sabato 30 gennaio 2016

Non è dissezionando i petali della rosa che si conosce la sua bellezza

Il gallo canta e il cane abbaia: ecco ciò che tutti sanno. Ma neppure una grande intelligenza conosce quale sia stata l'evoluzione di questi suoni, né può prevedere la loro futura evoluzione. Però le analisi delle cause e dei fini inducono a pensare che la piccolezza suprema sfugga a qualsiasi paragone e che la grandezza suprema non possa essere circoscritta.
La comparsa della vita non può essere evitata, la venuta della morte non può essere respinta. Vita e morte sono ciò che più ci toccano da vicino, ma noi non ne comprendiamo la ragione.
In verità, queste due opposte tesi sono soltanto ipotesi che servono per esprimere il dubbio giacché, risalendo all'origine del mondo, io incontro l'infinito; cercandone la fine, incontro ugualmente l'infinito. 
Questi due infiniti che oltrepassano l'ambito della parola riposano sullo stesso principio che governa gli esseri.


La tesi che vi sia un Creatore del mondo e la tesi contraria non sono che parole la cui portata si limita all'ambito degli esseri.
Il Tao non simboleggia l'esistenza, ma l'esistenza non lo nega assolutamente. Allo stesso modo il nome del Tao non è che un'ipotesi gratuita, poiché la tesi che vi sia un autore del mondo e la tesi contraria non considerano che il minuscolo mondo degli esseri. 
A entrambe le ipotesi sfugge il Grande Principio.


Se la parola bastasse, basterebbe parlare del Tao tutto il giorno per raggiungerlo, ma se la parola non basta, anche parlandone tutto il giorno non usciremo mai dall'ambito degli esseri. Questa visione suprema del Tao e degli esseri né il silenzio né la parola possono sostenerla poiché trascende sia la parola, sia il silenzio. Essa si situa al di là di ogni discorso dell'uomo.
Tratto dallo Zhuang-zi

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