo Anzieu, il riconoscimento e il soddisfacimento dei bisogni del bambino da parte della madre o di chi si prende cura di lui nei primi anni di vita, (bisogni di nutrimento, di cura, di protezione e affetto) in modo amorevole e sincrono, permetterebbero al bambino di creare una base corporea di costruzione dell’Io, che funge da radice e va di pari passo con la costruzione psicologica. La pelle rappresenta il più grande organo di senso che abbiamo, delimita tutti gli estremi dello spazio che occupiamo fisicamente, ci dà una percezione del nostro confine. La pelle permette il contatto con l’esterno: permette allo stesso tempo a ciò che è all’interno di non diffondersi all’esterno e a ciò che è all’esterno di non invadere l’interno.
foto da Ellinikà
Se una persona ha vissuto esperienze di tocco affettuoso, protettivo e sincrono con chi si è preso cura di lei, allora svilupperà un senso di sé positivo che faciliterà la sua separazione e la sua individuazione come persona autonoma, integra e in grado di prendersi cura a sua volta di se stessa e degli altri.
Questa base corporea e mentale sarà inevitabilmente connessa alla parte spirituale perché inserita in una danza armonica e interdipendente con le altre persone e con la vita stessa.
“Scendere verso il cielo” indica quindi un processo che parte dalle convinzioni e dai pregiudizi che abbiamo a livello razionale e che scende verso le sensazioni corporee per costruire quell’“io pelle” tanto importante per varcare le porte del cielo dello spirito.
Solo andando verso il basso possiamo aspirare a salire verso l’alto, crescere, creare, realizzare.
L’affermazione di sé passa da qui, dal sentirci bene nella nostra pelle, che non limita ma delimita, che non isola ma che mette a contatto, che non divide ma che apre canali profondi di comunicazione.
La comunicazione efficace e la costruzione di relazioni armoniche possono avvenire solo se ci percepiamo differenziati, riappropriandoci del piacere di stare nella nostra pelle. Contatto che non divide ma che apre canali profondi di comunicazione.

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