lunedì 30 marzo 2015

Percepire il potenziale

Wilhelm Reich e Alexander Lowen, i padri della Bioenergetica, hanno aperto al mondo la possibilità di comprendere il carattere (e i problemi caratteriali) delle persone non sono attraverso la psicoterapia tradizionale, ma anche analizzando le posture corporee.
In quasi questi cento anni passati dalle prime intuizioni reichiane, molte discipline hanno portato il corpo in psicoterapia (parafrasando il titolo di un libro di Willy Pasini). Fritz Perls, uno dei pionieri della Gestalt diceva: «Ci sono dei corpi che a guardarli urlano (e il suo urlava), altri che parlano forte o semplicemente parlano, altri che mormorano, altri ancora che semplicemente sussurrano. Se voi imparerete a percepire il sussurro di questi ultimi, comincerete veramente ad aiutare un innumerevole numero di persone a debellare quel sottile veleno che giornalmente mina la qualità della loro vita». 
Io, in questi ultimi quarant’anni, vi ho insegnato, e vi sto insegnando, con lo Shen Training® e il “Tocco Shen” da me ideati, a cercare di parlare a questi corpi: a volte  è un lavoro semplice, a volte più difficile con i corpi che vivano accettabilmente bene la quotidianità e ci vuole molta attenzione per percepirne il lieve lamento. 
Con una delle Operatrici americane leggere la sua storia nei suoi occhi è stato abbastanza semplice, con le altre più sfumato. Ma il passo più importante che si è compiuto con loro (e che va fatto con ogni persona che si rivolge a noi) è stato quello di cercare di percepire il potenziale che era sepolto all’interno di esse. 
Questo purtroppo non si può tecnicamente insegnare, ma solo trasmettere. Ed è l’apprendimento più sottile, fondamentale e determinante.
Vi racconto una storia:
“Nell’autunno del 1988 Jack Canfield fu invitato a tenere una conferenza sull’amor proprio e sull’efficienza massima in un convegno ad Hong Kong. Ciò che lo colpì maggiormente delle cose viste durante questo viaggio fu il tempio di Buddha a Bangkok, un tempio molto piccolo che custodisce la statua di un Buddha d’oro alto più di tre metri, del peso di oltre due tonnellate e mezza, valutato 196 milioni di dollari!
«Era una visione che incuteva timore - commenta Canfield - un Buddha d’oro massiccio dall’aria gentile ma imponente che ci sorrideva dall’alto».
Accanto alla statua c’era una bacheca in cui era riportata la sua storia: nel 1957 alcuni monaci di un monastero dovevano trasferire un Buddha d’argilla dal loro tempio a una nuova sede. Il monastero doveva essere trasferito per far posto alla costruzione di una superstrada che avrebbe attraversato Bangkok. Quando la gru cominciò a sollevare l’idolo gigantesco, il peso era così formidabile che la statua cominciò ad incrinarsi. Per di più cominciò a piovere. Il monaco superiore, preoccupato di non danneggiare il sacro Buddha, decise di rimettere a terra la statua e di ricoprirla con un grande telone per proteggerla dalla pioggia. Più tardi, quella sera, il monaco superiore andò a controllare il Buddha. Accese la torcia elettrica sotto il telone per vedere se il Buddha era asciutto. Quando la luce raggiunse l’incrinatura, il monaco notò uno strano riflesso. Guardando meglio, si chiese se non potesse esservi qualcosa sotto l’argilla. A mano a mano che venivano via i pezzi d’argilla, il bagliore si faceva più vivido e più esteso. Trascorsero molte ore di lavoro prima che il monaco si trovasse faccia a faccia con lo straordinario Buddha in oro massiccio. Gli storici ritengono che diverse centinaia di anni prima della scoperta del monaco l’esercito birmano stesse per invadere la Thailandia (allora chiamata Siam). I monaci siamesi, rendendosi conto che il loro Paese sarebbe stato ben presto attaccato e sconfitto, coprirono il prezioso Buddha d’oro con uno strato esterno d’argilla per impedire che il loro tesoro venisse trafugato dai birmani. Purtroppo, a quanto pare, i birmani massacrarono tutti gli abitanti del villaggio e tutti i monaci siamesi e il loro segreto del Buddha d’oro rimase ben custodito e intatto fino a quel giorno fatale del 1957.
«Tornando a casa - scrive Canfield - in aereo cominciai a pensare fra me: tutti siamo come il Buddha d’argilla, coperti da una crosta di durezza costituita dalla paura, eppure sotto ciascuno di noi vi è un Buddha d’oro o un Cristo d’oro o una Essenza d’oro che è il nostro vero Io». 
A un certo punto della nostra vita, fra i due e i nove anni d’età, cominciamo a coprire la nostra Essenza d’oro, il nostro Io naturale. Più o meno come il monaco, non con martello e scalpello ma con il ‘Tocco Shen’, il nostro compito ora è di far scoprire alle persone che vengono da noi la loro vera Essenza, il loro reale potenziale. Il nostro lavoro è questo e solamente questo: dopo aver eliminato le gabbie principali nel quale ci siamo rinchiusi, dobbiamo cominciare a togliere la corazza che limita le nostre emozioni e la nostra vita per scoprire che siamo meravigliosamente d’oro. Meglio ancora: di giada!
Questo è stato il lavoro che ho fatto, essenzialmente tramite le lezioni Shen prima che con il contatto, con le nostre ospiti americane le quali continuano a scriverci quanto valore inestimabile stanno ogni giorno scoprendo in loro.
Ricordate questo splendido detto indiano e fatelo vostro:
“La polvere di petali di rosa 
appartiene soltanto 
al fabbricante di essenze”

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