lunedì 25 maggio 2015

Meditazione taoista: come iniziare bene la giornata di Rita Caprioglio, Operatore in Biodiscipline


Tratto da una domenica di Meditazione taoista con Pino Ferroni 

L’atteggiamento positivo e la motivazione sono fondamentali per il raggiungimento dell’equilibrio interiore. Senza la giusta motivazione, la vita dell’uomo è fatta di ansie e incertezze, mentre l’atteggiamento positivo ci serve per superare tutti gli ostacoli che incontreremo sul nostro cammino e per poter cominciare ad assaporare totalmente il piacere e la gioia di vivere.
Vorrei oggi parlarvi di questo argomento del Daodejing di Lao-zi: “Passare e ripassare dove siamo già stati”.
Che cosa significa ciò?
Vi voglio raccontare una storia, la storia dell’Esploratore.
C’era un’oasi nel deserto dove una comunità viveva lì da tempi immemorabili senza mai avere abbandonato quell’angolo di mondo che gli permetteva di vivere in modo accettabilmente autosufficiente. Per quanto possa sembrare incredibile, nessuna persona di quel villaggio aveva mai abbandonato il perimetro dell’oasi per sapere che cosa esistesse al di là del deserto e gli anziani del villaggio continuavano a raccontare ai giovani una leggenda antica secondo la quale chi aveva provato a farlo non era mai tornato indietro per raccontare ciò che aveva scoperto. Un giorno però un uomo del villaggio decise, spinto da una grande sete di conoscenza, che avrebbe esplorato il mondo al di fuori della grande oasi. Subito si radunò il Consiglio degli Anziani per decidere se accogliere o meno la richiesta. Fu una riunione lunga, animata, piena di contrasti e di scontri ma, dopo un giorno e una notte di discussione, il Consiglio degli Anziani decise di autorizzare l’uomo ad uscire dall’oasi a patto che ritornasse indietro spesso per raccontare ciò che aveva scoperto. Per evitare che quel comportamento fosse seguito da altri, il Consiglio degli Anziani decise di legittimare questa novità che si verificava nel villaggio investendo ufficialmente l’uomo, davanti a tutto il popolo riunito in sessione plenaria, del titolo di Esploratore.
Così, il mattino seguente, l’Esploratore partì dall’oasi con una scorta di viveri ed acqua, salutato da tutta la comunità. Senza mai voltarsi indietro superò la prima grande duna e, quando non fu più visibile dall’oasi, si sedette e rimase tutto il giorno a guardare il paesaggio di dune e sabbia che lo circondava.
Sopraggiunta la notte, confrontò il paesaggio notturno con il ricordo di quello diurno, il diverso modo di vedere le dune, la chiarezza e la differenza di direzione delle ombre durante il giorno in confronto con le ombre della notte, le stelle, l’escursione termica improvvisa e molto più grande di quanto si verificasse sull’oasi, la mutevolezza del vento… e si addormentò. Il giorno seguente si dedicò all’osservazione della sabbia, dei piccoli granelli che la componevano, di quelli più grandi, della consistenza della polvere che lasciava sulle mani, le gradazioni di colore, le varie durezze, la temperatura alle varie profondità, il grado di umidità a seconda dell’esposizione solare e dei punti cardinali, i tempi di caduta al suolo dei vari granelli contenuti in una mano. Continuò così per mesi e mesi e, quando ritornava al villaggio, mentre si ristorava, raccontava i misteri di tutte le rocce del mondo, il perché delle siccità e delle alluvioni, gli effetti del caldo e del freddo, l’importanza del sole e della luna, il significato di massa e di peso, le leggi della gravità. Raccontava dei ritmi respiratori e dei battiti cardiaci, delle sudorazioni e dei brividi, dei diversi climi della terra, delle stagioni e dei vegetali, del mistero della vita legato all’acqua.
Raccontava dell’acqua che alimentava tutto il mondo animale e vegetale, raccontava dei minerali nascosti sotto la crosta della Terra, di tutti i tipi di terra e dei segreti delle coltivazioni, delle tecniche di dissodare, seminare, irrigare per arricchire la Terra di flora e di fauna. Raccontava della vita degli animali, dei loro bisogni, dei loro ripari e delle loro strategie di sopravvivenza. Raccontava dei benefici della luce, della necessità della notte, dell’alternarsi ciclico delle stagioni, dell’importanza del caldo e del freddo, del secco e dell’umido, del duro e del morbido, della pioggia e della siccità. Raccontava del sole e dell’energia radiante, della luna e dell’energia riflessa, del moto della Terra, del sole, dei pianeti, delle galassie, del mistero dell’Universo e di Dio…
Tao: “Maestro è colui che ha conosciuto il mondo senza mai essere uscito di casa, senza mai essersi affacciato alla finestra”.
Lao-zi, Daodejing: “L’universo tutto è rappresentato in un granello di sabbia. Basta soltanto saperlo cogliere”.
Cosa facciamo invece noi generalmente?
Siamo così intenti a cercare di riempire il nostro vuoto interiore che corriamo come meteore di qua e di là, così affamati di vedere e fare cose nuove che la maggior parte di esse ci sfugge, lasciandoci a pancia vuota. Facciamo un esempio pratico. Prendete come riferimento una qualsiasi vostra giornata. Che cosa fate appena svegli?
La maggior parte delle persone pensa al lavoro che le aspetta o a come riempire la giornata che sta per iniziare. I più attenti, quelli che hanno del percorso meditativo alle spalle, guardano almeno fuori della finestra per guardare che tempo fa. Siamo appena svegli ed abbiamo già perduto un’infinità di occasioni.
Il primo pensiero che dovrebbe sorgere nella nostra mente appena apriamo gli occhi è un pensiero di ringraziamento alla Vita che un giorno ci ha animato e che adesso ci concede ancora un giorno da percorrere. La seconda azione dovrebbe essere quella di affacciarci alla finestra e fermarci un attimo per vivere il senso di questo ulteriore mattino, il suo profumo, la sua aria, la sua temperatura. E in questi elementi ritrovare tutte le nostre mattine, la nostra vita già vissuta, ricca di particolari, di ricordi, di emozioni, di realizzazioni, di insuccessi e di vittorie, di momenti di tensione e di pace, di azione e di quiete. Ci siamo svegliati da appena cinque minuti ed abbiamo già gli occhi pieni di luce e il cuore traboccante di sensazioni. Questo è veramente quello che si dice: “Iniziare bene la giornata”.
Esaminiamo ora il nostro comportamento per strada, mentre ci rechiamo al lavoro. Da casa al nostro posto di lavoro incontriamo genericamente decine, centinaia di persone, visi e sguardi che si incrociano con il nostro, ma dei quali non ce ne rimane alcun ricordo, non rimane nulla a noi di loro, ne’ a loro di noi.
In realtà ci siamo sbirciati senza guardarci, ci siamo incrociati senza incontrarci, siamo scivolati via perdendo l’occasione di aumentare la nostra esperienza cercando di capire nel viso degli altri la loro giornata, la loro notte, i loro sogni, le loro aspirazioni, i loro problemi, le loro miserie, le loro grandezze, il loro dolore e la loro felicità. Ombre che scivolano via in mezzo ad altre ombre e basta, ombre noi stessi, senza nessuna consapevolezza di questo scorrere, di questo incrociarsi, nel senso di questa vita.
Passare e ripassare significa imparare a vivere e rivisitare in modo creativo i gesti ripetitivi del quotidiano affinché diventino sempre nuovi, significa spegnere il pilota automatico e cominciare a vedere, fare, essere; significa ritrovare ogni giorno una motivazione alla ricerca, alla sperimentazione. Vivere le esperienze del quotidiano in modo creativo significa saperle rivisitare con spirito creativo per modificarle, perfezionarle, accelerarle o rallentarle con la mente concentrate nell’azione che stiamo compiendo, ancorata nel qui ed ora e non persa in pensieri del passato o del futuro.
Ogni cosa ha il suo tempo
Questo è valido per ogni istante della nostra vita: continuiamo, con tenacia e perseveranza, a viverli, visitarli e rivisitarli, saziamoci di essi, viviamoli corporeamente, non solo a livello mentale, perché il pensiero umano è atemporale, è nel corpo che possiamo trovare la certezza della realtà e la realtà dell’uomo è fatta delle piccole cose del quotidiano. Passiamo, tanto per cominciare, qualche minuto al giorno in questa meditazione, vivendo pienamente e creativamente la cosa che stiamo facendo in quel momento, qualsiasi essa sia, anche quella che giudichiamo la più insignificante.
Sentiremo immediatamente una nuova sensazione sorgere in noi, una sensazione fatta di novità, di felicità, una consapevolezza di cambiamento esaltante. Ci accorgeremo che riusciamo ad assaporare ciò che stiamo facendo e, contemporaneamente, a pensare a quello che dobbiamo fare subito dopo ma, per arrivare a questo, dobbiamo rivisitare lo stesso gesto decine, centinaia, migliaia di volte finché non sarà più ripetitivo, non più fonte di noia e di stress, ma sempre nuovo, sempre incredibilmente creativo. Quel semplice gesto, comportamento, azione, ogni semplice gesto, ci può far capire che siamo organismi vivi, organismi che non passano più attraverso la vita senza coglierla realmente, ma esseri umani consapevoli del presente e dell’importanza della nostra vita e della vita della Natura tutta.
Il cambiamento inizia qui, l’autorealizzazione ha queste basi
Queste mie parole non sono parole illuminate, frasi celebri, importanti, che cambieranno la storia dell’uomo, a me basta farvi vedere delle possibilità, piccole luci di consapevolezza, di speranza e di azione.
Certo questo non mi porterà folle di persone perché io parlo del semplice ed il semplice non esalta, non incanta; parlo della realtà quotidiana e non trovo sostenitori che ti seguano realmente, dicono: “Bello”, ma poi continuano nella solita routine. Però, se volete veramente riprendere possesso della vostra vita e di tutte le stupende cose che essa può offrirvi, questo è il primo, vero, unico passo.
Certo, nella nostra cultura, è molto difficile essere perché tutti gli stimoli, le spinte consumistiche, i messaggi che ci bombardano da quando siamo nati, ci spingono a sognare il mondo dell’avere come il moderno paradiso terrestre. Ogni giorno cercano di convincerci che i simboli di status rappresentano la nostra realtà, la nostra realizzazione e, perché no, sono loro che compongono il nostro Sé oggettivo. E finché penseremo che noi siamo la somma delle nostre automobili, dei nostri vestiti e dei nostri soldi, ci allontaneremo sempre più dal nostro centro, la nostra vera ricchezza. Non voglio dire con questo che il mondo degli oggetti non sia utile; dico soltanto che non deve diventare lo scopo unico della nostra vita. La ricerca interiore percorre una via verticale, come quella delle miniere di pietre preziose, dalla periferia al centro; la ricerca dell’avere segue una linea orizzontale, come quella dei tunnel autostradali, dal centro alla periferia, all’esterno da noi.
L’esperienza non può essere compensata dal semplice pensiero, l’esperienza è applicarsi continuamente nel quotidiano. La mente serve per comprendere le motivazioni all’azione, il corpo per compiere l’azione. Soltanto questa continua reciprocità, al di là di ogni dicotomia, porterà ad un’estensione della coscienza che è l’unica via per arrivare alla nostra realizzazione e del nostro divino.

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