lunedì 12 gennaio 2015

“Il saggio e l’indovino” tratto da “Racconti dei saggi taoisti” di Pascal Fauliot post di Rita Caprioglio


Lie-zi studiava da molti anni con il venerabile Hu. Un giorno andò a trovarlo e gli disse: “Maestro, vengo a prendere congedo. Ho incontrato un saggio più avanti di voi sulla via del Dao e vado a studiare con lui”.
“Molto bene, rispose il vecchio Hu con un lampo divertito negli occhi “E chi sarebbe questo gran saggio?”
“Si chiama maestro Qi. E’ indovino e mago. Ha dei poteri immensi: guarisce le malattie, prevede il futuro e arriva perfino a predire il giorno e l’ora della nostra morte!”
“Meraviglioso! Sarei molto lieto di incontrare questo grande maestro e approfittare anch’io del suo sapere. Me lo presenteresti?”.
L’indomani Lie-zi tornò dal suo maestro con il famoso indovino che indossava tutto l’armamentario della sua carica: il berretto ornato di specchi, la cappa gialla ricamata a trigrammi e la spada magica. Finito l’incontro, Lie-zi riaccompagnò in strada il mago. Questi gli disse:
“Il tuo maestro è gravemente malato. Se non viene curato come si deve, non supererà la settimana. Tornerò domani per tentare una cura di cui detengo il segreto. Tuttavia non sono certo del risultato, poiché il suo stato è davvero preoccupante”.
Lie-zi tornò di corsa dal maestro Hu e, tutto spaventato, gli riferì le parole dell'indovino. Il vecchio saggio fu scosso da un’immane risata e disse:
“Io manifesto solo quello che voglio far vedere. Gli ho nascosto la mia energia vitale e lui mi crede sull’orlo della morte. Aspettiamo domani e vedrai che bella sorpresa avrà il tuo mago!”
Quando, l’indomani, l’indovino entrò dal vecchio Hu, cacciò un grido e scappò via di corsa. Il saggio disse allora al discepolo:
“Raggiungilo e chiedigli che cos’ha!”
Lie-zi rincorse il mago e lo pregò di spiegargli il suo comportamento. Tremando dalla testa ai piedi, quello balbettò: “Non capisco, non ho mai visto una cosa del genere… Ieri era moribondo, e oggi mi è parso di vedere un drago che mi saltava addosso. Era spaventoso”.
Lie-zi tornò dal maestro e gli ripetè le parole dell’indovino. Sollevando le sopracciglia muschiose, il venerabile Hu sospirò: “Gli sono apparso nel mio stato di perfetta unione con il Dao, il Grande Vuoto, l’Origine insondabile di tutte le cose. E al tuo sommo maestro son venute le vertigini!”
Questa storia taoista fa nascere in me pensieri e riflessioni. 
In passato quante volte, come Lie-zi, ho rincorso chimere e illusioni quando, nel mio percorso evolutivo, mi sono trovata difronte ad ostacoli che avrei preferito sorvolare? E per sorvolare una difficoltà come si può fare? Si può imparare a volare mettendo delle ali fatte di illusioni, di sublimazioni, di “storie” ben raccontate a cui credere ciecamente, lasciandosi sedurre ed abbagliare dalle sopravvesti di chi le racconta, quando non da sé medesimi. 
Ci si può altresì, come Lie-zi, affidare a maghi e indovini, che oggi come allora continuano a far presa su quella parte bambina di noi che reclama a gran voce: “Voglio tutto e subito!”
Quante volte, credendo oramai di aver capito tutto, mi sono trasformata in quel bellissimo fiore di nome Narciso? (“Chi conosce dieci cose sulla verità, pensa di sapere tutto, chi ne conosce cento sa di non sapere nulla” Lao-zi). 
Quante volte ho chiuso le orecchie difronte a parole dure ma autentiche, preferendo ascoltare quelle di abili imbonitori? (“La parola autentica non è seducente, la parola seducente non è autentica” Lao-zi).
Onestamente, avendo avuto dapprima la fortuna di vivere parecchi anni con una nonna contadina che ha saputo trasmettermi con il suo esempio un forte senso di realtà e seguendo in seguito e tuttora gli insegnamenti di un maestro taoista della Scuola della Realtà Completa (Pino Ferroni), non sono state molte le volte in cui mi sono lasciata fuorviare del tutto dalla “mente errante”. 
Altrettanto onestamente e con dispiacere, mi è capitato di conoscere persone come il maestro Qi, che pensano di essere così potenti e sensibili a livello energetico, da sputare sentenze (la maggior parte delle volte negative) sulle altre persone, tranne poi spaventarsi difronte a manifestazioni realmente energetiche. Talune persone, invece, con una mente brillante, ma instabili emotivamente, non sono riuscire a concretizzare dei reali e utili cambiamenti per migliorare la qualità della loro vita. 

E che dire del maestro Hu?
Innanzitutto nel testo, il maestro Hu è spesso descritto come un vecchio saggio quasi a voler sottolineare che la vera saggezza è compagna della vecchiaia, così come dovrebbe essere secondo l’Ordine naturale delle cose; il cammino è lungo e la vita stessa, nel momento in cui abbiamo raggiunto una buona dose di consapevolezza, è una grande maestra. Essere saggi vuol anche dire “essere flessibili”, saper mutare insieme alle circostanze, prendendo esempio dalla Natura e mantenendo nel contempo un centro saldo e forte, cioè aver raggiunto quella condizione detta ”sbarra di ferro nel cotone”. 
E quando maestro Hu si presenta a maestro Qi come un drago, possiamo pensare che il colore del drago sia il colore nero, in quanto il Drago Nero, nell’Alchimia Spirituale taoista, appare a Nord, nell’età della saggezza.
E, azzardando, visto che non abbiamo modo di conoscere l’ideogramma che definisce Hu, se fosse lo stesso Hu di tigre, saremmo allora in presenza di un maestro che ha realizzato in se stesso la perfetta unione di Drago e Tigre, di maschile e femminile?
Lasciamo scorrazzare liberamente i nostri Hun. 
Hu è anche, nel Qi Gong dei Sei Suoni, il suono che corrisponde a milza- stomaco, per cui al centro.
E cosa pensare delle sue sopracciglia muschiose?
Le sopracciglia in medicina cinese danno informazioni circa la costituzione e la vitalità fisica di una persona e il muschio ci riporta ancora una volta al nord, ma anche all’acqua e alla vita, che nasce nell’acqua. 
Corsa finita!
                                                                                                                       Rita Caprioglio

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