domenica 4 dicembre 2016

L'alchimia del Drago e della Tigre


                                                L’arresto del soffio vitale
                                                nel far circolare la luce
                                                di forza del seme s’avvale
                                                l’embrione celeste produce

L’Alchimia spirituale cinese è un sistema di tecniche mistiche e spirituali più che operative. Infatti essa, più che della trasmutazione dei metalli in oro, si occupa quasi esclusivamente della ricerca dell’Elisir dell’immortalità, onde poter trasformare l’essere dell’alchimista in sostanza eterea e realizzare l’unità nel Sè. In questo essa è consona con uno dei principali interessi della tradizione cinese, il prolungamento della vita e la ricerca dell’immortalità. 
Esiste anche nell’Alchimia taoista una dimensione operativa ed empirica (Alchimia esteriore, che fa uso di sostanze materiali) ma essa si colloca in secondo piano rispetto all’Alchimia interiore, che utilizza le “essenze” delle sostanze, e col tempo si fa sempre più spirituale. Poiché i processi alchemici si svolgono nel corpo dell’adepto, la trasmutazione corrisponde al perfezionamento e alla realizzazione dell’uomo. Secondo la filosofia taoista, tutto ciò che esiste partecipa della natura dei due principi fondamentali, yin e yang, combinati in varia misura in tutte le sostanze. A poco a poco, lo yang è stato identificato col Dao. Il Dao è un temine assai vago, e difficile a rendersi. Significa “via, strada, principio, metodo, dire…”, ma conviene lasciarlo non tradotto, tanto più che dagli stessi filosofi taoisti – perché il Taoismo è una filosofia – lo ritengono indefinibile. Dargli un nome infatti presupporrebbe assegnargli un posto in questo mondo gerarchicizzato, mentre esso è per sua natura al di fuori di ogni categoria, incommensurabile, infinito, immenso. Esso è il principio trascendente e immanente dell’universo, anteriore alla creazione di questo, presente dovunque sotto molteplici aspetti, secondo un processo spontaneo di continuo ritorno alle origini. Tutto deriva dal Dao e tutto ritorna ad esso; la vita e la morte si alternano in un movimento ciclico per cui il non-essere diventa essere per poi tornare non-essere. Il saggio si adegua al ciclo universale dell’essere e del non essere, conformandosi al suo ritmo senza contrastarlo o interferire. Questo permette all’individuo, sintonizzando i suoi ritmi vitali con quelli universali, di preservare e prolungare la vita, evitando le offese ed il logorio del tempo e delle malattie. Per questo il Dao è la via della vita e della virtù, nel senso del potere, dell’azione, dell’ottenere. Pertanto, più una sostanza contiene yang, più è pura, luminosa, nobile, incorruttibile, assoluta. La trasmutazione si compie diminuendo lo yin e accrescendo lo yang.


L’adepto ricerca l’unione del principio yin e del principio yang che avviene nei “campi del cinabro”, localizzati nel basso ventre. Attraverso delle tecniche di respirazione abbinate a dei movimenti di contrazione e di espansione dell’addome e alla pratica della meditazione si ottiene la “circolazione della luce”, con la quale il calore del fuoco interno sublima l’essenza seminale. Questa si trasforma così in “soffio” ascendente Qi, vivificante, e diviene la più limpida e assoluta delle energie, lo Shen, che partecipa al Dao come anima stessa dell’universo. Attraverso sempre nuove distillazioni di essenza vitale l’adepto ritorna a uno stato energetico prenatale, produce l’unione del Drago e della Tigre, delle forze yin e yang che sono all’origine della vita, e si fonde, ringiovanito nell’organismo, con l’Universo. Coloro che riescono ad ultimare questo processo chiamato del “custodire l’Uno”, cioè preservare le proprie energie vitali intatte, divengono immortali, veri padroni del tempo.

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