lunedì 2 febbraio 2015

“La lezione di musica” tratto da “Racconti dei saggi taoisti” di Pascal Fauliot di Rita Caprioglio - Parte prima

Wen Ruchun discendeva da una vecchia famiglia di letterati dello Shanxi. Fin dall’infanzia aveva avuto la passione della musica. Aveva addirittura finito per abbandonare lo studio dei classici per andare a prendere lezioni presso i più famosi maestri di musica della provincia. Trascorreva quindi la maggior parte del suo tempo esercitandosi al liuto. Con grande dispiacere dei genitori, era stato bocciato agli esami da mandarino. Non potendo più sopportare i rimproveri del padre, un bel giorno era fuggito dalla casa natale, cominciando a guadagnarsi da vivere come musicista ambulante.
Una sera, mentre suonava sulla piazza di un villaggio, Wen Ruchun scorse tra la folla dei curiosi un vecchio taoista con addosso una veste di grossa tela rattoppata, appoggiato a un bastone di bambù e con, a tracolla, una borsa nella quale si indovinava la forma di un liuto.
Il vecchio si soffermò brevemente ad ascoltare il concerto, dopodichè si rimise in cammino.
Finito il suo pezzo, il giovane letterato gli corse dietro e l’abbordò con queste parole: “Perdonate la mia audacia, venerabile, ma poiché mi sembrate anche voi un musicista, vorrei sentire il vostro parere sulla mia esecuzione e ricevere i vostri consigli”.
Il vecchio taoista ebbe un attimo di imbarazzo prima di rispondere: “Non manchi certo di talento e dell’abilità necessaria a produrre suoni gradevoli. La tua musica rallegrerà senz’altro l’orecchio di qualche campagnolo, ma dubito che possa incantare gli uccelli!” E, senza aggiungere altro, si rimise in cammino.
Confuso e curioso di sapere che genere di musica suonasse il taoista, Wen Ruchun lo seguì a distanza nella speranza di sentirlo esibirsi durante una prossima tappa. Al calar della notte, il vecchio si fermò in una radura e cavò dalla custodia il suo strumento. Il giovane letterato rimase nascosto tra i cespugli, impaziente di sentirlo. 
Le corde del liuto vibrarono e nell’aria risuonò una melodia di ineffabile bellezza. Una brezza profumata fece fremere le foglie degli alberi e due gru bianche, simili a due spiriti fiabeschi, si posarono con infinita grazia sulla radura. Modulando il loro canto in sintonia con la musica, eseguirono una fantomatica danza nuziale nella luce dorata del crepuscolo. Alle ultime note della melodia, le gru si alzarono in volo e sparirono nel tramonto.

Commento
Una cosa era certa ed è certa tutt’ora: il giorno in cui abbiamo deciso di seguire quelle che sentivamo essere le nostre profonde aspirazioni e passioni, abbiamo inevitabilmente deluso le aspettative di uno o di entrambi i nostri genitori e siamo incorsi nella loro disapprovazione. Quindi ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato a seguire i nostri sogni e la nostra Via.
Certo che questi taosti, descritti e rappresentati il più delle volte come dei vecchi, coi vestiti rattoppati e, nel caso specifico, con un bastone di bambù se pensiamo alle rappresentazioni del Buddha, tale Siddhartha Gautama Sakyamuni, giovane, atletico e… Potremmo iniziare con il considerare, come abbiamo visto altre volte, che saggezza e capelli grigi vanno a braccetto, sempre tenendo conto dell’Ordine Naturale delle cose; la veste di tela grezza ci dà l’idea che chi la indossa non dia molto importanza all’apparenza, il grezzo si può intendere anche come semplice, non elaborato. Troviamo inoltre una analogia con la Tavola 70 del Dao De Jing, quando dice: “Per questo i Santi vestiti di tela di sacco, nascondevano in sé una giada”.
Questo Saggio, con una giada sul petto, non abita nei palazzi dei Re. Non lo si trova con facilità; quando lo si incontra non lo si riconosce. Nasconde in sé una giada, una pietra preziosa, da sempre abbinata al femminile, alla purezza; chi possiede una giada possiede un tesoro. Il bambù, poi, possiede delle specifiche qualità, quali la flessibilità, che lo rende capace di piegarsi, per esempio sotto una spessa coltre di neve, per poi rialzarsi appena questa si è sciolta. Quale miglior esempio sulla Via della nostra quotidianità?
Inoltre possiede dei nodi, delle specie di cerchi, disseminati in modo regolare per tutta la sua lunghezza; questo ci ricorda che la nostra evoluzione deve essere scandita da momenti in cui ci fermiamo a consolidare ciò che abbiamo raggiunto, in modo da renderlo stabile e certo. Non possiamo avanzare sempre, correndo il rischio di credere di essere dove non siamo. Come nel Gioco dell’Oca, il rischio è di tornare alla Partenza.
Lao zi, Dao De Jing, Tavola 76: “Vivente l’uomo è tenero e flessuoso, morto diventa duro e rigido. Le piante sono tenere e flessibili, morte diventano avvizzite e rigide”. (trad. di Claude Larre).
Questo vecchio taoista sarà allora come un albero verde di Primavera. Mentre Wen Ruchun suona sulla piazza di un villaggio, il vecchio taoista si ferma a suonare in una radura; sa suonare anche solamente per il piacere di suonare, come espressione del suo animo e non solamente per essere applaudito. Prima di ciò, su richiesta del giovane musicista, gli esprime il suo parere; il modo in cui lo fa ci può ricordare, sempre dal Dao De Jing di Lao-zi, l’inizio della tavoletta 81: “La parola autentica non è seducente, la parola seducente non è autentica”
Quella che il taoista sa riprodurre con il suo strumento è una melodia, che ci rimanda e ci collega all’armonia, tale da far accorrere due gru bianche, aggraziate nelle loro movenze, simbolo di lunga vita e anche di felicità coniugale in quanto rimangano tutta la vita con lo stesso compagno. Le gru amano ballare in coppia e compaiono spesso dipinte sui chimono nuziali, come buon augurio.

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