venerdì 14 ottobre 2016

Il suonatore di liuto - Storia vietnamita


Questa è la storia di un baldo giovane, forte e volenteroso che, come talvolta capita, oltre alle sue braccia non possedeva nient’altro. Anzi no, aveva un cane e un flauto. E sapeva suonare molto bene.
Ogni giorno, dopo aver duramente lavorato nei campi, per riposarsi, si metteva a suonare, la gente ascoltava con piacere. 
Le ragazze del paese erano tutte innamorate di lui, anche le più ricche lo avrebbero sposato volentieri. Ma lui non le guardava nemmeno. 
Stanche di essere ignorate, finirono… per odiarlo. E l’odio è un cattivo consigliere: le ragazze decretarono la morte del povero giovane.
 Un giorno, mentre lui se ne stava tranquillo a suonare il flauto sull’orlo di una fossa profonda, gli arrivarono alle spalle e lo buttarono giù. Il giovane perse conoscenza, ma non si fece un gran male. Quando si riebbe, sentì guaire il suo cane.

- Buttami il flauto – gli gridò. E il cane ubbidì. Il giovane cominciò a suonare, ai primi accordi ecco arrivare uno stuolo di scimmie, curiose e intelligenti. Capirono la situazione e subito saltarono tutte sul ramo alto di un robusto cocco che sorgeva vicino alla fossa e lo curvarono in modo tale che il giovane poté aggrapparsi ai rami e tirarsi fuori.



Le cattive ragazze non se la diedero per vinta. Attesero il momento propizio e riuscirono a far precipitare il giovane in un burrone ben più profondo della prima fossa. Il poveretto penò moltissimo, tentò più e più volte di arrampicarsi lungo le ripide pareti scoscese. Si graffiò il volto, si ferì le mani, ricadde; per non morire di fame fu costretto a cibarsi di erbe e di radici. Si coprì di barba, i capelli erano diventati un cespuglio, gli abiti sbrindellati.
 
Quando riuscì a uscire da quell’inferno era irriconoscibile. Con gran fatica, camminò fino a raggiungere una risaia. Le prime persone che incontrò furono due sorelle giovani e graziose. La maggiore si spaventò alla vista di quello sconosciuto così male in arnese e fuggì, ma l’altra comprese che l’uomo che le stava davanti doveva aver molto sofferto e gli andò incontro.
Il giovane si offrì di lavorare per loro nella risaia in cambio di un po’ di cibo.
 A turno le due sorelle gli portavano da mangiare: la maggiore lo trattava con distacco, gli parlava duramente, la minore, invece, era gentile, dolce, ascoltò piena di comprensione la storia delle sue peripezie. 

Quando il giovane si sentì meglio, chiese di poter migliorare il suo aspetto. Le ferite del volto erano guarite, desiderava sbarbarsi, lavarsi, pettinarsi. E il giovane ritrovò la sua forma smagliante: era davvero un bel giovane e… se ne innamorò anche la sorella maggiore. 
Lo condussero a casa loro, lo presentarono al padre, che accettò di assumerlo come fattore. 
Poi ci fu quel giorno che il genitore, dovendo allontanarsi da casa per degli affari, ordinò alle sue figliole di ripulire due sentieri dietro casa, uno coperto di erbe spinose, l’altro di arbusti. 
La figlia maggiore scelse subito il lavoro più facile, quello di strappare gli arbusti; alla minore rimase il compito di strappare le erbe spinose. Ma il giovane si unì a lei nel duro lavoro e allegramente lo eseguirono insieme.
 
Al suo ritorno, il genitore fu lieto di concedere ai due ragazzi, visibilmente innamorati uno dell’altra, il consenso alle nozze.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.