lunedì 9 gennaio 2017

Gli assaggiatori d’aceto


Tre uomini sono ritratti in piedi intorno a una tinozza d’aceto. Ognuno ha intinto un dito nell’aceto e lo ha assaggiato. L’espressione sui visi dei tre uomini rivela le loro reazioni individuali. Poiché il dipinto è allegorico, dobbiamo tener presente che non sono degli assaggiatori di aceto qualunque, bensì incarnano i «Tre insegnamenti» cinesi e che l’aceto che assaggiano simboleggia l’Essenza della Vita. I tre Maestri sono Confucio, Buddha e Lao-zi, autore del più antico testo daoista esistente. Il primo ha un’aria agra, il secondo un’espressione amareggiata, mentre il terzo sorride.


Per Confucio la vita era alquanto agra. Era convinto che il presente non andasse più al passo con il passato e che il governo dell’uomo sulla terra non fosse in armonia con la Via del Cielo, il governo dell’Universo. Perciò, dava molta importanza alla venerazione degli Antenati e agli antichi rituali in cui l’Imperatore, nella sua veste di Figlio del Cielo, faceva da intermediario tra il Cielo illimitato e la Terra limitata. All’epoca di Confucio, i ritmi rigidi della musica di corte, i passi, i gesti e le formule fissati in precedenza, tutto contribuiva a formare un sistema estremamente complesso di riti. La tradizione ci ha tramandato un detto su Confucio: «Se il tappetino non era dritto il Maestro si rifiutava di sedersi».
Per Buddha, la seconda figura del dipinto, la vita sulla terra era amara, piena di affetti e di desideri che conducevano alla sofferenza. Per trovare pace era necessario trascendere «il mondo di polvere» e raggiungere il Nirvana, letteralmente uno stato di «assenza di vento».
Per Lao-zi, l’armonia naturale che esisteva fin dall’inizio tra la Terra e il Cielo poteva essere trovata da chiunque in qualsiasi momento. Come affermò nel suo Daodejing, il «Libro della Virtù del  Dao», la Terra era in sostanza un riflesso del Cielo, governata dalle stesse leggi e non dalle leggi degli uomini. Per Lao-zi il mondo era un divulgatore di preziosi insegnamenti. E bisognava imparare dai suoi insegnamenti proprio come bisognava osservare le sue leggi; allora tutto sarebbe andato nel verso giusto. Anziché scostarsi dal «mondo di polvere», Lao-zi consigliava di «unirsi alla polvere del mondo».
Infatti, per il daoismo, ogni accadimento insegna semplicemente un modo particolare di interpretare gli eventi della vita quotidiana e di affrontarli. Dal punto di vista daoista, il risultato naturale di questo modo di vivere armonico è la felicità. Si potrebbe affermare che una sorta di felice serenità sia la caratteristica più evidente della personalità daoista che in Zhuang-zi diventa un riso sommesso che affiora gorgogliando come acqua di fonte da ogni suo scritto.


Perché nel dipinto Lao-zi sorride?
In fondo l’aceto, che simboleggia la vita, deve senz’altro avere un sapore sgradevole, come indicano le espressioni degli altri due. Ma, se si agisce in armonia con i casi della vita, la logica daoista cambia ciò che agli altri può apparire negativo in qualcosa di positivo. Dal punto di vista daoista, l’acredine e l’asprezza sono prodotte dalla mente che interferisce e non apprezza. La vita in sé, se compresa e utilizzata per quello che è, è dolce.
E questo è il messaggio de “Gli assaggiatori d’aceto” e l’immane compito compiuto dalle “Tre Scuole”, fuse nella Scuola Daoista della Realtà Completa.
Ed è il compito che cerchiamo continuamente di realizzare con il nostro Bioenergetic-shen Treatment®.

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