mercoledì 11 febbraio 2015

Un discorso sulla ‘coscienza’


Queste poche righe sono state tratte dal mio libro “I Tredici Demoni” 
(Dalla medicina sciamanica all’agopuntura)

... Ci sono due mezzi utilizzati dalla Vita, mezzi che caratterizzano tutta l’evoluzione della Vita nell’Universo:
l) Il primo mezzo è l’unità: la Vita espressa totalmente in uno specifico Organismo. 
2) Il secondo mezzo è, paradossalmente, opposto al primo: è la diversità. La Vita tende a creare simultaneamente altri Organismi che ‘funzionano’ su Simboli differenti da quelli utilizzati dall’Organismo affine. E’ ciò che viene chiamato diversità. 
Così, io sono un Organismo che dispone, in tutte le particelle che formano il mio corpo, di memorie ‘che funzionano’ su Simboli miei (unità), ma, nel mondo, anche tutti gli altri Organismi dispongono di memorie che funzionano su loro Simboli, creando, verso di me, la diversità. 
Unità e diversità sono i due caratteri principali della Vita e l’obiettivo della Vita, di ogni Vita, è la continua elevazione della Coscienza è il continuo fluire delle due polarità Yin-Yang da uno stato all’altro (il termine coscienza deriva dal latino Cum-scire - sapere insieme - ed indicava originariamente un determinato stato interiore).
Anticamente con coscienza si intendeva qualcosa di diverso da ciò che si ritiene oggi nell’ambito psicologico e filosofico. Non tutti gli antichi dividevano l’uomo in mente e corpo. 
Anzi era molto diffusa l’idea (oggi tornata alla ribalta) che l’uomo avesse tre funzioni relativamente indipendenti chiamate ‘Centro intellettivo’, ‘Centro istintivo’ e ‘Centro Emozionale’, collocate rispettivamente: in una parte dell’encefalo, nella parte terminale della colonna vertebrale e nella zona del plesso solare. 
Perciò ‘Coscienza’ indicava quello stato interiore di sintonia tra i tre centri (sapere insieme) che, se raggiunto, permetteva all’uomo di elevare la qualità della propria conoscenza. Infatti, la psicologia tradizionale indica con coscienza una funzione generale propria della capacità umana di assimilare la conoscenza.

All’inizio vi è consapevolezza, cioè constatazione attiva della nuova conoscenza. Quando a questa segue l’assimilazione definitiva del nuovo, come parte integrante del vecchio, si può parlare di coscienza. Questa funzione, applicata al susseguirsi di fenomeni di conoscenza (non solo sensoriali) genera il fenomeno della coscienza. L’Ipotesi Coscienza afferma che l’intera esistenza è Una Infinita Coscienza animata da un’unica energia intelligente. Questa infinita coscienza, come un continuum vuoto (Wu Qi) oltre lo spazio-tempo, costituisce la matrice ‘implicata’ di ogni ordine, intelligenza e bellezza. 
Pervadendo l’intimo cuore della realtà, questo oceano di coscienza rimane immoto e incontaminato, è il motore immobile, il perno vuoto delle mastodontiche ruote cosmiche in perpetuo movimento (il mantice, la Valle, il mozzo di Lao-zi). E, pur sfrangiato nella complessità delle sue molteplici dimensioni, esso rimane Uno, come un possente albero celato dalle sue stesse foglie (‘interezza nel frammento’ - Lao-zi).
La coscienza è stata raffigurata da sempre come luce 
e simboleggia l’archetipo di ogni spiritualità

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