Certo che ho sentito. Ho sentito il tuo scorrere e il mio correre.
Lo scorrere nelle tue parole il cui significato ora non ricordo, il pulsare del mio cuore lento, ma sempre più forte e intenso, le orecchie calde e negli occhi una scintilla, e dentro, un po’ più lontano, in profondità, la parola Ming.
Poi la domenica.
Ancora un volta vederti tra l’opera di una vita e un’opera per la vita, lo sforzo di un messaggio dall’eco eterno.
Il mio dolce sorridere dentro nel vedere il tuo non stare mai fermo pur restando fermo. Poi a pranzo, il tuo raccontare di come poti le cime per irrobustire e infoltire il centro, il basso e i lati. E del mettere al buio per far fiorire. Risposte a domande che non conoscevo ma che avrei voluto farti da tanto.
Poi di nuovo il lunedì. E di nuovo il tuo scorrere e il mio tenere.
Poi il pianto, rosso, dolce fuoco. Non riesco a smettere di piangere!
“E’ Tao?”
“Sì. Che corde ti tocca?”
Non lo so.
Ho sentito il tuo scorrere e il mio tenere, uno scorrere dentro di te, nelle tue parole, ma anche dentro di me.
“Io parlo d’amore”
Cosa? Un boato lontano. Poi Rita, l’abbraccio e lo sciogliersi. Poi nuovamente solo.
Il parcheggio, il cancello. Il silenzio. E il pianto come una cascata.
E poi una eco: "Che corde ti tocca?" Dal pianto, nasce qualcosa. Un fondersi di pianto e riso.
Poi il boato lontano in un lampo diventa un tuono!
Ecco cos’è! Sono felice! E’ amore! Ovvio, semplice! Come ridere. E ridere! E ridere, ridere, ridere...
Il diaframma, il respiro, il tuono in una risata infinita! Una risata che unisce il cielo e la terra e il mio passato a questo momento. Sono a casa. Sono vita che vibra in una risata fragorosa. Poi il progressivo placarsi tra improvvisi sussulti di risata, dolci assestamenti. Poi il sorriso in un lago ancora mosso, ma tiepido e sorridente.
“Tao. Che corde ti ha toccato?”.
Ho sentito lo scorrere. E nello scorrere ho riso! E nel ridere vibrava un grazie che ora sorride e non corre.
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