mercoledì 27 gennaio 2016

Il Tempio delle mille campane

Su di un'isola a due miglia dalla costa sorgeva un tempio. E aveva mille campane. Campane grandi, campane piccole, campane modellate dai migliori artigiani del mondo. Quando soffiava il vento o infuriava la tempesta, tutte le campane del tempio suonavano a distesa, all'unisono, producendo una sinfonia che mandava in estasi il cuore dell'ascoltatore.
Ma, con il passare dei secoli, l'isola sprofondò nel mare e, con essa, il tempio e le campane. Un'antica leggenda narrava che le campane continuarono però a suonare senza sosta e che chiunque ascoltasse attentamente poteva udirle.


Ispirato da questa leggenda, un giovane percorse migliaia di miglia, deciso ad udire quelle campane. Per giorni sedette sulla spiaggia, di fronte al posto dove una volta sorgeva il tempio, e ascoltò, ascoltò, con tutto il cuore. Ma tutto ciò che riuscì a sentire fu il rumore delle onde che si frangevano sulla spiaggia. Esso sovrastava ogni altro rumore.
Fece ogni sforzo per non udirlo, così da potere sentire le campane. Ma tutto invano; il rumore delle onde, con il suo gorgogliare, ritrarsi e rifrangersi sembrava invadere l'universo. Ad un certo punto, addirittura, si levò il vento, che alzò enormi cavalloni, il cui boato pauroso rimbombava per tutta la spiaggia. E non da meno fu la risacca che ne seguì, che con il suo monotono sciabordio compose una nenia tormentosa.
Il giovane perseverò per molte settimane. Quando si perdeva d'animo si recava ad ascoltare i sapienti del villaggio che parlavano con devozione della leggenda delle campane del tempio e quelli che le avevano udite e dimostravano che la leggenda era vera.
E il suo cuore s'infiammava nell'ascoltare le loro parole... solo per scoraggiarsi di nuovo quando settimane di ulteriori tentativi non davano alcun risultato.
Alla fine decise di rinunciarci. Forse non era destinato ad essere uno dei fortunati che sentivano le campane. Forse la leggenda non era vera. Sarebbe tornato a casa riconoscendo il proprio fallimento. Era il suo ultimo giorno e si recò nel suo posto preferito sulla spiaggia per dire addio al mare e al cielo e al vento e agli alberi di cocco. Si sdraiò sulla sabbia, con lo sguardo rivolto verso il cielo, ascoltando il fragore del mare.
E quel giorno non oppose resistenza a quel rumore. Invece si abbandonò ad esso e trovò che era un rumore piacevole, rasserenante. Ben presto si perse talmente il quel rumore da non essere quasi più cosciente di sé, tanto profondo era il silenzio che quel suono produceva nel suo cuore.


E nella profondità di quel silenzio, lo sentì! Sentì il tintinnio di una campanella, seguito da un'altra e un'altra e un'altra ancora... Il rumore, che arrivava dapprima incerto, rapidamente si rafforzò, assumendo echi ora solenni, ora gioiosi... Ecco che ognuna delle mille campane del tempio suonava a distesa in un glorioso unisono e il suo cuore fu rapito dalla meraviglia e dalla felicità...

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