mercoledì 4 gennaio 2017

Abbandonarsi

Perché l’essere umano fa così fatica ad abbandonarsi?
Nella nostra cultura l’abbandonarsi viene vissuto come perdere il controllo, essere alla mercé dell’altro ed è per questo motivo che i popoli occidentali hanno strutturato sempre più una rigidità comportamentale efficace a contenere il desiderio di abbandonarsi, rendendolo un modesto tentativo di lasciarsi un poco andare. Perché, per noi occidentali, la rigidità ha assunto il significato (oltre che di capacità di controllare le emozioni) di forza, mentre in realtà, come ci insegnano le arti marziali, la rigidità è sinonimo di debolezza, di insicurezza e di fragilità. Chi è ‘radicato’ non offre presa, non può essere facilmente scalzato. Però, essere radicati significa vivere il presente ed essere consapevoli del proprio mondo emozionale e comprendere che tutti i miti di rigidità, che ci hanno ammannito come modello di forza, sono serviti soltanto ad alienarci sempre più dalla realtà e dalla capacità di provare emozioni, innescando il distruttivo processo dell’ansia cronica.
L’abbandonarsi è un’esperienza, non ci sono tecniche che insegnino il vero abbandono perché, anche se negli esercizi ci abbandoniamo, apparentemente, all’altro, in realtà noi dovremmo abbandonarci a noi stessi, mettendo alla prova la nostra capacità di abbandonare le nostre resistenze, le nostre paure per iniziare veramente la ricerca della pace interiore e della felicità. 
Ecco perché vi dico che l’abbandonarsi non è fatto di sofismi mentali, ma deve essere necessariamente un’esperienza e che se non lo proviamo non possiamo comprenderlo.
Dopo tanti anni di lavoro su me stesso, io continuo ancora oggi a sperimentare nuove e più profonde forme di abbandono ed ho da tempo compreso che quest’esperienza, come tutte le altre esperienze dell’uomo, non ha veramente mai fine. Però, per procedere, è necessario partire da qualche punto: la nostra prima esperienza di abbandono. 
Perché, per estendere lo stato di coscienza, non sono sufficienti i pensieri o le parole: bisogna necessariamente passare attraverso l’esperienza diretta e la consapevolezza di essa. L’abbandonarsi è un’esperienza personale che si raggiunge per prove ed errori. 
Come ci insegna l’esperienza, l’abbandonarsi viene spesso vissuto come cadere, cadere verso il basso, cadere nel buio, sprofondare dentro, scivolare all’indietro, perdere dagli orifizi, perdere l’interiore, essere dominati, non sapere dove si va a finire, ecc.
Spesso l’abbandonarsi viene vissuto come morte
Ecco perché, prima di parlare dell’abbandonarsi è meglio parlare della nostra paura inveterata di essere abbandonati che ci ha accompagnato, ci accompagna e ci accompagnerà per il resto della vita se non ne diventiamo consapevoli e non iniziamo la trasformazione. 
Perché, se non avessimo paura di essere abbandonati, a che cosa servirebbe questo viscerale bisogno di avere sempre tutto sotto controllo? 
La paura di essere abbandonati non si riflette solo su determinati nostri modi di comportarci, ma si ripercuote su tutta l’unità psicofisica dell’essere umano. «L’ho lasciata/o prima che lei/lui mi lasciasse» non è un discorso così raro a giorni nostri, soprattutto nelle generazioni al di sotto dei trent’anni.

Eleonora Luzi: movimento e armonia

Certe donne con ventri scavati e tesi (è di moda!), certi uomini tutti di un pezzo, certe schiene larghe che si muovono come monoblocchi di marmo, certi diaframmi cronicamente contratti, certe respirazioni brevi e rapide che diventano affannose appena sono sottoposte a modesti sforzi, indicano che abbiamo strutturato una rigida difesa per vincere l’angoscia ed una delle angosce più spaventose per l’essere umano è quella di non essere amato, di non essere accettato e perciò di correre il rischio di essere abbandonato. E tutto questo si è instaurato dentro di noi sin dall’infanzia perché dipende strettamente dal rapporto figli-genitori. 
Generalizzando, possiamo dire che quando mobilitiamo il ventre contratto dell’uomo, egli entra in contatto con le sue emozioni; quando mobilitiamo un diaframma contratto di una donna, essa entra in contatto con il calore del suo ventre e della sua sessualità.
Ancora una considerazione: quando parlo di acquisire la capacità di abbandonarsi, non intendo assolutamente essere bravi nelle tecniche di rilassamento. Una persona può essere perfettamente rilassata senza peraltro abbandonarsi, perché l’abbandonarsi è un fatto esclusivamente interiore, mentre il rilassamento può essere una situazione prevalentemente fisica. 
Abbandonarsi è perciò una realtà psico-corporea  

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