venerdì 20 maggio 2016

I Tre Cuori - Un racconto di Veronica D'Onofrio

Storia di un Maestro e del terzo allievo
Un giorno non molto lontano, il saggio “Maestro del cuore” convocò tre dei suoi allievi per fargli il dono più grande che un Maestro avesse mai fatto fin dai tempi più remoti. Se anche il lettore troverà difficile comprendere come il Maestro abbia potuto offrire per tre volte quell’immenso dono, lo scrittore, fisicamente presente agli eventi, gli chiede di sospendere giudizi di ordine scientifico e matematico e apprendere quanto segue con l’orecchio assoluto dell’animo.

Il primo cuore
Il saggio Maestro del cuore convocò il suo primo allievo, il più scrupoloso di tutti i suoi allievi e lo accolse dicendo:
- Ecco, con la tua scrupolosa disciplina ti sei meritato in dono il mio cuore, prendilo! Tutto ciò che potevo insegnarti te l’ho insegnato, tutto ciò che potevi apprendere lo hai appreso, ora ti offro ciò che ho di più prezioso, senza il quale un Maestro non è più tale, è tuo, fa solo in modo che il suo battito non cessi perché esso è infinito nelle giuste mani -
L’allievo accolse il dono con grandi cerimonie, ringraziò il Maestro più e più volte, s’ inchinò, si prostrò e infine si congedò dal Maestro.
Una volta a casa l’allievo ordinò ai suoi servitori di trovare lo scrigno più bello e lussuoso mai costruito dagli artigiani dei due mondi e, una volta trovato, vi ripose il cuore del maestro ancora pulsante. Poi però, pensò che non bastava, che qualcuno avrebbe potuto rubarlo, allora ordinò ai suoi servitori di trovare la cassapanca più bella e preziosa costruita dagli artigiani dei due mondi e lì vi ripose lo scrigno che custodiva il cuore ancora pulsante. L’allievo scrupoloso ebbe cura di chiudere bene a chiave la cassapanca e ripose la chiave in un posto che solo lui conosceva e in cui nessuno avrebbe potuto trovarla. Passarono gli anni e l’allievo scrupoloso si dimenticò del Maestro, venne la vecchiaia e si scordò dove aveva riposto la chiave e il cuore del Maestro cessò di battere.


Il secondo cuore
Il saggio Maestro del cuore convocò il secondo allievo, il più capace di tutti i suoi allievi e lo accolse dicendo:
- Ecco, con la tua capacità e il modo attivo con il quale tramandi i miei insegnamenti, ti sei meritato in dono il mio cuore, prendilo! Tutto ciò che potevo insegnarti te l’ho insegnato, tutto ciò che potevi apprendere lo hai appreso, ora ti offro ciò che ho di più prezioso, senza il quale un Maestro non è più tale, è tuo, fa solo in modo che il suo battito non cessi perché esso è infinito nelle giuste mani -
L’allievo accolse il dono con immensa riconoscenza, ringraziò il Maestro più e più volte, promise che avrebbe tramandato gli insegnamenti ricevuti a più persone di quante il mondo intero avrebbe potuto contenere e infine si congedò dal Maestro.
Una volta a casa l’allievo ordinò ai suoi servitori di trovare lo scrigno più bello e lussuoso mai costruito dagli artigiani dei due mondi e, una volta trovato, vi ripose il cuore del Maestro ancora pulsante, poi collocò lo scrigno ben in vista nel punto più bello e luminoso di tutta la casa, convocò più uomini di quanti la stessa casa avrebbe potuto contenere e mostrò il sacro dono a tutti. Fece così per molto tempo, organizzò ricevimenti e feste regali e mostrò il cuore nel suo scrigno a quante più persone poté. Poi però, arrivò la povertà e non poté più permettersi ricevimenti e feste regali e la gente cessò di frequentare la sua casa. Passarono gli anni e l’allievo capace si dimenticò del Maestro, venne la vecchiaia e rifiutò di ricevere quelle poche persone che venivano ancora per vedere lo scrigno in cui era custodito il cuore e il cuore del Maestro cessò di battere.
Il terzo cuore
Il saggio Maestro del cuore convocò il terzo allievo, il più timido ma sensibile di tutti i suoi allievi e lo accolse dicendo:
- Ecco, la tua timidezza ti ha penalizzato nel tramandare i miei insegnamenti, ma il tuo animo sensibile ti ha ben predisposto a parlare di me con chi più ne aveva bisogno! Tutto ciò che potevo insegnarti te l’ho insegnato, tutto ciò che potevi apprendere lo hai appreso, ora ti offro ciò che ho di più prezioso, senza il quale un Maestro non è più tale, è tuo, fa solo in modo che il suo battito non cessi perché esso è infinito nelle giuste mani -
L’allievo prese il dono del Maestro fra le mani, lo visionò e si sciolse in un mare di lacrime calde. Poi si asciugo con i gomiti gli occhi avendo cura di non fare sobbalzare il cuore pulsante che aveva tra le mani, si ricompose e con la voce vibrante e gli occhi puliti disse:
- Maestro, accetto il tuo dono che ora vedo tra le mie mani e posso sentirne il peso, più pesante del mondo intero e più leggero di una piuma al tempo stesso, ma te lo restituisco, perché questo dono, se anche non fra le mie mani tu me lo hai fatto fin da quando mi hai preso come allievo. Ecco… perché il battito non cessi deve stare nel tuo petto e io dovrò, vorrò, venire ad ascoltarlo tutte le volte che verrò a trovarti. Qui troverò il tuo cuore -
Il maestro allora sorrise e interrogò l’allievo:
- E dimmi, dunque, quando io non ci sarò più? Quando il mio petto sarà nascosto dalle radici degli alberi? Dove andrai allora per ascoltare il mio cuore? -
- Maestro - rispose l’allievo - quando non ci sarai più, allora lo ascolterò battere nel mio petto, perché fino ad allora avrò imparato da te come fare -
Il Maestro abbracciò l’allievo e disse:
- Ho detto che avevi appreso tutto ciò che c’era da apprendere, ma vedi, oggi tu mi hai insegnato che non è vero, è per questo che continuerai ad essere mio allievo -

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.