mercoledì 22 giugno 2016

Sul concetto di Tao

«Esiste una simultaneità di essere e non-essere, un Principio perennemente attuale, indefinibile, senza nome, calmo e nascosto, solitario e privo di mutamento, increato, realtà immobile non-agente, emittente di un Principio animatore, scaturigine primordiale di Cielo e Terra, Essenza Misteriosa che l’uomo ha chiamato Tao, grandezza che ci si sforza di comprendere, Principio agente eterno e inesauribile, anteriore a Shang-Di, il Signore del Cielo. Generatore di Tutto-Sotto-il-Cielo, Femmina Misteriosa umile e cedevole come l’acqua ed eterna, inesauribile madre delle cento specie e delle diecimila creature. Umiltà e semplicità di chi ha un Nome che ha radice nel Senza Nome: questi due hanno la stessa estrazione anche se di nome diverso ed insieme sono detti mistero, mistero del mistero, porta che si apre sull’ultimo arcano». (Daodejing di Lao-zi)
Dal mio libro “Energetica cinese”:
«Probabilmente, già dalla preistoria, gli uomini di medicina cinese avevano visto il corpo umano (e tutto il creato, visibile e non visibile) soltanto come una delle tante manifestazioni dell’Energia Vitale Primigenia e non esclusivamente come una struttura molecolare. E’ importante cominciare a comprendere il pensiero cinese partendo da questo fondamentale concetto: tutto, nell’Universo, è energia; la materia è soltanto uno degli aspetti (più condensati) di essa. Partendo da questo postulato, materia ed energia sono soltanto una distinzione duale, creata principalmente dai sensi dell’uomo, di un’unica energia che è comunemente chiamata, dai cinesi, Soffio (Qi) e che, nel Vivente, si manifesta come Energia Vitale. Queste due apparenti manifestazioni sono consequenziali e nello stesso tempo contrapposte, legate da un inarrestabile, continuo, processo dinamico di flusso e di trasformazione l’una nell’altra. Io penso però che non sia possibile comprendere veramente il pensiero cinese se non si esaminano gli ideogrammi delle varie fasi di questo dinamismo binario, i trigrammi, i diagrammi Ho Tu e Lo Shu, ecc., schemi delle varie espressioni energetiche che si incontrano in Natura e nell’Uomo, differenziazioni dialettiche di quell’unica Energia di Vita, emanazione diretta dello Shen».



Il Tao che si può nominare non è il Tao Eterno... Tutto va in frantumi; abbiamo appena aperto il Daodejing, siamo soltanto alla prima riga, e già tutte le nostre certezze sono messe tragicamente in discussione, annientate: «Il Tao che si può nominare non è l’Eterno Tao». Se non è nominabile, se non possiamo dargli un nome, come possiamo pensarlo, come possiamo definirlo? Senza-Nome va al di là della possibilità della mente di concepirlo, anche solamente di pensarlo. Un Koan irrisolvibile. 
Infatti il Tao si rivela come una rappresentazione simbolica del mondo e, sul piano umano, come una percezione, una comprensione diretta della vita. Entrare nel Tao è un’esperienza intuitiva in quanto cancella ogni distinzione tra l’oggetto e il soggetto, tra l’Io e il non-Io.
Attraverso il linguaggio possiamo apprendere in via lineare. Il Maestro occidentale fa sì che ogni giorno l’allievo acquisisca qualcosa. Il Maestro taoista non si preoccupa di trasmettere all’allievo un sapere, ma di insegnarli ad essere, spezzando la logica delle relazioni fra le parti e delle parti col tutto. 
Dice una massima taoista: «Il buon allievo ogni giorno perde qualcosa».
In occidente pensiamo che con il linguaggio si possa esprimere tutto, basta rispettare la triade soggetto-verbo-complemento oggetto, dove il soggetto è il fulcro della frase. Il taoista invece è alle prese ogni giorno con il concetto: «Come posso esprimere l’inesprimibile?». A questo stadio la costruzione lineare del pensiero non definisce più nulla.
E’ vero, come dice F. Capra, che è più facile cogliere la rappresentazione della realtà che non la realtà stessa.
Dal mio libro: “L’Ennesimo Commentario al Daodejing”:
«Il linguaggio lineare dialoga con la nostra mente, poi con il nostro cuore; il linguaggio intuitivo dialoga immediatamente con il nostro cuore e successivamente diventa consapevolezza, viene acquisito dalla coscienza. Una delle fondamentali caratteristiche e capacità dell’Uomo è quello del saper dare un nome ad ogni cosa e, in effetti, i nomi sono utili strumenti per definire e sistematizzare il mondo delle cose, cose che nascono proprio grazie al fatto che ad esse è stato dato un nome. Non possiamo percepire l’universo nella sua realtà ultima perché lo abbiamo ridotto ad un universo di cose ‘nominate’. Infatti le cose emergono alla consapevolezza solo nell’atto in cui le nominiamo. Ma se non possiamo dare un nome al tao come possiamo acquisirlo consapevolmente, come possiamo sistematizzarlo nella nostra mente? Noi viviamo in un mondo ‘nominato’, il Senza-Nome è l’indifferenziato, l’unità primordiale, inconcepibile dalla mente razionale. Può essere solo intuito, percepito, ma certamente non definito. In ultima analisi, il Senza-Nome è la somma delle percezioni di ogni essere umano, milioni di pensieri che non alterano la sua realtà ultima e indifferenziata. Un Vuoto che tutto contiene senza scalfirne l’omogeneità. Il Senza-nome si colloca perciò al di là dell’universo dei nomi, è l’esistenza che trascende la capacità di definizione delle parole».
Riprendendo quanto già scritto sopra:
«… Umiltà e semplicità di chi ha un Nome che ha radice nel Senza Nome: questi due hanno la stessa estrazione anche se di nome diverso ed insieme sono detti mistero, mistero del mistero, porta che si apre sull’ultimo arcano».
Perciò possiamo affermare, senza peraltro risolvere il mistero, che il tao con il nome e quello senza nome sono complementari e solo grazie al Tao col nome che possiamo cercare di comprendere il Tao senza nome. Perché solo vivendo nel mondo della percezione, delle manifestazioni, delle cose possiamo cogliere profondamente l’ineffabile Mistero dell’Origine che non ha origine e che non è Origine. 
Lao-zi sembra dirci: «Vivi nel mondo, ma non essere limitato dal mondo».


La Porta di tutti i Misteri è riuscire a tenere insieme queste due realtà, aprendoci alla comprensione del Cuore nel Cuore.

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