mercoledì 23 marzo 2016

Consapevolezza intuitiva

Riflettendo sul concetto di “retta comprensione” mi sembra importante vederla come una comprensione di tipo intuitivo, più che concettuale. Per chiarire di cosa si tratta io ho trovato molto utile riflettere sulla differenza fra pensiero analitico e consapevolezza intuitiva: c’è un’enorme differenza fra usare la mente per pensare, analizzare, ragionare, criticare, formulare idee, percezioni, opinioni e punti di vista e la consapevolezza intuitiva che non è critica, ma include la critica: è una consapevolezza inclusiva. Ma questa consapevolezza include la vaghezza, include la confusione, include l’incertezza e l’insicurezza. E’ una chiara comprensione, o appercezione, della confusione, un riconoscere che è così. Incertezza e insicurezza sono così.
Anche l’educazione del corpo fisico tramite le varie pratiche di presenza mentale come lo yoga, il Tai Qi, il Qi gong e simili trovano posto nell’approccio intuitivo. In definitiva, coltivare queste tecniche richiede essenzialmente di avere fiducia nella presenza mentale, piuttosto che cercare di fare tutto contando solo su “me stesso e la mia forza di volontà”.
Nella pratica del portare la consapevolezza sulle varie parti del corpo ho trovato molto utile prestare attenzione alla sensazione neutra, perché è facile che venga ignorata. Notare invece il semplice contatto della veste sulla pelle o il contatto fra le due mani o il contatto della lingua con il palato o con i denti o il labbro superiore che poggia su quello inferiore: esplorare piccoli dettagli della sensazione che compaiono quando ti apri a riceverli. Sono là, ma non li noti finché non scegli di farlo. Se un labbro ti fa male, lo noti. Se dalle labbra ricavi molto piacere, anche in quel caso lo noti. Ma quando non c’è né piacere né dolore c’è sempre una sensazione, solo che è neutra. Si tratta quindi di lasciare emergere alla coscienza la neutralità.
Ma per risvegliarsi alle cose come sono non si guarda all’ovvio, ma si perde coscienza dell’inafferrabile che sta dietro agli estremi del bello e del brutto. Il suono del silenzio è l’inafferrabile sfondo di tutto ciò che si risveglia, perché di solito non lo si nota se si va a caccia di estremi.


Il suono del silenzio è come uno spazio infinito perché include tutti gli altri suoni, include tutto, dà un senso di espansione, di illimitatezza, di infinito. Gli altri suoni vanno e vengono, cambiano e si muovono di conseguenza, ma il suono del silenzio è una sorta di continuum, un flusso. E’ una specie di radar. La mente è in uno stato di coscienza molto vasto, espansivo: è inclusiva, aperta e ricettiva, piuttosto che separativa, chiusa e controllata. Quindi notatelo, contemplate questa esperienza e poi semplicemente concentrate l’attenzione sul suono del silenzio.

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