mercoledì 24 febbraio 2016

Oriente e Occidente cercano l’integrazione – Articolo della Prof. Luigia Melillo

Il grande interesse che la medicina moderna sta manifestando nei confronti della medicina cinese induce a indagare in modo più approfondito il patrimonio culturale dal quale essa deriva. L’Università Orientale di Napoli, fino a poco fa indifferente, oggi apre le porte all’introduzione dell’insegnamento di Medicina Cinese nelle facoltà mediche, grazie anche ai recenti accordi tra Italia e Cina. Napoli, forte di un antico rapporto con la Cina, che affonda le sue radici nell’istituzione, nel 1724 ad opera del sacerdote missionario Matteo Ripa, del Collegio dei Cinesi, nucleo originario del nostro Ateneo “l’Orientale”, può vantare di aver conosciuto la cultura cinese del corpo e della salute prima di altre nazioni europee, quale la Francia che oggi la consacra.
L’Orientale, già da due anni, sta offrendo seminari di approfondimento della medicina cinese nell’ambito dell’insegnamento di Storia della Medicina.
Soprattutto speriamo di aver contribuito a riaccendere nei giovani l’interesse alla ricerca con l’assegnazione di tesi sui testi medici negli ambiti disciplinari propri della sinologia. E di traduzione ed interpretazione dei testi ce n’è davvero tanto bisogno, visto che neanche l’1% del patrimonio di opere disponibili, cioè delle circa 1.000 edite, è stato tradotto integralmente in lingue occidentali.

Del resto è a tutti noto che la traduzione dei termini medici cinesi in lingue europee rappresenta un ostacolo per la piena comprensione di concetti spesso molto distanti dalla visione occidentale.
Questa ritrovata centralità del sapere medico per l’Orientale, che ha la Scuola di sinologia più importante d’Europa, può contribuire a riaffermare che la scienza medica cinese non è altro che l’applicazione di quelle griglie interpretative da sempre utilizzate per spiegare tutta la realtà fenomenica, come ci testimoniano i grandi della Storia della Medicina, da Ippocrate a Galeno, ad Avicenna ed allo stesso Leonardo, ricollegandosi alla perenne ricerca di armonia tra macrocosmo e microcosmo.
I concetti di soffio vitale, unità e dualità, movimento e trasformazione rappresentano principi e riferimenti universali, naturali per comprendere anche il funzionamento degli organismi viventi.
E mentre l’Occidente guarda ad Oriente, le trasformazioni economiche e l’accelerazione dell’ultimo ventennio hanno orientato ad Ovest molte scelte cinesi in ogni campo. Per ora il naturalismo e la tradizione sembrano sopravvivere nel DNA di ogni cinese che storicamente ha dato sempre un grande valore alle problematiche della salute.
Per questo l’auspicio è di lavorare perché l’immenso patrimonio della Medicina Tradizionale Cinese non vada perduto.


Luigia Melillo, prof. di Storia della Medicina e di Bioetica, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Napoli “l’Orientale”

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.