lunedì 3 ottobre 2016

Chiude lezione 10 settembre 2016

La dottrina dei tre centri è molto importante nel processo della meditazione taoista, dato che essi rappresentano i luoghi in cui gli Spiriti vengono riuniti.
Sebbene questi luoghi rappresentino un certo livello di profondità nell'uomo, si dà tuttavia un ulteriore centro al di là di essi, detto la Corte Gialla, huangting. Essa differisce dagli altri tre per il fatto di non essere localizzabile nel corpo. E’ posta oltre, ma è il luogo in cui è possibile incontrare il Tao. Il Tao incontrato nella Corte Gialla non è il Tao trascendente, wuwei zhi dao ma quello immanente, youwei zhi dao o 'il Tao che è', già manifestatosi nell'essere. La Corte Gialla è completamente sgombra ed è il vuoto tra le manifestazioni del Tao e il Tao stesso.                                     .
Finché rimaniamo, nel corso della nostra meditazione, al li- vello dei tre centri, non possiamo conseguire l'unione con il Tao; se vogliamo incontrarlo, perciò, dobbiamo svuotarci completamente mediante il "digiuno del Cuore" o xinzhai. Così ne parla Zhuangzi in un celebre brano:
«Quando l'udito si ferma all'orecchio, il Cuore [il cuore e la mente] si limita ad esaminare [segni e simboli]. Ecco com'è lo Spirito vitale: è vuoto [xu] per accogliere [dai, attendere] le creature. Solo nel vuoto si raccoglie il Tao. Il vuoto è l'astinenza del Cuore».
Nello Huainanzi vi è un testo che ha forti analogie con quello appena citato. Esso recita:
«Perciò la quieta solitudine è il luogo di dimora degli "Spiriti” [shenming], vuota inesistenza nella dimora del Tao».
La tabella del Dualismo Trascendentale rappresenta il processo di riduzione dalle Diecimila Cose all'Uno, e di unione con il Tao dell'Immanenza o youwei zhi dao.
Gli esseri umani partono dall'unione con il cosmo intero, simboleggiato dal termine "le diecimila cose" (wanwu) o "miriade di creature".
Quindi la totalità delle cose è ridotta a cinque elementi simbolici (wuxing): acqua (shui), metallo (jin), terra (tu), fuoco (huo) e legno (mu), con le cinque direzioni (wufang) a essi corrispondenti e via di seguito. Il passo successivo consiste nel ridurre questi cinque elementi a tre, Jing, Qi, Shen.
Successivamente ogni cosa è ridotta a una sola nella Corte Gialla. Sedendo in quest'ultima siamo uniti al Tao immanente. Come già detto, la Corte Gialla non è un luogo specifico, ma uno stadio spirituale che è possibile raggiungere sebbene sia al di là della portata dei nostri poteri ordinari.
La Corte Gialla rappresenta il primo passo verso lo sviluppo della Scuola Quanzhen Dao (Scuola della Realtà Completa), durante la Dinastia Song (960-1279).
Il Taoismo della Realtà Completa contiene due branche:
-       La Scuola Quanzhen
-       La Scuola Zhengyi
Quanzhen può essere tradotto letteralmente come ‘tutto vero’ e per questa ragione è spesso chiamata la pratica della verità integrale o Via della completezza e della verità. In molti testi è usato anche il titolo ‘Via della Completa perfezione’. La corrente Quanzhen è specializzata da un forte movimento di interiorizzazione (Realizzazione Improvvisa - il vero viaggio interiore), sostiene che il punto non sta nel cercare l'immortalità fisica ma di elevare il proprio spirito. Grande importanza ha il processo della tecnica di mantenimento del corpo, il Qigong. Qi è un termine che sta ad indicare l'energia che mantiene il corpo in vita, mentre gong significa tecnica. Il Qigong ha molto influenzato le arti marziali. Il Quanzhen è dunque principalmente improntato sulla coltivazione dell'interiorità dell'individuo, in stretta relazione al principio del Wu wei, l'azione moderata.
Il Taoismo Zhengyi (Zhengyi Dao) o Taoismo ortodosso è la corrente minoritaria del Taoismo nata sotto la dinastia Yuan, dal raggruppamento di piccole correnti della Cina meridionale (Realizzazione Progressiva).

La Scuola Quanzhen ha delle forti risonanze con l’insegnamento di Lao-zi, mentre la Scuola Zhengyi ha come riferimento preferibilmente Zhuang-zi. Ma entrambe hanno risonanze fondamentali con tutti quei mistici che furono ben consapevoli del fatto che il divino non può essere incontrato all’infuori della ‘vacuità del Cuore’.


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