venerdì 29 gennaio 2016

L'esploratore del Rio delle Amazzoni

L’esploratore era tornato dalla sua gente, e tutto il paese era ansioso di sapere tutto del Rio delle Amazzoni.
Ma come poteva egli esprimere con le parole i sentimenti che avevano invaso il suo cuore nel vedere fiori di strabiliante bellezza e nell'udire i suoni della foresta di notte?
Come comunicare ciò che aveva provato nel suo cuore nell'avvertire il pericolo delle belve o nel condurre la sua canoa per le acque infide del fiume?


Per quanto provasse a trovare le espressioni giuste, proprio non sapeva esprimere le emozioni incredibili che aveva provato lungo i mesi di esplorazione.
Allora disse: «Andate a vedere voi stessi. Niente può sostituire il rischio personale e l'esperienza personale».
Tuttavia, pressato dalle richieste della molte persone che volevano anche loro partire per il Rio delle Amazzoni, per guidarli, tracciò una mappa del fiume.
Essi presero la mappa e, dopo averlo lungamente ringraziato, l’incorniciarono e l’appesero in municipio.
Tutti ne fecero delle copie personali.
E chiunque aveva una copia si considerava un esperto del Rio delle Amazzoni: non conosceva forse ogni svolta e curva del fiume, e quant'era largo e profondo, e dov'erano le rapide e dove le cascate?


L'esploratore visse per tutta la vita nel rimpianto di aver tracciato quella mappa.
Sarebbe stato meglio se non avesse disegnato nulla.
Si dice che Buddha rifiutasse fermamente di lasciarsi indurre a parlare di Dio.

Conosceva probabilmente i rischi di tracciare mappe per potenziali studiosi.

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